mercoledì 24 settembre 2003

Il medioevo, di Jacques Le Goff

(ricevuto da Paola D'Ettole)

Il sole 24ore, dal Domenicale del 21.03.09

Secoli allegri tra vino, donne e libri


L'età di mezzo rivisitata dallo storico francese ci appare diversa dagli stereotipi ai quali siamo abituati: furono tempi di grandi progressi, dal credito all'architettura, dalla musica alle buone maniere

di Jacques Le Goff

La società medioevale non aveva la nozione di progresso, sicché ai nostri occhi è un paradosso il contrasto che oppone la sua ideologia del declino e dell'instabilità (ruota della fortuna) ai progressi reali che vennero realizzati, in particolare nell'ambito della tecnologia. Cominciamo col dire che il medioevo conobbe, produsse l'espansione monetaria, simboleggiata in questa mostra dalle prestigiose monete d'oro, fiorino (fiorentino) e ducato (veneziano), testimoni sia della fioritura economica che permette, nel XIII secolo, di tornare a coniare moneta aurea, sia del dominio in questo campo delle grandi città commerciali italiane: Genova, Firenze, Venezia. Vi si potrebbe aggiungere lo scudo d'oro del re di Francia san Luigi IX, moneta effimera, non sostenuta da un'economia abbastanza forte, ma caricata di un'altra funzione: quella di essere espressione dello Stato quale si viene affermando nelle grandi monarchie cristiane, l'inglese e la francese.
Fra le novità tecnologiche di particolare impatto troviamo quelle legate alla moltiplicazione di monumenti spettacolari: le chiese e in special modo le cattedrali. Se non vi troviamo affreschi, troviamo però testimoniato l'affermarsi della fabbricazione del vetro, soprattutto del vetro colorato: le vetrate. É bene avere a mente e raffigurarsi davanti agli occhi il fatto che l'aspetto grigiastro assunto ai nostri giorni da monumenti e oggetti medioevali nasconde la realtà storica di un mondo invece coloratissimo.
Un'altra tecnica artistica ereditata dall'Antichità e praticata con brio dal medioevo è il mosaico. Come pensare al medioevo senza ricordare Venezia e i suoi mosaici?
L'economia medioevale è sostanzialmente un'economia rurale; il mondo predominante è quello della terra, dei contadini, presente nella mostra in due modi. Innanzitutto con l'evocazione della vigna e del vino, che i Romani avevano portato a nord delle Alpi. Il cristianesimo, che attribuisce profonda importanza simbolica e liturgica al vino, assimilandolo al sangue di Cristo, sviluppò la coltura della vigna financo in Britannia. Il tema del calendario, dei lavori dei mesi, che esaltò il lavoro agricolo nelle chiese medioevali, metteva decisamente in rilievo il vignaiolo. Del resto siamo a Parma, dove possiamo ammirare il superbo ciclo dei mesi scolpito dall'Antelami per il battistero, di cui proprio il settembre - la vendemmia - è stato generosamente prestato. Né possiamo dimenticare che il medioevo è l'epoca in cui, al di là del significato religioso, il vino diviene la bevanda prediletta dell'aristocrazia e della borghesia europee e, secondo le diverse zone climatiche, disputa il primo posto nel gusto delle masse alla cervogia, antenata della birra.
Ci sono poi gli attrezzi da lavoro, testimonianze fondamentali di una civiltà. La mietitura, nel medioevo ma poi fin quasi ai giorni nostri, si faceva con la falce e il falcetto; la vigna veniva mondata con la roncola. I progressi della tecnologia medioevale sono altrettanto clamorosi nel campo tessile: basti pensare all'introduzione del telaio verticale. La lavorazione dei tessuti conobbe una grande fioritura; i suoi prodotti si sono conservati fino a oggi grazie alla produzione di stoffe di lusso (il medioevo è l'epoca della diffusione della seta). In particolare, il lusso clericale, considerato dalla Chiesa come indispensabile al prestigio dell'alto clero, ha richiesto la creazione di magnifici paramenti, che appunto ancor oggi ci permettono di misurare l'importanza dell'attività liturgica durante tutti i secoli che chiamiamo medioevali.
