martedì 17 giugno 2003

contro la depressione? Facile, basta imparare a respirare...

Il Messaggero Lunedì 16 Giugno 2003
LA VIA ALTERNATIVA
Contro la depressione l’arma del respiro
Summit di psichiatri a Bari: il male oscuro si combatte anche con tecniche di rilassamento e meditazione
di CARLA MASSI

LA MEDITAZIONE e la concentrazione sul respiro come “arma” per convivere (e vincere) le ricadute della depressione. Ma anche il dolore cronico e gli effetti di una chemioterapia. Niente santoni, né maghi, né cialtroni che si approfittano dei mali altrui. Ora sono psichiatri e psicologi a scendere in campo, utilizzando le millenarie tecniche di rilassamento e meditazione trascendentale. Le hanno adattate come si adatta una terapia, modulate secondo il bisogno del paziente, affiancate alle normali cure e poi hanno valutato gli effetti che producono. I risultati, oggi, sono evidenti. Secondo i rigorosi parametri della scienza. Sono riscontrabili dagli studi compiuti sui malati seguiti negli ospedali e negli ambulatori.
Di queste esperienze, come se gli addetti ai lavori si fossero messi d’accordo, sono venuti a parlare in Italia i massimi esperti: due i convegni che si stanno svolgendo in questi giorni, uno a Bari e uno ad Assisi.
Nella città pugliese si sono dati appuntamento oltre ottocento psichiatri da tutto il mondo. L’incontro è stato organizzato dalla Società internazionale per lo sviluppo del costruttivismo nelle scienze umane. I seminari dimostreranno come sia possibile, mixando la terapia farmacologica con la meditazione zen, fermare le ricadute depressive. Evitare ad una persona cioè, di ripiombare nel buio più assoluto dopo essere riuscita ad uscirne. Gli studi che saranno presentati, mutuati dal lavoro dello statunitense Jon Kabat-Zin (sarà a Bari) che per primo si è applicato sulla meditazione con i malati cronici, hanno il valore di una vittoria insperata. Tutti gli psichiatri, almeno per due anni, hanno sperimentato la tecnica su loro stessi. «Solo così - spiega Guido Bondolfi, libero docente in Psichiatria a Ginevra che a Bari illustrerà i risultati della terapia - possiamo lavorare con i pazienti. Insegnare loro come concentrarsi sul dolore, come “tirarsi fuori” e respirare nel modo corretto per sgombrare la mente e fissarsi solo sul dolore. Puntiamo sul respiro perché ci resta fedele qualsiasi cosa accada al nostro organismo. Su questo si può lavorare per entrare in contatto in un modo diverso con il male. Sia fisico che psichico». Una volta imparato a meditare, laicamente senza nessun riferimento religioso, si deve ripetere la pratica almeno tre quarti d’ora ogni giorno. Ma, assicurano gli psichiatri, bastano anche solo tre minuti per concentrarsi “tirarsi fuori” dalla situazione che stringe. Per liberare la mente e tenere lontani i presupposti di un possibile nuovo attacco depressivo.
Ad Assisi, (...) Conclusione: basta un respiro “giusto” come una matita nelle mani il giorno “giusto” per aiutare chi soffre ad andare avanti. E, magari, sorridere.