domenica 4 gennaio 2004

le parole e i lessici

Corriere della Sera 4.7.04
ELZEVIRO
Storia di una parola latina

Se vuoi sapere, vedi alla voce «machina»
di LUCIANO CANFORA


Tra l’8 e il 10 gennaio si terrà a Roma, a Villa Mirafiori, l’XI Colloquio Internazionale organizzato da Tullio Gregory con il «Lessico Intellettuale Europeo», dedicato quest'anno, al concetto di «Machina» nel pensiero occidentale. Interverranno, tra gli altri, Roberto Busa, Paolo Galluzzi, Lina Bolzoni, Natalino Irti e Luciano Canfora. A quest’ultimo, che terrà una relazione, abbiamo chiesto un intervento.
Secondo uno spiritoso sofisma, i lessici possono essere messi in crisi, sul piano «logico» osservando che spiegano le parole con altre parole anch'esse a loro volta meritevoli di una spiegazione e così via ad infinitum. Si infrange questo girare in tondo in vari modi: per esempio dando convenzionalmente per conosciute (e univocamente intese da una determinata comunità di parlanti) un certo numero di parole, servendosi delle quali spiegare tutte le altre. Una strada contenutisticamente più ricca è invece quella dei lessici che puntano alla storia delle parole: che indagano sul loro cammino attraverso le civiltà che le hanno adoperate, spesso serbandole intatte ma caricandole, attraverso il volgere dei secoli, di valori affatto diversi. Celebre è il caso della parola greca democrazia, i cui moderni contenuti sarebbero stati per un ateniese del V/IV secolo del tutto irriconoscibili e forse anche inconcepibili, e che però rimane lessicalmente intatta pur traversando i millenni e i continenti e approdando al suo opposto: non più la diretta gestione popolare del potere politico ma la delega. Persino in lingua turca, nonostante l'ellenofobia cha tanto a lungo vigoreggiò nella moderna Turchia, democrazia si dice così. Insomma gli unici «lessici» che aiutano davvero a capire sono quelli (che difficilmente raggiungeranno mai la completezza) che affrontano in profondità e in estensione la storia di concetti-cardine. Tale è in Italia il «Lessico intellettuale europeo» fondato e diretto da Tullio Gregory. Con questa denominazione si indica sia l'istituzione (una delle più importanti sorte nell'ambito del Cnr ormai inspiegabilmente «commissariato») sia il concreto lavoro lessicografico che tale istituzione produce da circa trent'anni, con l'apprezzamento dei dotti di mezzo mondo. Tra l'altro il «Lessico intellettuale» ha il merito di aver ridato il dovuto rilievo e spazio nel campo degli studi di storia e di storia del pensiero alla lingua che fino al XIX secolo fu tra i principali se non il principale veicolo di comunicazione scientifica: il latino. Quel latino «moderno» che solo gli ignoranti si chiedono cosa mai sia. Ignoranza condivisa dai riformatori, che per insipienza pensano che il latino sia unicamente qualcosa di «antico» e perciò vitando.
Da vari decenni il «Lessico» organizza, con cadenza biennale, dei «Colloqui» che hanno al centro una parola-cardine. I colloqui prendono poi regolarmente corpo in densi volumi di ricerche originali nelle quali convergono le conoscenze di studiosi di storia, linguisti, storici del pensiero etc. Basti solo qualche esempio dei termini già affrontati: Spiritus, Ordo, Phantasia, Res, Experientia. Questa volta, a partire dall'8 gennaio, presso la sede del Lessico, a Roma, nella Villa Mirafiori, Dipartimento di Filosofia della Sapienza, il protagonista sarà «Machina».
Salvatore Settis parlerà dell'«Archeologia delle macchine», e all'antico, geniale inventore Erone di Alessandria sarà dedicata la relazione di Gilbert Argoud. Sfileranno poi dinanzi ai convegnisti anche le machinae e i machinatores di Tommaso d'Aquino, le machinae pictae del Rinascimento, e poi Leibniz e Vico e La Mettrie, per giungere infine a Kant e all'odierna cibernetica, alle machines-à-parler, alle "macchine parlanti".
Macchina è una delle parole che non hanno mai cambiato forma dal greco al latino alle lingue moderne, sia romanze che germaniche. Essa ha serbato sin dal principio la sua polivalenza per un verso materiale (architettonica, militare, teatrale) e per l'altro metaforica (trama, macchinazione, insidia, ritrovato etc.), fino all'organicistica nozione dell'homme-machine del materialismo settecentesco e della machina machinarum, che è lo Stato: cioè noi tutti. Individui che - a nostra volta - di fronte alla macchina non dismettiamo mai, neanche oggi, la duplice e contraddittoria veste di dominati e dominatori. L'umanesimo integrale che ci vuole soggetti pienamente consapevoli dei processi entro i quali agiamo ci espone quotidianamente a questo esaltante dilemma.