Il medioevo è anche l'epoca della grande diffusione dello scritto. Esso rivoluziona le pratiche del dominio, del governo, del potere a livello sia cittadino sia ecclesiastico o di Stato. A questo si associa il trionfo del libro, reso possibile dall'adozione sempre più generalizzata, tra il IV e l'VIII secolo, del codice - il libro appunto - di contro al rotolo antico, scomodo e poco pratico. Il libro è uno dei grandi prodotti della civiltà medioevale.
Valorizzazione dello scritto che crea inoltre strumenti atti a sostenerne l'efficacia. Tra i più importanti ricordiamo, in assenza della firma, che compare tardivamente, gli oggetti capaci di garantire l'autenticità di un atto pubblico o privato e del suo autore, potentato o no: i sigilli. Il sigillo si diffonde ampiamente e a tutti i livelli della società medioevale, tanto che riescono a impossessarsene, usarlo, imporlo, persino dei contadini.
I luoghi dove più si utilizzano gli strumenti costituiti dalla scrittura e dal libro sono le scuole. Nell'alto medioevo la scuola è di fatto riservata ai futuri ecclesiastici. Si trovano per lo più solo nei monasteri o nelle sedi episcopali (scuole cattedrali) e accolgono un numero assai limitato di rampolli dell'aristocrazia laica. Con la rinascita del XII secolo e l'espansione urbana si assiste a una vera e propria esplosione di scuole. Al vertice si insediano quelle particolari corporazioni di docenti e di studenti che sono le università: Bologna, Parigi, Oxford - poi le università dell'Europa centrale e settentrionale, fondate nel corso dei secoli XIV e XV. Istituzioni potenti, che ricevono i loro statuti da papi, sovrani, potentati. Si vedono in questa mostra le carte di fondazione concesse dal papa Clemente VI e da Carlo IV, re di Boemia, re di Germania e imperatore, alla prima grande università dell'Europa centrale, Praga.
Una delle grandi creazioni intellettuali e politiche del medioevo consiste nell'elaborazione del diritto. La rinascita del diritto romano, nei secoli XII e XIII ne è un aspetto, ma forse ancor più importante è il fatto che fossero messe per iscritto le consuetudini orali su cui si reggeva la vita quotidiana delle masse e che venisse elaborato un nuovo diritto, che si occupava di aree importantissime come l'usura (dunque, l'economia), il matrimonio, il diritto canonico.
Un pullulare di professionisti e di mestieranti del diritto permea la vita delle città e degli Stati. Oltre alla figura del notaio, che ha lontane origini nel mondo romano, umili praticanti operano nella quotidianità delle norme giuridiche. Le radici dello Stato di diritto vanno cercate nel medioevo, in superficie e in profondità.
Infine, mentre il libro si democratizza e predomina, soprattutto nelle università, la scrittura corsiva, con l'uso di numerose abbreviature (per le necessità degli studi bisogna produrre testi e dispense in serie), negli strati superiori della società aumentano, sia fra i laici sia fra i chierici, i possessori di libri di lusso, che sono sempre libri illustrati. In un'epoca di quasi monopolio maschile della cultura (per secoli non ci saranno donne nelle università), compare inoltre e si estende un pubblico femminile, sia nobile sia borghese, cui sono destinati i libri di pietà chiamati , anch'essi illustrati.
