martedì 22 luglio 2003

Slavoj Zizek (2)

il manifesto 22.7.03
POLITICA O QUASI
Ma di che sesso è il soggetto post-edipico?
di IDA DOMINIJANNI

«Oggigiorno assistiamo a un cambiamento non meno radicale di quello con cui si è passati dall'ordine patriarcale premoderno legittimato dal Maschile e dal Femminile come principi cosmici all'ordine patriarcale moderno che ha introdotto il concetto astratto-universale di uomo». Questa volta lo Zizek politico si fa attendere non poco dietro lo Zizek filosofo, e bisogna rincorrerlo lungo i tortuosi percorsi della sua eccentrica difesa del soggetto cartesiano (una difesa per modo di dire, in realtà) prima di trovarlo. Ma quando arriva, alla fine del suo ambizioso «trattato di ontologia politica», colpisce come sempre nel segno, e certo individua il problema, se non le risposte. Il problema è la costellazione di senso comune (un senso comune filosofico, politico, culturale) che egemonizza, soprattutto in campo progressista, l'interpretazione del tumultuoso cambiamento del mondo contemporaneo. Una costellazione che diagnostica (e prescrive) il passaggio in atto, grosso modo, come segue: dall'Uno ai molti, dal soggetto cartesiano alle soggettività molteplici, dall'identità alle differenze, dalla politica dello stato nazionale e della ridistribuzione alla post-politica delle minoranze e del riconoscimento, e via dicendo. Di questa costellazione - anzi, di questa «grande narrazione» post-moderna insediatasi al posto delle grandi narrazioni moderne di cui il primo post-modernismo decretò la fine - Zizek non è convinto; e certo il merito principale del suo «trattato», in controtendenza col senso comune di cui sopra, consiste nel denunciare che essa, lungi dal contrastare come pretenderebbe l'onda dominante, la segue, la cavalca e la legittima, al massimo la «democratizza», senza coglierne la radice e quindi senza riuscire a ribaltarla. Dove sta questa radice? Sta appunto in un cambiamento epocale dell'ordine simbolico, che Zizek non esita a connotare con la parola «fine» in luogo dell'abusata (e usurata) «crisi», e nel cambiamento altrettanto epocale dello statuto della soggettività che ne consegue. Fine dell'Edipo, fine del patriarcato, fine dell'«efficacia simbolica» del Grande Altro che detta la legge da seguire e da trasgredire. Il Padre non è più l'ideale dell'io, il portatore dell'autorità simbolica che interdice il godimento dicendo «non devi»; è una padre «osceno» che comanda di godere dicendo «puoi». Ma se l'autorità paterna garantiva, come già vide Horkheimer negli anni Trenta, la crescita di un soggetto critico e capace di ribellione, il padre «osceno» mette al mondo figli con la sindrome di Peter Pan, eterni adolescenti privi di obbligazioni morali, che per trasgredire il comandamento di fare ciò che vogliono si mettono nella posizione del servo, del dominato, del masochista: la sintomatologia corrente dell'autosfruttamento nel lavoro (modello Microsoft), della perversione sessuale (pratiche sadomaso, piercing etc), dell'indifferenza sentimentale, parla da sé.
Alla catastrofe dell'ordine simbolico patriarcale fa riscontro dunque un soggetto all'apparenza riflessivo, capace di scegliere, multiforme, nomade, ma in realtà nuovamente «assoggettato» a rinnovate forme di dominio. Colpa dei postmodernisti, dei teorici della «società del rischio» alla Beck, nonché «delle femministe», è per Zizek di non vedere l'effetto combinato della catastrofe simbolica e della deformazione del soggetto post-edipico: o illudendosi di avere ancora a che fare con il soggetto razionale moderno, o riconvocando continuamente - nelle rivendicazioni del riconoscimento delle minoranze ad esempio - un'autorità simbolica che non c'è più. Non basta: Zizek imputa altresì a tutti questi suoi interlocutori, nonché alla sinistra post-socialista e democratica nelle sue varie espressioni, una ulteriore responsabilità: la rimozione di ciò che resta fisso nell'infinita e mobile fluidità del panorama postmoderno, ovvero «la logica inesorabile del capitale». Sul punto non potrebbe essere più chiaro: non si tratta di negare la creatività e la produttività della «postpolitica» contemporanea, con la sua capacità di politicizzare ambiti prima privati come la sessualità, le relazioni interpersonali, l'ambiente; si tratta di ridare centralità e «primato» alla politicità dell'economia, «non a scapito delle forme di politicizzazione postmoderne, ma per creare le condizioni per una loro maggiore efficacia».
Psicoanalisi e marxismo: per fronteggiare il soggetto post-edipico e per combattere l'apparente fluidificazione democratica del capitale la ricetta di Zizek, uno degli interpreti del presente più originali di cui disponiamo, non potrebbe essere più classica; anche se il suo uso di questa classica ricetta si rivela decisamente altro dagli standard della tradizione, e va a parare su una «esortazione a osare» e a «non cedere sul proprio desiderio» che non piacerebbe a molti marxisti e nemmeno a molti freudiani o lacaniani. Grande essendo la sua considerazione dell'elaborazione femminista, tuttavia, mi resta da fargli qualche obiezione di fondo. Di che sesso è infatti il soggetto post-edipico di cui Zizek parla? Non c'è traccia nel suo trattato ontologico di questa domanda, né della risposta. Ma l'ordine simbolico edipico-patriarcale di cui Zizek giustamente vede la fine ordinava la posizione dei due sessi; e se quell'ordine è finito, è anche - soprattutto - perché uno dei due ha cambiato posizione. La libertà femminile non è l'ultimo dei fattori che provoca la fine del patriarcato, e non è senza conseguenze né sull'ordine simbolico post-patriarcale né sulla costituzione - sessuata - del soggetto post-edipico. Lettore accurato, ammiratore e critico, di Judith Butler e della sua teoria performativa del gender, demolitore spietato delle teorie neoessenzialiste del sesso, Zizek non vede però altre posizioni nel panorama politico e teorico femminista. Da un confronto con il pensiero della differenza italiano - l'unico che abbia messo a tema, come lui, la fine del patriarcato, ma anche, diversamente da lui e da Horkheimer, l'emergere di un'autorità simbolica femminile non speculare a quella paterna - l'ontologia politica del presente di Zizek avrebbe potuto trarre probabilmente qualche idea tiklish in più.