martedì 4 novembre 2003

lettere a Liberazione sull'affaire dei crocefissi

Liberazione 4.11.03
Il "no" al Crocifisso è fissato nella Costituzione
Quanti massacri commessi in suo nome


No al fanatismo delle religioni
Egregio direttore, una questione che riguarda il principio supremo della laicità dello Stato e quindi la stessa garanzia della vita democratica non può essere risolta per via di maggioranze, infatti se anche il 100% degli italiani fosse cattolico lo Stato non potrebbe farsi propagatore della confessione della chiesa romana e del suo simbolo. Come hanno abbondantemente ricordato diverse sentenze della Corte Costituzionale, nonché della Corte di Cassazione. Se decidessimo a maggioranza che il simbolo da esporre fosse quello dell'ebraismo, o degli atei o dei musulmani, o quant'altro, lo Stato repubblicano, laico, democratico, sarebbe tenuto ad ottemperare? Certamente no. Vale il principio garantito dall'art. 1 della Costituzione, quando afferma che «la sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione». Solo la Costituzione, infatti, è la garanzia della libertà di tutti, senza che si venga costretti ad appartenenze che di tutti non sono affatto. Solo dalla garanzia del diritto di ognuno a veder tutelata la propria libertà di coscienza scaturisce la pace. L'alternativa sarebbe il fanatismo della fede, e le guerre e gli stermini che proprio in nome della croce, il clero cristiano, dai primi secoli, fino ai giorni nostri ha perpetrato.
Maria Mantello Associazione "Giordano Bruno"

Imposizioni sfociate nella violenza
Caro direttore, il cattolicesimo non è più religione di Stato. La mia solidarietà va al giudice Mario Montanaro che non ha fatto altro che interpretare quello che viene chiamato il concordato tra Repubblica italiana e Santa Sede (1984, Craxi) dove c'è la possibilità di appendere il crocifisso e non l'obbligo. E' vergognoso che ci si appelli al Regio Decreto n. 965 del 24 Aprile (che all'art. 118 dice che «ogni istituto ha la bandiera nazionale ed ogni aula l'immagine del crocifisso ed il ritratto del Re») o ad un generico simbolo dei valori nazionali e della cultura cristiana. Non dimentichiamo che i valori a cui fanno appello sono gli stessi che hanno portato nei secoli passati a massacrare milioni di anime da salvare in giro per il mondo (si pensi alle crociate o all'America latina). Inoltre la cultura cristiana è il frutto di imposizioni sfociate anche nella violenza (si pensi alla Santa Inquisizione). Capisco che ci sono le elezioni europee e che i voti dei cattolici contino, ma di fronte a questa idolatria ed interferenza da parte dei vescovi è vergognoso che anche parte della sinistra laica abbia criticato l'operato di questo giudice.
Angelo Marongiu Bergamo

Strane coincidenze
Caro direttore, le soluzioni trovate da varie autorità sono del tutto provvisorie, perché sarà il giudice di merito a decidere su tutta la vicenda tra pochi giorni, e non dirimono alcun dubbio. Infatti, se tale giudice poteva revocare o modificare l'ordinanza dove stanno i motivi d'urgenza con cui l'avvocatura di uno Stato che definisce se stesso laico, sconfessionale, imparziale, pluralista - per sue leggi e sua giurisprudenza - ha ottenuto la sospensione? Ancora, un ufficiale che rifiuta di eseguire un titolo esecutivo è possibile di denuncia per omissione di atti d'ufficio. Ancora, perché proprio ora il rinvio a giudizio per Adel Smith per uno dei delitti contro la religione dello Stato (art. 402-406 del codice penale), quando l'accordo tra Stato italiano e Vaticano del 18.2.84 abolisce il concetto di religione cattolica come unica religione dello Stato e quando la Corte Costituzionale ha dichiarato l'illegittimità costituzionale totale dell'art. 402 e la parziale degli altri articoli? Sembra un film già visto, ad esempio come l'incriminazione di Action "proprio" all'indomani della manifestazione del 4 ottobre. In ogni caso il principio dell'autonomia e indipendenza della magistratura va rispettato e il giudice di merito dovrà decidere in tutta serenità, senza autorevoli interferenze. Stiamo veramente chiedendo il minimo dei loro doveri alle nostre ciarliere autorità. ma ce lo concederanno?
Pasquale Vilardo Roma

No alle superstizioni sì alla cultura scientifica
Caro direttore, nonostante Croce, Ciampi e Fini io non mi dico cristiano, e con me almeno 10 milioni di italiani, che possono farlo prima di tutto perché nessun cristiano ha mai dimostrato in modo democratico quello che afferma. La maggior parte dei cristiani il proprio credo lo impone con la violenza - si pensi al genocidio dei popoli dell'intero continente americano - o con sottili minacce psicologiche. Possiamo dirci non cristiani semplicemente perché lo diciamo. I richiami alla "storia" o al "noi" dimostrano forse che è venuta l'ora di portare l'Italia in Europa non solo con l'Euro ma anche con la cultura scientifica, di emancipare certe masse da superstizioni, o almeno da dargli l'opportunità di dirsi "non cristiani" senza poi sentirsi inaccettate da Ciampi e Fini e dalla comunità in cui vivono. Far leva sull'esclusione sociale è un'azione ignobile che qualifica chi la mette in atto.
Massimo D'Angeli via e-mail

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