Ma il mondo medioevale è un mondo di gente che sogna, ma a differenza di uomini e donne dell'antichità, che potevano farsi aiutare da interpreti professionali, numerosi e operanti persino nei mercati, non avevano a chi rivolgersi perché la Chiesa medioevale proscriveva l'interpretazione dei sogni, attribuiti per la maggior parte a Satana, o all'indecenza di corpi travagliati dall'indigestione, dall'ubriachezza o dal desiderio erotico. La Chiesa riconobbe dunque agli inizi solo alcune categorie di sognatori privilegiati: santi, re, monaci; poi si moltiplicarono nell'arte le raffigurazioni di sognatori illustri, mentre l'interpretazione dei sogni si faceva sempre più democratica. Gli artisti medioevali giunsero a definire una postura quasi liturgica per la persona che sogna: per lo più non supina, ma coricata su un fianco e appoggiata su un braccio. Il sogno diventa un genere letterario. Dai sogni di Carlo Magno nella Chanson de Roland fino al Roman de la Rose il sogno è stato un grande tema, che ha sublimato questo aspetto della quotidianità di uomini e donne. Il sogno infine s'inserisce nel crescente affinamento dei costumi che Elias ha chiamato . Buone maniere a tavola, scene d'amore, bagni, si diffondono in un'atmosfera signorile in cui gli oggetti lussuosi delle arti minori - specchi, avori, gioielli - occupavano un posto centrale. Sogni e scene cortesi sono presenti e frequenti nella società del XV secolo, che il grande storico olandese Johan Huzinga ha chiamato L'Autunno del medioevo.
Il medioevo non è il mondo triste, pieno di gemiti, di cui troppo spesso si parla e si scrive. Al contrario, ha conosciuto il riso, si è divertito, è vissuto in mezzo a sonorità e melodie. Ha inventato o perfezionato non pochi strumenti musicali. Ha fatto progredire l'arte corale con il canto fermo, chiamato anche gregoriano. Ha aperto la strada alla polifonia e, sul finire, grazie anche a nuove forme di devozione - la Devotio moderna ha creato una forma musicale moderna, l'Ars Nova. Abbiamo poche testimonianze sulla musica profana e sulla danza aristocratica, ma sappiamo dai testi che furono praticate abbastanza da suscitare l'ostilità, fortunatamente inefficace, del clero. E tuttavia la presenza eminente della musica nella società e nella cultura medioevali ha avuto sovente come teatro il luogo cruciale di quella società e di quella civiltà: la chiesa. Il medioevo infatti ha sviluppato anche uno strumento destinato a enorme fortuna: l'organo. E in più, anche se in ritardo rispetto all'India e all'Estremo Oriente, ha diffuso suoni legati alla liturgia, questo autentico calendario sonoro dell'Occidente. Parliamo delle campane, che dai campanili, a partire dal VII secolo e più tardi dalle torri civiche, hanno risuonato con sempre maggior forza in tutto l'Occidente medioevale.
Dalla Bibbia gli artisti hanno fatto uscire un grande, regale musicista: Davide, e attraverso di lui hanno innalzato al trono uno strumento - liuto o arpa - e una pratica sacra dall'origine: la danza.
Nell'ambito del gioco, le pratiche e i divertimenti sono stati numerosi. Anche qui, per lo più con una frontiera netta a separare i giochi degli strati superiori della società da quelli dei ceti popolari. Certo nel medioevo non si è praticato lo sport come si faceva nell'Antichità e come si tornerà a fare nell'Europa del XIX secolo, ma i giochi di palla sono stati presenti, tanto che l'origine del nostro calcio è da ricercarsi proprio nel medioevo. In questa mostra compare uno dei giochi più tipici dei divertimenti aristocratici, segno ancora una volta delle influenze orientali, giacché arriva dall'Asia per tramite degli arabi tra XI e XII secolo: gli scacchi. Acquisteranno tale prestigio che un bell'esemplare del XII secolo verrà attribuito a un possessore illustre, Carlo Magno. Circa l'anno 1300 il domenicano italiano Iacopo da Cessole, seguendo il gusto letterario dell'epoca per le opere di "moralità", redige il Liber super ludo scaccorum, nel quale l'interpretazione dei pezzi e del gioco degli scacchi dà luogo a una delle più interessanti descrizioni della società e delle mentalità medioevali.
