martedì 26 agosto 2003

genii sfortunati

La Provincia 26.8.03
Fuori dal coro Eretici da sempre Un rapporto diffile quello tra i geni e la società, la Chiesa in particolare. « In ogni epoca - dice Ermanno Gallo - , inventori e invenzioni recano le stimmate dell’eresia e della diversità. All’atto dell’invenzione si accompagnava qualcosa d’occulto, l’ipotesi di una fede eretica come lo gnosticismo, scomparso storicamente nel VI secolo dopo Cristo » . « Lo gnosticismo eretico - continua Gallo - è il bandolo metaforico della creazione umana in Occidente. È l’energia sotterranea, ambigua e sincretica, che può aver spinto il demiurgo umano verso la realizzazione amorfica ».
INTERVISTE / Ermanno Gallo racconta i grandi incompresi
La SFORTUNA di nascere GENI

Fuori dagli schemi Albert Einstein, inventore della teoria della relatività ed emblema del genio, aveva difficoltà in matematica
di Francesco Mannoni
Nel secolo scorso Xavier Francotte, affermò che «il genio è una manifestazione della follia». Nella stessa epoca, Cesare Lombroso, analizzando svariati uomini noti per la loro eccezionalità (rivoluzionari, letterati, artisti e criminali) individuò in tutti caratteristiche similari di tipo patologico e degenerato. Ne consegue che Byron e Cafiero, Cresci e Artaud, Maupassant e Nietzsche, Masacci e London, Van Gogh e Rimbaud, Picasso, Godel e Teller, Einstein, Gandhi e Freud e più indietro nel tempo Alberto Magno, Ruggero Bacone, Raimondo Lullo, Keplero e tanti altri geni, sarebbero degli estrosi indefinibili. Spesso emarginati, irrisi o sospettati di commerci diabolici, perché «chi realizza l’increato fin dall’antichità, ha portato un marchio d’invasato, succube o genio». Di questa musa tragica, deforme, ipnotica e dissoluta, Ermanno Gallo, saggista e narratore, traccia un profilo inedito in un saggio erudito e curioso: Geni incompresi (Piemme, pagine 350, €16,90). Percorrendo la storia degli inventori in cui figurano molti personaggi eccentrici o sfortunati, il professor Gallo recupera gli aspetti imprevedibili di un mondo scientifico in continua evoluzione, grazie all’intelligenza di predestinati come Cartesio, che nel Seicento pare costruisse uno dei primi androidi, una figlia artificiale in grado di parlare. Non tutti hanno lasciato un’impronta profonda, ma come ignorare le capacità intuitive di Joseph Gaytty che nel 1857 perfezionò il rotolo di carta igienica? Da questo sconosciuto inventore ai padri della bomba atomica corrono decenni di concitato totalitarismo scientifico nel quale il darwinismo tecnico ebbe parecchia importanza. Ma il genio è veramente paragonabile alla follia? E, soprattutto, che cos’è il genio? Giriamo la domanda al professor Ermanno Gallo che incontriamo a Torino. «Il genio – precisa - è considerato spesso un essere un po’ fuori del comune, un po’ marginale, un po’ pazzo. Questo forse deriva dalla cultura che ci riporta al pensiero socratico, perciò il genio sarebbe posseduto da un demone che gli dà delle possibilità in più rispetto agli altri esseri umani. A livello non romantico si potrebbe parlare di malinconie, di stranezze che potevano terminare con degli atti eccessivi contro se stessi come il suicidio, o nei confronti degli altri. Nel secolo passato, ci sono stati degli studi particolari di psichiatri e psicanalisti, che hanno cercato di chiarire il soggetto - genio, che ha attraversato tutte le culture e tutti i vari stadi di coscienza dell’essere umano». Quando un personaggio si può definire genio? Per quanto mi riguarda, non ritengo che esista un personaggio che possiamo definire genio. Philippe Brenot, uno psichiatra francese che ha scritto Matti da legare , termina il suo libro con questa pensiero: può darsi che il genio sia lo sciamano della società moderna. Non sono totalmente in disaccordo, anche se questa è ancora una visione che ci