lunedì 16 febbraio 2004

Isadora Duncan:
l'ansia del cambiamento

Repubblica 16.2.04
AUTOBIOGRAFIE
IL CULTO DELLA DANZA COSÌ LA BELLA ISADORA SCOSSE L'EUROPA
di LEONETTA BENTIVOGLIO


Donna spregiudicata e visionaria, di sinuosa bellezza floreale, Isadora Duncan specchia forse meglio di ogni altra artista teatrale del suo tempo l´impulso allo sperimentalismo e la voglia di scardinamento delle convenzioni sceniche che caratterizzano le avanguardie d´inizio Novecento. Californiana in Europa, danza per la prima volta in pubblico nel 1902, a Parigi: l´apparizione scuote gli ambienti artistici come un terremoto. Isadora si svincola dai rigidi steccati del balletto, inventa un culto ellenizzante della danza, fa del suo corpo morbido e svelato lo strumento di scandali trionfali. Ispira Rodin, seduce un grande del teatro come Gordon Craig, affascina Stanislavskij, si fa adorare da D´Annunzio e dalla Duse, va in Russia e abbraccia il comunismo, «un sogno che Lenin ha trasformato in realtà», finendo per unirsi al poeta Esenin in un legame tormentato. E mentre la sua danza diventa il presupposto della nuova coreografia del secolo, l´incontenibile signora sovverte norme etiche e sociali propagandando l´unione fuori dal matrimonio e la libera maternità.
La sua vita sopra le righe (spettacolare fino alla morte: nel 1927, a Nizza, si strangola con la propria sciarpa, impigliatasi nella ruota dell´automobile in corsa), ha fatto nascere saggi, play, film e resoconti romanzati. Mancava ancora un´edizione italiana della sua autobiografia, "My life", scritta tra il '26 e il '27, e divenuta a suo tempo in America, grazie all´uscita quasi contemporanea alla morte dell´autrice, un vero best-seller. In Italia uscì tradotta nel 1948 per l´Editrice Poligono, e nel 1980 Savelli produsse una fugace ristampa anastatica di quel volume introvabile. L´attuale pubblicazione in italiano rende finalmente disponibile questa testimonianza preziosa, grondante di aneddotica e mai intellettualistica, attraversata da cronache di viaggi e incontri (anche amorosi e sessuali) e da descrizioni di ambienti e personaggi celebri. La lingua è barocca, la prosa è gonfia di toni enfatici, e s´immaginano, leggendo, omissioni, esagerazioni e bugie. Eppure il libro ha una vitalità impetuosa: è genuino per sregolatezza, irritante e geniale nelle sue scomposte intuizioni estetiche, efficace nel restituire i fremiti di un mondo sospinto dall´ansia del cambiamento.