Galileo 26.3.04
SCUOLA
Darwin addio
di Nicola Nosengo
La notizia da qualche settimana agita le acque dell'ambiente scientifico italiano, e turba i sonni di chi si occupa di didattica: dai nuovi programmi per le scuole medie è scomparsa la teoria dell'evoluzione, e i nuovi paladini del creazionismo (qualcuno ricorderà la "settimana antievoluzionista" promossa nel gennaio del 2003 da un ex parlamentare di Alleanza Nazionale Pietro Cerullo) pare abbiano segnato un buon punto a proprio favore.
I fatti, segnalati per la prima volta dall'ufficio studi di Uil Scuola, sono i seguenti: nei precedenti programmi della scuola media si leggeva che doverosi argomenti di studio erano fra l'altro "L'evoluzione della Terra" (inclusa la "comparsa della vita sulla Terra"), la "struttura, funzione ed evoluzione dei viventi" e "l'origine ed evoluzione biologica e culturale della specie umana".
Di tutto questo non c'è più nessuna traccia nei nuovi programmi di studio che accompagnano il decreto attuativo della riforma Moratti, pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale (GU n. 51 del 2-3-2004- Suppl. Ordinario n.31). Nei programmi di scienze, una volta giunti alla biologia, si parla di "animali vertebrati e invertebrati"; di "ecosistema terra" ed "ecosistemi locali"; di "habitat, popolazione, catena e rete alimentare". Si riconosce la grande importanza di imparare a "riconoscere le pianti più comuni in base a semi, radici, foglie, fiori e frutti". Ma la parola evoluzione proprio non c'è. Svista o soppressione ben meditata?
"Io sono contento che in quei programmi non ci sia l'evoluzione" esordisce, un po' a sorpresa, Vincenzo Terreni, presidente dell'Associazione Nazionale degli Insegnanti di Scienze Naturali (Anisn). Il problema vero, spiega, è l'impostazione generale.
"Sono un po' sorpreso di tutta questa polemica attorno al problema dell'evoluzionismo", dice Terreni. "In realtà i programmi si conoscono da prima di Natale, e per quanto riguarda la parte scientifica sarebbero pessimi anche se si parlasse di evoluzione. È l'insegnamento del metodo scientifico ad essere completamente scomparso: se non c'è la scienza, come potrebbe esserci la teoria di Darwin?". In particolare, secondo Terreni, è l'insegnamento della biologia nel suo complesso a essere, almeno sulla carta, completamente "medicalizzato": si parla infatti di "sistema nervoso nell'organismo umano", ma solo in relazione agli "effetti di psicofarmaci, sostanze stupefacenti ed eccitanti". Di "malattie che si trasmettono per via sessuale". Di imparare a "valutare l'equilibrio della propria alimentazione e fare un esame del proprio stile di vita alimentare". "La biologia non è presentata come un ambito conoscitivo che abbia valore di per se stesso, ma come uno strumento di educazione alla salute" conclude Terreni. "E' una logica conseguenza che non si parli di evoluzione. In questo quadro, se anche ci fosse, rischierebbe solo di essere banalizzata e ridotta alla solita storia di Darwin, Lamarck e il collo delle giraffe. Per parlarne così, meglio davvero che non se ne parli".
Ma quale effetto concreto avranno queste norme sulla quotidianità dell'insegnamento? I programmi indicati sulla Gazzetta Ufficiale sono davvero una gabbia da cui è impossibile uscire? "L'effetto più diretto è sui libri di testo: queste disposizioni sono scritte essenzialmente per gli editori di libri scolastici, che impongono agli autori di attenersi ai programmi ministeriali", spiega Terreni. E visto che non tutti gli insegnanti di scienze sono realmente specializzati in biologia, molti di essi non hanno la competenza necessaria per andare molto più in là di quanto è scritto sul libro.
Stupisce che gli insegnanti, che così decisamente si lamentano, non abbiano davvero avuto alcuna voce in capitolo su questi programmi. "In teoria l'abbiamo avuta, ma in pratica ci è stato impossibile contribuire. Quello che avviene regolarmente in questi casi è che ci viene chiesto un parere a cose ormai fatte. Il Ministero presenta alle associazioni di insegnati una bozza di decine e decine di pagine, che spesso non è nemmeno l'ultima versione, e ci concede solo pochi giorni per esprimere un parere".
Magazine, 26 marzo 2004 © Galileo
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