riporta al discorso della diversità, e quindi definisce il genio perché tale, un essere umano a parte. Guardato con sospetto o diffidenza, se non perseguitato – pensiamo a Galileo Galilei – il genio ebbe sempre vita dura: perché quest’avversione? Il genio com’è stato definito nei secoli, non come lo definirei oggi, è un personaggio che ha dei saperi, ma non sono più dei saperi enciclopedici. Dalla fine dell’Ottocento, l’inventore, non è più un creatore individuale che opera da solo nel laboratorio che ha ereditato dall’alchimista del 1500 per costruire delle cose straordinarie: è semplicemente uno scienziato, un fisico, un tecnocrate che lavora all’interno di laboratori molto complessi. In passato questa figura si apparentava di più al vecchio alchimista, e quindi c’erano anche sospetti di rapporti diabolici o satanici che potevano essere positivi o negativi. Il Rinascimento con tutta la sua chiarezza e il suo desiderio antropocentrico, in realtà era ancora diviso tra un mondo d’ombre e un mondo di luci. Si dovrà aspettare l’illuminismo, per chiarire la posizione dell’individuo che inventa e che, come si direbbe oggi, esce dal coro. Hanno penato davvero parecchio i poveri geni per imporre le loro capacità? Si, soprattutto se consideriamo che gli ultimi processi contro i diversi, i maghi o le streghe, sono terminati in Europa all’inizio del Settecento ed oltre. Sia in rapporto alla medicina o in rapporto ad altri saperi, che erano considerati diabolici perché non appartenevano a delle caste riconosciute, tutti coloro che non avevano a che fare con la conoscenza comune, erano considerati degli invasati. Il medico Gaspare Tagliacozzo, fu il precursore della chirurgia ricostruttiva. Nel 1597 fece il primo impianto di pelle su un paziente dal naso sfregiato, utilizzando un pezzo d’epidermide dall’avambraccio. La Chiesa insorse e gridò all’eresia bloccando un progresso che avrebbe impiegato altri tre secoli per riscoprire e mettere in pratica quella che era stata definita una tecnica maledetta. Il genio è anche l’inventore dell’energia nucleare da cui deriva la bomba atomica, e lei scrive che dopo Hiroshima il mondo non è stato più lo stesso: perché? L’energia atomica è stata una scoperta in termini positivi. Fermi e gli altri giovani che all’epoca la studiarono, la consideravano un’energia al servizio dell’uomo. Questa è stata la prima volta in cui il creatore umano è riuscito a controllare forze della natura che fino allora erano sconosciute. Subito dopo però è subentrato un utilizzo negativo con la bomba atomica A, costruita per timore che fossero i tedeschi del Terzo Reich ad ottenere risultati più consistenti degli americani. Dopo Hiroshima, è stata messa a punto la bomba all’idrogeno, un’altra bomba ancora più potente e più distruttiva. A differenza della bomba A che aveva delle giustificazioni difensive e poteva servire come centrale nucleare, la bomba H invece non è altro che uno strumento di distruzione collettiva. Fra i tanti geni sfortunati presenti nel suo libro, a chi diamo la palma di quello più disgraziato e scalognato? Direi Emilio Salgari, uno scrittore che per me è un grande inventore. Con la sua vastissima produzione letteraria, è il precursore del cinema d’avventura, ma ha avuto una vita talmente disgraziata, che alla fine si è ucciso per l’indifferenza degli editori e dei critici. Nell’aprile del 1911, mentre Torino si preparava per l’esposizione universale che sarebbe stata inaugurata dal ministro Giolitti, lo zingaro dei mari e della letteratura ignorò la primavera che correva lungo il dorso delle colline e increspava il Po. Con brevi, scarne lettere si rivolse ai figli, agli editori, ai giornalisti e ad alcuni corrispondenti formali e poi si uccise nel bosco a rasoiate. Sulla sua morte fiorirono le leggende e si arrivò perfino ad evocare la magia nera.