lunedì 8 settembre 2003

Corriere della Sera

Corriere della Sera 8.9.03
L’ATTORE
Lo Cascio: troppe anomalie nel verdetto
«Il premio per la sceneggiatura? Solo una beffa, Monicelli e Accorsi potevano battersi per noi»
di M.Po

VENEZIA - Luigi Lo Cascio, l’attore italiano del momento, protagonista dei Cento passi e dell’amatissimo La meglio gioventù , sabato sera ha affrontato la sua più difficile interpretazione. E’ salito compìto sul palco del Palazzo del cinema a Venezia, dove due anni fa aveva conquistato la Coppa Volpi come migliore attore per il film di Piccioni, per ritirare a nome di Marco Bellocchio, tra gli applausi, il premio alla sceneggiatura non originale di Buongiorno, notte .
«L’ho fatto volentieri per Marco, per risparmiargli una ferita, un’amarezza, un momento doloroso, anche se avrei perferito stare alla prima del film a Roma. Ma Bellocchio ci teneva a dare un segno civile: i premi, anche i minori, si ritirano».
Se fosse venuto di persona, chissà che applausi..
«Sì, ma forse troppo amaro».
Perchè proprio lei?
«Me lo ha chiesto l’autore, era contento che fossi io a rappresentarlo, forse perché ho fatto molta atletica, corro, sono uno sportivo, in tutti i sensi».
Morale: le regole di una Mostra si rispettano.
«Certo, con tutti i rischi che comporta la gara. Ma mi lasci dire che qui ci sono state alcune anomalie».
Per esempio?
«La prima è nel dare un premio alla sceneggiatura, tratta da un libro, ad un autore che notoriamente parla per immagini, col montaggio, col ritmo del racconto, insomma fa dei film che sono profondamente di regìa».
E poi?
«L’impressione è che si sia trattato quasi di una beffa. A questo punto era meglio niente se proprio i giurati non capivano i fatti e lo spirito dell’opera».
Monicelli dice che il film risultava incomprensibile ai più.
«Credo comunque che Monicelli, ed anche Accorsi, avrebbero potuto lottare di più: se no, che ci stavano a fare? Potevano comunque risparmiarsi la fatica di un premio di consolazione».
Altre anomalie?
«Il film russo, che non ho visto e sarà di sicuro molto bello, si è preso due premi, Marco è stato dimenticato, eppure c’erano altri trofei a disposizione».
Il caso Moro risultava, pare, poco chiaro ai giurati stranieri.
«Non mi convince. Il ragionamento varrebbe se il film fosse un documentario su fatti di casa nostra, ma il film pesca invece nel profondo, è un’invenzione e una variazione drammatica sul rapporto tra prigioniero e carceriere; ed è anche una storia su padri e figli, il più possibile allargata. Era proprio così difficile?».
Qual è la sua opinione?
«Nel mio piccolo, ho fatto anch’io il giurato e so che è troppo poco appellarsi all’incomprensione. Monicelli forse doveva difendere Bellocchio con le armi della comunicazione e anche della retorica, che non gli mancano».
E allora, un complotto?
«No, la verità è che probabilmente il film non è piaciuto neppure ai nostri giurati».
Ci sono vittorie obbligate?
«No. Però bisogna comprendere l’amarezza di Bellocchio che aveva messo in campo molti valori importanti e complessi. Inoltre siamo stati tutti sorpresi perché l’accoglienza al Lido sia del pubblico che della stampa era stata, me lo lasci dire, trionfale, perciò ci siamo stupiti».
Ma in sala piace, e molto.
«E’ il terzo incasso del weekend dopo i due colossi USA».
E adesso Lo Cascio, cosa farà?
«Parto subito per Sofia dove vado a finire, nel ruolo di un detective, un thriller nero di Eros Puglielli, Occhi di cristallo . E qui sono di fronte a un complotto vero».