Repubblica 16.2.04
Uno storico italiano scopre il mandante della congiura dei Pazzi contro Lorenzo il Magnifico
Risolto dopo cinque secoli uno dei grandi misteri del Rinascimento, fu un vero intrigo internazionale
Dietro i sicari che uccisero Giuliano nella cattedrale di Firenze c'era il duca di Urbino, Federico da Montefeltro
Una lettera cifrata svela il mandante della Congiura dei Pazzi
di ALBERTO FLORES D´ARCAIS
NEW YORK. Grazie alla passione e alla certosina pazienza di uno studioso italiano, dopo oltre cinque secoli uno dei "misteri" della nostra storia passata - il complotto contro i fratelli Medici - è stato risolto. Il 26 aprile del 1478, domenica dell´Ascensione, un gruppo di sicari guidati da Francesco de´ Pazzi uccise con diciannove pugnalate Giuliano de´ Medici, mentre il fratello maggiore Lorenzo (il Magnifico) veniva ferito e riusciva a scampare alla morte rifugiandosi in sacrestia.
Oggi, 526 anni dopo i sanguinosi avvenimenti di quella domenica d´aprile - passati alla storia come la Congiura dei Pazzi - Marcello Simonetta, professore di storia e letteratura rinascimentale alla prestigiosa Wesleyan University in Connecticut, è riuscito a ricostruire tutti gli elementi del puzzle, "incastrando" con una prova documentale degna di un grande giallista uno dei protagonisti occulti di quella vicenda. Un potente dell´epoca, un uomo che finora, sia nella cronache contemporanee che nelle ricostruzioni storiografiche successive era riuscito a restarne fuori, a passare indenne da ogni sospetto: Federico da Montefeltro.
La Congiura dei Pazzi viene di solito presentata come un «affare di famiglia», in cui i Pazzi - potente famiglia fiorentina gelosa della potenza e del carisma dei Medici - organizzarono un complotto per eliminare Lorenzo e Giuliano. Dopo aver tentato di colpirli in diverse occasioni, facendo ricorso a "trucchi" e tradimenti, riuscirono a mettere in pratica il loro piano nel modo più sacrilego e spettacolare, agendo durante la messa solenne nella cattedrale di Firenze. Quello che di solito non si dice, e che sui banchi di scuola non abbiamo imparato, è che dietro questa sanguinaria saga familiare si nasconde una vera e propria congiura internazionale, in cui fanno da sfondo, più o meno occulti, i grandi protagonisti dell´epoca: dal papa Sisto IV (Francesco Della Rovere) al nipote Girolamo Riario, dal re di Napoli Ferrante d´Aragona al duca di Urbino Federico da Montefeltro.
L´enigmatico profilo che del Montefeltro fece Piero della Francesca, e che campeggia in bella mostra in una sala degli Uffizi, nasconde dunque una vicenda esemplare della nostra storia passata, dove intrighi e tradimenti personali e familiari si mescolavano alla religione e alla politica, in cui un papato che aspirava a "conquistare" tutta l´Italia centrale non si tirava indietro, anzi promuoveva, complotti e orrendi delitti.
A Marcello Simonetta il capolavoro di Piero della Francesca non sarebbe stato sufficiente per risolvere il problema. Dalla sua il giovane professore (classe 1968) - uno dei tanti cervelli che il baronale sistema universitario italiano ha indotto, o costretto, a cercare fortuna all´estero - ha avuto anche un pizzico di fortuna, che si é manifestata sotto forma di un trattatello del Quattrocento che insegnava a decifrare i dispacci diplomatici dell´epoca. L´autore del libretto è infatti Cicco Simonetta, Cancelliere degli Sforza a Milano, e antenato del professor Marcello.
Studiando il trattatello Marcello Simonetta ha scoperto la chiave per decriptare una lettera cifrata che aveva trovato nell´archivio privato Ubaldini a Urbino, una lettera inviata dal duca di Urbino ai suoi ambasciatori a Roma due mesi esatti prima che la Congiura dei Pazzi avesse luogo. In quella lettera ci sono le prove del coinvolgimento diretto di Federico da Montefeltro nella storica vicenda.
Decifrare quella lettera per il professore della Wesleyan University è stato tutt´altro che facile e gli ha richiesto parecchio tempo. «Mi sono basato sulla frequenza delle vocali e la combinazione di alcuni gruppi di lettere. Credevo di non venirne mai a capo. Alla fine, dopo circa un mese di lavoro, sono riuscito a penetrare il codice. Mi ha aiutato la ripetizione di una serie di simboli, che corrispondevano a sua santità, il papa Sisto IV».
Il risultato della ricerca è stato pubblicato su "Archivio storico italiano", una delle più importanti riviste in campo storiografico. Da quel documento - spiega il professor Simonetta - l´immagine di Federico da Montefeltro che ne viene fuori è profondamente machiavelliana: «Le sue "opere non furono leonine, ma di volpe", per usare la frase che Dante riferisce a Guido di Montefeltro, un antenato del duca sprofondato nell´Inferno. E questo ci costringe a riconsiderare una visione del Rinascimento edulcorato, "neoplatonico e armonizzato", frutto di una grandiosa copertura ideologica».
Il lavoro dello studioso italiano non finisce però qui. Nel suo libro "Il Rinascimento segreto: il mondo del Segretario da Petrarca a Machiavelli", appena pubblicato dall´editore Franco Angeli approfondisce i segreti del mondo umanistico e cancelleresco con ulteriori novità documentali e interpretative.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
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