mercoledì 17 dicembre 2003

un cattivo uso del binomio "razionale/irrazionale"

La Repubblica 17.12.03
Intervista al premio Nobel per la medicina David Hubel
Fermare la scienza sarebbe irrazionale

di PIERGIORGIO ODIFREDDI


Boston. La Harvard Medical School di Boston è un complesso di cinque enormi edifici disposti attorno a una piazza, e costituisce una cittadella di eccellenza della ricerca medica, al centro di una vera e propria città ospedaliera ultramoderna.
È in questo tempio del sapere clinico che dirige un laboratorio David Hubel, premio Nobel per la medicina nel 1981 per la scoperta dei meccanismi neurologici della visione, e autore del bel libro di divulgazione "Occhio, cervello e visione" (Zanichelli, 1989).
Siamo andati a trovarlo per parlare con lui dei problemi legati alla biotetica e alla biopolitica, umana e animale, prendendo spunto dall'approvazione della legge sulla procreazione assistita approvata dal Senato la settimana scorsa.
«Naturalmente, l'etica non è soggetta alla logica. Ma io non capisco, ad esempio, perché non si debbano usare embrioni di donatori esterni alla coppia. Una mia amica, che non poteva procreare in maniera naturale, ha usato l'ovulo della sorella e il seme di un donatore: ora ha due figli, ed è felice. Che male c'è? Il Cristianesimo è irrazionale, in queste cose».
E le restrizioni riguardano non solo le ricerche sull'uomo, ma anche quelle sugli animali.
«Lasciamo pure da parte i problemi della clonazione: sia quella umana, per la quale io non vedo ragioni logiche, sia quella animale, che non sembra aver prodotto buoni risultati. Ma la sperimentazione animale è utilissima: ad esempio, quella sui cani, per lo sviluppo di tecniche operatorie in cardiologia. Ora, in molti degli Stati Uniti si proibisce l'uso dei cani dei canili per la ricerca, nonostante essi vengano soppressi comunque, ed è di nuovo illogico».
Questa volta il problema è creato dagli animalisti.
«I quali, tra l'altro, si preoccupano quasi esclusivamente degli animali da casa, cioè cani e gatti. Non delle scimmie, ad esempio, che pure sono più simili all'uomo. Adesso i cani e i gatti che si vogliono usare in laboratorio devono essere allevati esplicitamente per questo scopo, e i loro costi sono saliti alle stelle».
E non si può proprio farne a meno, nella ricerca?
«Io credo di no, almeno per una buona parte della medicina. Quando parlo con un animalista, la prima cosa che gli chiedo è se ha vaccinato i suoi figli contro la polio: perchè lo sviluppo di quel vaccino ha richiesto l'uso di molte, molte scimmie! Senza saperlo, molti animalisti sono contrari a una ricerca di cui loro stessi si avvantaggiano. Il che non significa, naturalmente, che si possano liberamente infliggere sofferenze inutili agli animali».
Come si forma l'opinione pubblica, riguardo alla bioetica?
«Troppo spesso, purtroppo, il pubblico viene esposto a una propaganda unilaterale: religiosa, politica, ambientalista, animalista... In Massachussetts abbiamo un'Associazione per la Ricerca Medica, che cerca di smascherare le menzogne e le assurdità, ma i suoi fondi sono minimali rispetto a quelli degli avversari della ricerca. I quali, tra l'altro, hanno facile accesso alle scuole e ai bambini».
Che bisogna fare, per avere opinioni equilibrate?
«Chiedere cosa ne pensano i medici e gli esperti, ad esempio. I quali, però, spesso preferiscono tenere un profilo basso per evitare attacchi, che farebbero perdere loro pazienti e fondi. Io ho tentato di mobilitare la categoria, soprattutto per quanto riguarda la sperimentazione animale, cercando di convincere i medici a mettere opuscoli informativi nelle sale d´aspetto dei loro studi, invece di stupidi rotocalchi».
Quindi, come al solito, il problema è l'educazione scientifica.
«Sí, il riuscire a diffondere il punto di vista razionale a fianco di quello irrazionale, cosí che poi la gente possa decidere da sé. Spero che anche in Italia gli scienziati facciano sentire la loro voce contro quest'ultima legge».
La Montalcini ha immediatamente firmato un appello.
«Meno male. Lei è certamente la persona giusta per combattere questo genere di insensatezze».
E quale ruolo deve giocare la politica, in queste cose?
«Dovrebbe emanare leggi sulla base della ragione, e non della propaganda di gruppi che si prefiggono obiettivi senza senso».
Una "politica razionale" non è forse un ossimoro? Cosí come il fatto che il "diritto alla vita" sia spesso difeso da gente che è, allo stesso tempo, in favore della pena di morte?
«Sí, certo! E le limitazioni all'aborto sono un altro esempio di biopolitica dettata dalle motivazioni irrazionali della Chiesa cattolica e degli ultraconservatori: siamo da capo, cioè da dove eravamo partiti».