Il mondo delle donne e degli uomini è ampiamente presente nell'arte medioevale. Certo nell'insieme predominano gli uomini: è il "medioevo maschio" descritto da Georges Duby; ma le donne sono ben presenti nelle rappresentazioni figurative, nelle quali si rende manifesto il loro potere di seduzione, nel bene e nel male. Ecco quindi che il tema evangelico delle vergini sagge e folli offre all'arte gotica lo spunto per belle statue dai forti contrasti. Il carattere che si vuole fondamentale della donna è la sua ambiguità, il suo essere volta a volta Eva o Maria. Ambiguità condivisa anche dai personaggi, che a volte il medioevo ricupera dai vecchi depositi mitici e popolari. Così anche le fate trovano posto nel mondo cristiano medioevale. Una di loro, Melusina, seduttrice di cavalieri, sedusse anche romanzieri e miniatori. Donna-serpente divenuta umana, feconda e benefica, dissoda terre, costruisce castelli, allatta i suoi figli. Ma la natura semi-diabolica di Melusina viene scoperta dal marito, che con ciò la condanna, sia pure involontariamente, ad abbandonare sposo, figli, dimora; potrà solo tornare di notte, lanciando descritte da Gérard de Nerval.
In questo mondo che spesso ignora la frontiera tra realtà e immaginazione si crede all'esistenza di un prestigioso animale simbolico, l'unicorno, interpretato come una vergine che fugge i cacciatori e va a rifugiarsi in grembo alla Madonna, la vergine per eccellenza. Dopo innumerevoli raffigurazioni, l'unicorno ispirò un capolavoro del XV secolo: il ciclo di sei grandi arazzi della , tra le opere più suggestive conservate al Musée du Moyen Age di Parigi.
Vedremo Maria tra i personaggi divini; tra quelli umani e femminili bisogna cominciare da Eva, che del resto nell'arte medioevale finisce col perdere la natura malefica. Nel suo ruolo di tentatrice, principale colpevole del peccato originale, Eva può incarnare la bellezza femminile, in particolare il nudo, forma in cui Maria non può certo essere raffigurata. Così esposta Eva rappresenta tra l'altro l'ossessione del corpo vissuta dalla società medioevale. I corpi delle donne aristocratiche incarnano sempre più, nella statuaria, nel ritratto, la bellezza femminile, conservando però nell'espressione del viso se non l'ambiguità certo almeno un'aura di segreto. É il caso della marchesa Uta, nella cattedrale di Naumburg.
La mostra si chiude con un'apertura: quella sull'Aldilà e sull'eternità. É il tipo di fine su cui ruminavano donne e uomini del medioevo, spintivi dalla Chiesa o anche all'interno della loro devozione personale. I rapporti tra i vivi e i morti costituiscono un aspetto fondamentale di ogni società. La società medioevale ha conosciuto un'evoluzione essenziale di questi rapporti. I vivi erano tenuti a pregare per i morti, ma a partire dalla fine del XII secolo seppero che avevano speciali doveri di preghiera verso una particolare categoria di morti: le anime del Purgatorio. É questo il momento in cui si inventa il terzo luogo del mondo ultraterreno. Da allora la geografia dell'Aldilà comprenderà cinque luoghi deputati, di cui due limbi (uno dei bambini e uno dei Patriarchi), e tre luoghi principali: Inferno, Purgatorio, Paradiso. L'Inferno e il Paradiso, a differenza del Purgatorio, dovranno durare in eterno: l'umanità medioevale cristiana aspira alla salvezza, spera di essere accolta in Paradiso. L'attesa della fine dei tempi, della fine della storia, che dovrebbe sfociare nell'eternità, ha ispirato la massima opera del medioevo, che non poteva mancare qui: la Commedia di Dante.
La presenza qui dell'Aldilà e dell'Eternità coinvolge due aspetti essenziali. Da un lato, il coronamento della storia umana è la risurrezione dei corpi, perché il cristianesimo, unico tra le religioni, ne ha fatto un dogma di fede. Dall'altro, questa è un'altra occasione per rendere manifesta l'importanza del corpo nella civiltà medioevale.
Infine, come eco alla creazione, evento fondatore della storia, quella società prevedeva per la propria fine un altro grande avvenimento. Poiché, durante il medioevo, ci si preoccupò sempre più attentamente della elaborazione del diritto e della giustizia, l'atto finale sarà un giudizio: il Giudizio Universale