mercoledì 24 settembre 2003

quale film rappresenterà l'Italia agli Oscar?

Corriere della Sera 24.9.03

Film italiano per l’Oscar, giuria contestata
Da Monicelli a Moretti, appello contro i 112 nuovi votanti. Rondi: nomine legittime


Acque agitate nel mondo del cinema italiano. Oggetto della contesa la composizione della giuria del David di Donatello, che non solo assegna ogni anno i ben noti premi ma designa anche il film da candidare alla corsa per l’Oscar (l’1 ottobre l’annuncio), sperando venga poi inserito da Hollywood nella cinquina. Ieri, una cinquantina di illustri cineasti, da Moretti a Monicelli, da Procacci a Marco Risi, da Giordana a Barbareschi, da Occhipinti a Barbagallo, da Soldini alla Buy a Piccioni, hanno sottoscritto un appello al presidente dell’Ente Gian Luigi Rondi: nel documento si contesta la decisione di allargare la giuria di 112 nuovi votanti proprio alla vigilia della designazione del titolo italiano per la statuetta americana.
I favoriti sembrano i film di Avati e Salvatores, a sorpresa potrebbero spuntarla Giordana o Ozpetek, in lizza anche Faenza e Bellocchio.
Ma perché 112 nuovi giurati fanno tanto discutere? Ufficialmente i firmatari della protesta sostengono che sia mancato un confronto tra le categorie interessate, anche se tra i votanti ci sono comunque nomi famosi come Salvatores, Abatantuono, Argento, Costanzo, Lavia, Scaparro. Nella lista ci sarebbero però anche tanti personaggi poco significativi per il cinema.
«Impossibile tornare indietro - dice il presidente dell’Ente David, Gian Luigi Rondi - l’allargamento è legale e legittimo. Gli spagnoli del Goya, per esempio, hanno 700 votanti, i Cèsar francesi addirittura 3500. Noi finora ne abbiamo avuti 380, tra ex vincitori e personalità varie della cultura».
«Perciò, visto che siamo diventati un’Accademia, abbiamo deciso in consiglio direttivo l’allargamento e il 7 luglio abbiamo inserito i nomi, comunicati da autori, produttori ed esercenti. Per ora non possiamo tornare indietro, rischieremmo cause civili con gli interessati. In ogni caso c’è la massima trasparenza: tutti i prescelti sono su Internet, chiunque può giudicare».
Non sono tutti d’accordo e molti si esercitano in cine-dietrologia. Sarà una mossa per contrastare Pupi Avati, presidente di Cinecittà o Gabriele Salvatores distribuito dalla Medusa?
I nuovi nomi a chi saranno più graditi: al ministero dei Beni culturali, all’Agis, alla Rai che cerca rivincite dopo il mancato Leone d’oro di Venezia per Marco Bellocchio, all’Anica? A chi giovano?
Giordana che con La meglio gioventù trionfa in Italia e in Francia, dice che, come suo costume, accetterà i verdetti.
«Ma non è bello cambiare le giurie in corsa, mentre sarebbe giusto sapere chi sono i nuovi iscritti, anche se poi al momento del voto vince sempre il cuore e non il calcolo». Ottimista.
Monicelli aggiunge: «Chiaro che bisogna sapere chi sono i nuovi votanti e quale titolo hanno per questo ruolo». Pessimista il produttore Domenico Procacci della Fandango, che quest’anno non ha titoli in lizza per l’Oscar: «Eravamo d’accordo che dovevamo decidere tutti insieme sui nomi - afferma Andrea Occhipinti - e non che fossero decisi in blocco dalle associazioni e inseriti automaticamente durante l’estate. Vogliamo sapere chi sono e perché sono qui, a parte i soliti noti».
Lionello Cerri, il produttore di Soldini e Piccioni, fa parte del consiglio di presidenza del David: «I nuovi venuti devono sapere di cinema, andarci, giudicarlo, essere insomma moralmente responsabili del compito. Quindi va bene allargare la giuria, perché il numero ma che nomi sono passati? Io molti non li conosco».
E Gabriele Salvatores? Spiega che è rientrato nella giuria (da anni era un suo diritto poiché ha vinto l’Oscar) dopo un periodo di incomprensioni con l’Ente. Ammette che il ruolo è scomodo: «Sono in lizza per la designazione, altro non posso dire».