domenica 21 marzo 2004

la prima del Rigoletto di Marco Bellocchio

Libertà 21.9.04
Parlano il direttore della Mostra di Venezia e l'attore
Tra il pubblico Marco Müller e Alessio Boni: «Regia moderna ma senza stravolgimenti»
di Gian Carlo Andreoli


Tra il pubblico che ieri sera ha affollato il Municipale per la “prima” del Rigoletto anche volti noti del mondo del cinema e della televisione. Presente nel palco reale il produttore e neodirettore della Mostra del cinema di Venezia Marco Muller, amico di Bellocchio, invitato dal regista stesso. Ovviamente l'occhio di Müller si ferma sul lavoro registico. «Ho apprezzato la regia - dice - perché ha trovato la distanza giusta. Nella lettura di Bellocchio ho letto il senso del cambiamento di quegli anni. Direi un disegno weimariano all'italiana, una storicizzazione che rende accettabile e significativa l'attualizzazione dell'opera. Se Bellocchio avesse operato un aggiornamento ancor più radicale e vicino ai nostri tempi probabilmente sarebbe stato difficile da accettare. Invece così si coglie bene il senso del cambiamento politico e il lato minaccioso dell'opera. Molto bello il contrasto luci e ombre, che genera insicurezza generale». Ha senso portare al cinema le opere oggi? «Sì - risponde Müller perché il cinema comunque crea un mondo straordinario, letto attraverso una lente di ingrandimento e quindi ci dona una fissazione del reale straordinaria». In platea siede anche un idolo delle giovanissime, l'attore Alessio Boni (da medico di "Incantesimo" al ribelle di "Un prete tra noi" in tv, consacrato al cinema da "La meglio gioventù" di Giordana). «Sono sul set a Torino con Claudio Amendola - dice - e siccome stavo tornanod a Roma ho fatto una capatina a Piacenza per questo Rigoletto. Sa, io sono appassionato di lirica. Devo dire che l'allestimento mi piace. La regia di Bellocchio la trovo moderna senza “disturbare” tuttavia il senso del dramma verdiano. Marco è stato bravo a far muovere tutta la scena e ad esprimere attraverso le luci la vivacità della vicenda». Tra i giornalisti presenti anche Angelo Foletto, critico di Repubblica ed ex insegnante al Nicolini. Telegrafico il suo commento. «Non c'è nulla di innovativo in questo allestimento. Finora tra i registi di cinema prestati all'opera mi ha soddisfatto solo Bertolucci».