lunedì 16 febbraio 2004

"psico-donna":
il business editoriale ci dà dentro...

due segnalazioni di Filippo Trojano

La Stampa 16.2.04
TRE MENSILI ITALIANI SULLA SCIA DI UN SUCCESSO FRANCESE DA 300 MILA COPIE
La psico-donna va in edicola
Il boom delle riviste «per guardarsi dentro»
di Raffaella Silipo


Per donne sull’orlo di una crisi di nervi, troppo ansiose per godersi a cuor leggero i servizi di moda, troppo sciroccate per interessarsi a creme e ricette, sono in arrivo ben tre mensili di psicologia: con un’attenzione speciale alle ragazze, perché è proprio il mondo femminile - o almeno così dicono le statistiche - a sentire più acutamente quella scontentezza di fondo che pare diventata la colonna sonora del nostro tempo. E dato che a ogni disagio corrisponde un potenziale business, ecco «Yourself», diretto da Piero Pantucci ed edito da Raffaello Geminiani, in edicola da metà gennaio, consulente editoriale Catherine Spaak. Il primo numero ha superato le centomila copie. Seguirà «Per me», in arrivo il 26 febbraio, edito da Mondadori e diretto da Patrizia Avoledo e Cipriana Dall’Orto, coppia di ferro già alla guida di «Donna Moderna» che si fa forte del successo della collana «Star bene con se stessi»: obiettivo duecentomila copie, direttore scientifico Raffaele Morelli di «Riza Psicosomatica». Il terzo, nei prossimi mesi, sarà la versione italiana del fenomeno francese «Psychologies», nato nel 1997, quasi trecentomila copie al mese: «Un mensile specchio - è la dichiarazione d’intenti che si legge nel sito - dedicato alla donna che vuole guardarsi dentro e non ha paura di cambiare». Per evitare di inflazionare il mercato, spiega Rossella Giorgetti di Hachette Rusconi «l’uscita italiana è rimandata. Ma le ricerche sono concordi nel dire che il filone “psi” sia il più forte al momento. Si tratta di trovare il modo giusto di trattarlo».
Il punto di partenza dei tre mensili è molto simile: psicologia vista non come terapia ma come strumento quotidiano per ritrovare un benessere nel rapporto con se stessi e con gli altri. Argomenti tipici dei femminili - moda, bellezza, cucina, shopping - raccontati però nel loro significato più emotivo: «Non dal punto di vista dei modelli di stile - spiega “Yourself” nell’editoriale - ma in quanto rivelatori del nostro modo di essere». D’altronde proprio le pagine psicologiche sono le più lette nei femminili tradizionali: «Abbiamo notato un’evoluzione nelle donne - dice la Dall’Orto - sono divise tra mille compiti e sentono forte il bisogno di un ritorno all’interiorità per capire e per capirsi». E, a conferma che sono le donne le più sensibili a questi temi, c’è l’indagine di Rq - Ricerche Qualitative secondo cui il lettore di riferimento è per il 60 per cento donna, di cultura medio superiore, età tra i 25 e i 44 anni, abitante nel Nord e Centro Italia.
Così in «Yourself» la copertina mostra una Marilyn Monroe sfocata, incerta nella sua identità. Dimmi che borsa hai e ti dirò chi sei, promette un servizio interno che divide le donne a seconda delle coordinate ordine-disordine, pochi oggetti-molti oggetti. Anche la recensione cinematografica di «Mystic River» è letta con gli occhi dell’analista e l’astrologo scrive uno «psicoroscopo» che divertirebbe molto Carl Gustav Jung. «Cosa si cerca in un giornale come il nostro? - dice Pantucci - Io credo soprattutto sicurezza, identità. Nelle molte lettere che riceviamo sono ricorrenti le domande su se stessi: chi sono, come mi colloco nel mondo, come posso migliorare il mio rapporto con gli altri. Non a caso la rubrica più letta è quella della grafologia, strumento immediato di autoconoscenza. C’è un disorientamento generalizzato, una forte ricerca d’aiuto. Tanta solitudine». Almeno stando ai sondaggi sono dodici milioni gli italiani che usano psicofarmaci, due milioni sono insonni, quattro milioni depressi, altri quattro milioni hanno disturbi psicosomatici. Un disagio non sempre così forte da andare da un terapeuta, ma che può trovare conforto nella lettura e nell’analisi di casi analoghi.
Ma c’è chi è critico sulla troppa divulgazione: «Siamo di fronte all’equivalente cartaceo degli psicofarmaci - è l’opinione di Gianandrea Abbate, dell’istituto di ricerca Lexis Psycholinguistic - una specie di Tavor formato magazine. Resta da vedere se il fenomeno non degenererà in una psicologia da discount». Non a caso in Francia è già in corso un dibattito sui rischi che corrono i «clinici della psiche» nell’affrontare le sirene dei mass media, giornali o tv che siano. «Dare l’impressione che il disagio possa essere eliminato presto e bene - scrive «Le Monde» - è il contrario dei principi su cui si basa la psicanalisi. E può persino impedire che l’individuo si faccia domande profonde, magari sconvolgenti». La psicologia deve tornare sul lettino? Non è detto, ammette «Le Monde»: «Basta che non si riduca a dare ricette, piuttosto offra uno sguardo diverso sul mondo, un’alternativa all’opinione generale». D’altronde, si sa, l’anima non è snob e parla attraverso le vie più diverse e misteriose. Persino in una borsetta, o al discount.

