giovedì 31 luglio 2003

grandi fondazioni teoriche...

Gazzetta di Parma 31.7.03
Lo psichiatra Fausto Manara svela segreti dell'intelligenza in «Il sale in zucca» (Sperling&Kupfer)
Un cervello per amico
di Silvia Ugolotti

Un gigante che sonnecchia, il cervello. L'intelligenza un bradipo a riposo: «L'uomo ha raccolto tutta la saggezza dei suoi predecessori e guardate quanto è stupido», disse Elias Canetti.
«Il sale in zucca» (Sperling&Kupfer, 233 pagine, 15 euro), proprio quello che manca, ora che, usare la testa, sembra sia diventato un sogno impossibile.
Fausto Manara, psichiatra e autore di questo saggio che dalla stupidità ci vuole salvare, intravede una speranza. Vivere con la mente e con il cuore, un efficace antidoto alla pigrizia dei neuroni. Un modo per sfuggire a comportamenti sconclusionati che non derivano dalla miseria cerebrale, ma dal cattivo uso delle risorse in nostro possesso.
Quello che Manara propone è un viaggio alla scoperta: di un modo di sentire, osservare e comportarsi. La capacità di evitare ogni atteggiamento o pensiero estremo, pena il rischio di scavare pericolose distanze tra noi e gli altri. Tra noi e noi stessi. Senza escludere l'importanza di imparare a ricomporre le piccole fratture quotidiane, lasciando spazio alla creatività e a nuove strategie di azione. I sensi all'erta, onorando emozioni e bisogni, innamorandosi della vita con ironia. In una parola buonsenso.
Spesso ci spiega l'autore, «intelligenza e stupidità seguano una sorta di bioritmo. Così come ci sono fasi di sonno e di veglia, di tonicità e spossatezza, altrettanto si alternano i due poli dell'agire. Con prevalenza dell'uno o dell'altro, a seconda dei soggetti e della loro predisposizione».
Cosa saggia, essere abili nel mantenersi in stretto contatto con la nostra intelligenza per poter avere la consapevolezza di essere stupidi. Detto così sembra facile. Ma anche metterlo in pratica lo è, sostiene Manara.
Intelligenti non solo si nasce. Soprattutto si diventa. Con l'allenamento. Tutti veniamo al mondo dotati di uno sbalorditivo biocomputer. Una sorta di premio in partenza. Perché possa funzionare bene è necessaria una seria e costante manutenzione con gli strumenti che abbiamo a portata di testa. Dalla fantasia all'autocritica. Dalla curiosità all'apertura, la flessibilità e l'ironia. E la capacità di amare.
Bene. Capito cosa fare, il passo successivo è metterlo in pratica.
Come? Con l'ora di intelligenza: «E' il luogo in cui siamo stimolati ad ampliare la nostra capacità di valutazione e di critica. Frequentandola con assiduità, ci renderemo anche conto che, quanti più insegnamenti ne trarremo, tanto più potremo usarli con flessibilità, concedendoci anche qualche sana pausa di riposo dal praticarli».
In fondo, l'aveva detto anche Woody Allen che il vantaggio di essere intelligente è che si può sempre fare l'imbecille, mentre il contrario è impossibile.