martedì 22 luglio 2003

che noia...

Repubblica 22.7.03
Trattati, manualetti, esercizi: l´Europa tenta di riapprendere l´arte della lentezza. Per buttare fuori i cattivi pensieri e lasciarci con noi stessi
La noia ci salverà la vita
Rallentare, fare sempre meno: ormai è una filosofia
L´iperattivismo, la voglia di muoversi senza sosta ora passano di moda
di VERA SCHIAVAZZI

ROMA - Rallentare. Affrontare la paura del vuoto e diventarne consapevoli o, meglio ancora, passare a quella «presa di incoscienza» che, da sola, vale più di mille sedute di autoanalisi. Fare sempre meno, fare poco, fino ad arrivare a non far nulla del tutto. L´estate 2003 punta verso la noia, una noia non casuale, elevata al rango di filosofia. In Europa le si dedicano trattati, come la «Piccola filosofia» del norvegese Lars Svendsen. Negli Stati Uniti la si traduce in manualetti pronti per l´uso, come i dieci esercizi inventati da Karen Salmansohn per «Cambiare interamente la propria vita senza fare assolutamente nulla». Tutto si basa sul fatto che si debba riapprendere ciò che gli occidentali hanno dimenticato, ovvero il silenzio, la riflessione, il vuoto fisico e mentale che - proprio come il digiuno dal cibo disintossica e aiuta ad espellere le tossine - servono a buttar fuori cattivi pensieri e a lasciarci soli con noi stessi.
I percorsi di avvicinamento possono essere i più diversi: c´è chi approfondisce il problema come ha fatto Svendsen durante un anno sabbatico, partendo da Kierkegaard per arrivare ad Heidegger (per ragioni solo in parte misteriose, tutti i filosofi si sono annoiati prima o poi), e chi, come la sua collega francese Catherine Laroze, ha realizzato un´operazione di marketing producendo ciò che pareva impossibile, ovvero un libro fotografico sul tema che in Francia è già un oggetto di culto. Certo, l´iperattivismo, la frenesia, l´ossessione di arrivare e di muoversi senza sosta, appaiono destinati a diventare fuori moda come confermano ricercatori di tendenze e stilisti: «Ricominceremo presto a invidiare chi non ha bisogno di lavorare, chi può vivere di rendita o, al contrario, è in grado di ridurre a tal punto i suoi consumi da potersi permettere di fare poco per mantenersi... Dalla moda usciranno a poco a poco i tessuti e i materiali tecnici creati per evocare la performance, il movimento, l´energia». Che annoiarsi sia un modo come un altro per cercare di fermare, o almeno di addomesticare il tempo che passa, lo sanno del resto, da sempre, i pre-adolescenti ai quali la noia è consigliata, prescritta e imposta. Ma uno studio condotto in Germania da un gruppo di sociologi berlinesi ha dimostrato che, tra gli adulti, oltre l´80 per cento non è in grado di ricordare l´ultima volta nella quale ha trascorso almeno sei ore, sonno escluso, senza compiere nessuna attività «finalizzata».
Alla lunga, hanno sostenuto i tedeschi, l´eccessiva rapidità può penalizzare la qualità delle idee: teorie complesse non possono essere concepite, né tantomeno verificate, in pochi minuti o in pochi giorni, e la noia rappresenta una pausa eccellente. L´esercizio di rallentare, svuotare le proprie giornate appare più facile per le donne, per chi ha oltre cinquant´anni, per tutti quelli che vi colgono una giustificazione sociale alla propria pigrizia (le vacanze, ma anche un lutto, un licenziamento, una malattia, o una ragione ideologica, come spostarsi a piedi per non inquinare).
Da non dimenticare, la lentezza amorosa, il «torpore estivo degli affetti» descritto da Laroze: d´estate si possono talora condividere le vacanze o le scappatelle, ma non restare perennemente connessi come si fa durante l´anno, tra una telefonata e una mail. Che cosa resterà in settembre di tutto ciò? Due regali di non poco conto: un´agenda più smilza (quella stracolma di annotazioni è stata classificata tra i dieci oggetti femminili più ineleganti) e la capacità di pensare in silenzio per qualche minuto ogni giorno. Che, una volta imparata, non si perde più.