La Stampa 16.2.04
LO PSICANALISTA
«L’autoanalisi è una caratteristica femminile»
Carotenuto: le componenti emotive della personalità sono preponderanti


PROFESSOR Carotenuto, come mai la psicologia è soprattutto un affare da donne?
«L’animo femminile è più immerso in se stesso, le componenti emotive della personalità sono preponderanti rispetto a quelle razionali. Questo influisce sui rapporti interpersonali: la donna, infatti, è più “empatica”, sa immedesimarsi nell’altro, assumere il suo punto di vista liberando la mente e il cuore da stereotipi di ruolo e di genere o da rigidi preconcetti».
Quindi è vero quando si dice che la donna è più portata all’introspezione e l’uomo all’azione?
«In generale la donna ha una comprensione degli eventi più profonda rispetto all’uomo, che preferisce un approccio fenomenologico e meno speculativo. D’altro canto, non bisogna dimenticare che la donna è innanzitutto madre e quindi ha il potere della creazione: ogni essere umano nasce da una donna, da una condizione simbiotica di esistenza ove non esiste separazione tra il Sé e l'altro, da una vita intrauterina dominata dal sapore dell'infinito. La donna quindi prova dentro di sé la congiunzione degli opposti di cui l’animo ha bisogno. Non solo: la vita di ogni individuo è costellata dal continuo confronto con il femminile».
Ma se tutti nasciamo da una donna, perchè siamo così diversi?
«Perchè man mano che la bambina cresce, sente non di essere "diversa" dalla madre - come accade per il bambino - ma percepisce una affinità profonda. Quindi il bambino, per poter sviluppare la propria identità maschile, deve per forza “rompere” con la madre, la bambina può viceversa permanere a lungo nel limbo d'origine senza che questo comprometta la sua identità».
Insomma le donne sono privilegiate?
«In certo senso sì, persino in una cultura patriarcale come la nostra: la donna ha una possibilità in più, una carta importante da poter giocare durante l'esistenza. Questa possibilità ulteriore del femminile è data dalla sua capacità di destreggiarsi nell'ambito delle relazioni che implicano una identificazione. La donna stabilisce quindi un contatto più profondo con le proprie emozioni, sa interrogarsi sempre su ciò che si cela dietro l'apparenza quotidiana».
Eppure, si dice, gli uomini di oggi sono molto diversi da quelli di un tempo.
«Sì, negli ultimi anni si nota un riavvicinamento dell’uomo all’inconscio, e una maggiore propensione a intraprendere un percorso conoscitivo analitico. Ma evidentemente non è ancora un atteggiamento così generalizzato da entrare nelle indagini di mercato».