Liberazione 1.2.04
Lo Stato americano della Georgia cancella Darwin dai programmi scolastici: «Una diceria»
L'involuzione della specie
di Daniele Zaccaria
Darwin? «Una diceria». Secondo la signora Kathy Cox, responsabile della pubblica istruzione dello Stato americano della Georgia, la teoria dell'evoluzione «solleva reazioni negative» tra gli alunni. Di conseguenza il suo insegnamento «rende più difficile il lavoro dei professori in prima linea». Quale linea? Quella della demarcazione tra la scimmia e l'uomo, s'intende. Che per la destra oscurantista americana è diventata un'autentica trincea. Risultato, lo scienziato britannico è scomparso dai libri di testo della Georgia.
Nel 2000 era toccato al Kansas, dove, oltre a Darwin, anche la teoria del "big bang" venne cancellata dai programmi ministeriali. Le frange più estreme della Chiesa metodista volevano sostituirla a pié pari con il Libro della Genesi. Cose dell'altro mondo. Lo scrittore anglo-iraniano Sulman Rushdie (condannato a morte da un altro, speculare, fondamentalismo) scese in campo, affermando con amara ironia, che «la luna, anche quella del cielo del Kansas, non è fatta di groviera». Poi, fortunatamente, ci fu un'indignata rivolta degli stessi insegnanti che costrinse le autorità a ritornare sui propri passi. Ma una crociata è una crociata. Così, in Alabama, nei compendi liceali la ricostruzione darwiniana viene definita «un'ipotesi sostenuta da alcuni studiosi», mentre nell'Oahio i professori di biologia sono obbligati ad insegnare le "prove" che certificano l'infondatezza di quella ricostruzione e così via.
A destra di dio
E' una battaglia tenace, che viene da lontano, dal cuore del populismo religioso che ribolle nell'America profonda, «più metodista che calvinista o presbiteriana, più battista che anglicana. Non bisogna dimenticare che la stessa espressione "fondamentalismo" nacque in California nel 1910 derivata dal nome della rivista cristiana «Fundamentalism», come scrive Patrice Higonnet in un bell'articolo pubblicato dal quotidiano francese Libération, in cui però ne viene sottolineata la natura minoritaria nella formazione culturale della nazione americana. Anche le ideologie più regressive, che impastano nazionalismo e cristianesimo, populismo e fanatismo evangelico, fin dai tempi di Tocqueville sono sempre rimaste sullo sfondo di un paese attraversato da una forte anima liberale (in alcuni casi persino libertaria), postmoderna e progressista. Incarnata dalle élites urbane di New york, Boston, San Francisco, Los Angeles, Seattle, anche nel contraddittorio insieme di intellettuali contestatori e uomini d'affari, artisti e ceto politico capitalista, classe dirigente democratica ma anche repubblicana. Un ritratto antropologico che per tre secoli ha accompagnato la biografia "nordista" della nazione relegando nel sottosuolo "sudista" le pulsioni regressive e intolleranti della destra ultrareazionaria, la cui natura è rimasta a lungo, per così dire, sovrastrutturale nel paesaggio nordamericano.
Ma ora queste tendenze consolidate sembrano subire un rovesciamento. Da alcuni decenni il populismo religioso ha incontrato una sponda politica in grado di mettere in valore la sua vocazione egemonica nella società. E la lotta alle teorie di Darwin è sempre stata un terreno d'elezione per disputare la crociata. Se per le destre europee gli insegnamenti dello scienziato costituivano "l'anticamera del marxismo", la guerriglia spirituale dei loro omologhi americani vola molto più basso: il problema non è il materialismo storico ma l'ateismo, l'irreligiosità delle dottrine evoluzioniste. Già nel marzo del 1981, il candidato Ronald Reagan predicava l'insegnamento del racconto bibblico come alternativa ai precetti dell'"Origine della specie". Nel 1999 George. W. Bush, anch'egli in piena campagna presidenziale, ha ripreso il ritornello, sottolineando la continuità "culturale" con il celebre ex presidente-attore. Per giustificare il ritorno tra i banchi di scuola delle più ardite suggestioni creazioniste si parlò di «pluralismo nell'insegnamento». I zelanti chierici del ministero dell'educazione hanno colto l'occasione di radiare, con l'implicita benedizione di Washington, le scorie evoluzioniste dai corsi impartiti alle nuove leve dell'America bianca, ma soprattutto cristiana. Atti che suscitano l'indignazione di molti esponenti della comunità scientifica, ma anche diffusi consensi tra le famiglie, a testimonianza che la composizione ideologica del paese è radicalmente mutata, perché è mutato il rapporto di forza.
La sponda politica
Un fenomeno che le attuali classi dirigenti hanno intercettato con estrema abilità. E in fondo senza grandi sforzi, essendone culturalmente contigue. Alle ultime elezioni presidenziali il comportamento dei "white evangelical protestant" (un terzo del corpo elettorale statunitense) è stato significativo: se solo il 15% dei suffraggi raccolti dal candidato democratico Al Gore proveniva da quel bacino, la base elettorale del texano Bush, schietto interprete della tradizione del fondamentalismo protestante, era costituita da "white evangelical". Rifiuto della modernità, rigetto delle conquiste civili degli anni '60, dalla liberalizzazione dei costumi sessuali all'acquisizione dei diritti civili per gli afro-americani, passando per la sempreverde vulgata anticomunista, la reciproca attrazione tra il vertice e la base si nutre di elementi simili. Ma l'operazione del "clan Bush" non si ferma qui; alla Casa Bianca non governa soltanto una casta di talebani invasati. Lo sguardo dei "neocons" non guarda al passato come accade a tutte le avanguardie decadenti, ma è rivolto verso l'avvenire. La guerra infinita, dichiarata unilateralmente dagli Stati Uniti dopo l'11 settembre, riposa sì su un fondo oscurantista, ma allo stesso tempo costituisce un tratto distintivo della modernità, presentandosi a casa dei malcapitati destinatari con il volto della più raffinata tecnologia militare.
Il nuovo modello culturale americano tiene assieme, modernizzazione e regressione, religiosità e pragmatismo politico. Non più dimensioni contrapposte della vita sociale e politica, ma elementi complementari di un unico progetto egemonico. Che se nei sui punti "alti" bombarda i crudeli saraceni, in quelli "bassi" o più domestici propone il metaforico rogo per le letture colpevoli di allontanare la gioventù dalla Verbo di Dio, Darwin in primis.
Come se l'involuzione della specie dovesse culminare beffardamente in una gara di freccette tra cow-boy alticci in un saloon del Minesota. Con la fotografia di sir Charles apposta sul bersaglio, come un Osama bin-Laden qualsiasi.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»