venerdì 16 aprile 2004

lo stress

Libertà 16.4.04
Lo stress, uno stimolo necessario ad affrontare la vita, ma se resta a piccole dosi
Il delicato equilibrio della sfera psichica
di Rosanna Cesena


Lo stress, di per sé, non è una malattia; anzi preso a piccole dosi è uno stimolo necessario alla vita; esiste però un limite di resistenza, strettamente individuale, oltrepassato il quale esso diventa nocivo. Spesso si associa lo stress all'esaurimento delle energie, all'affaticamento mentale e fisico, all'ansia, a volte, addirittura come causa primaria di molte malattie e disfunzioni, considerandolo un elemento esclusivamente negativo, dimenticando che esso può assumere un ruolo fondamentale per la creazione e lo sviluppo di idee e progetti nuovi. Lo stress rappresenta anche una componente normale e necessaria della nostra esistenza che può trasformarsi in energia creativa e produrre effetti positivi. Invece, come stato di tensione, lo stress può facilmente sfuggire al nostro controllo, disturbare il nostro equilibrio, trasformandosi in un fattore negativo e pericoloso. L'equilibrio della sfera psichica degli esseri umani è stato paragonato a quello dinamico della fisica; gli stati d'ansia si susseguono agli stati di calma interiore, all'agitazione può seguire l'apatia, all'eccitazione momenti di depressione, in una continua oscillazione rispetto alla condizione ideale ed impossibile di equilibrio statico. Oggi, viviamo in una società che ci impone spesso di mantenere comportamenti controllati e che crea uno stato di conflitto interiore a volte incontrollabile. In queste situazioni diventa difficile gestire e mantenere il proprio equilibrio psicofisico, tanto da provocare ferite emotive e conseguenze dannose per il nostro organismo. L'equilibrio, in sintesi, è una vera e propria arte vitale, difficile da mantenere: equilibrio psichico e fisico sono strettamente interconnessi e qualunque deterioramento di uno si ripercuote, marcatamente sull'altro (mens sana in corpore sano). Si devono al ricercatore canadese Hans Selye le prime sistematiche descrizioni degli eventi stressanti. Occorre, quindi, distinguere lo stress fisiologico (eustress), funzionale all'incremento della capacità di adattamento del soggetto di fronte a mutamenti ambientali, da uno stress patologico (distress) che provoca l'annientamento dell'individuo, il quale, soccombe al mutamento. Lo stress fisiologico attiva una risposta facilmente reversibile e non quantitativamente eccessiva, mentre quello patologico, viceversa, induce una risposta irreversibile, in quanto sproporzionata e troppo prolungata nel tempo rispetto alle effettive risorse dell'organismo atte a sostenerlo. Selye dimostrò che qualunque stressor, cioè il fattore che induce stress, attiva una risposta fisiologica ben determinata, stereotipata e costante, di tipo neuroendocrino e si traduce nella pronta attivazione dell'asse ipotalamo-ipofisi-surrene, che comporta rilascio di ormoni che collaborano con il sistema nervoso simpatico allo scopo di stimolare l'organismo. Quando la stimolazione simpatica non è sufficiente, intervengono le surrenali. Il doppio meccanismo costituisce un fattore di sicurezza e sostituzione reciproca. Le surrenali, quindi, hanno il compito di riequilibrare lo sforzo continuo che il corpo esercita per adattarsi alle situazioni più svariate (stanchezza, superlavoro, stress emozionali o sentimentali, infezioni o malattie in genere). Di conseguenza, si inducono importanti modificazioni nei processi metabolici che portano all'aumento della glicemia, della gittata e frequenza cardiaca e del flusso venoso e tali effetti sono mediati da alfa o beta recettori. A seguito di uno stressor (fame, sete, freddo, scossa elettrica, paura, rumore, rabbia, dolore, intenso lavoro fisico e psichico ecc.), l'organismo reagisce per poter avere a disposizione una ingente quantità di energia a breve termine. Selye definì questa prima risposta come "fase di allarme". Se il fattore persiste, l'organismo entra nella "fase di adattamento", nella quale si produce il massimo sforzo in termini di attivazione neuroendocrina per far fronte alla rottura dell'equilibrio che l'evento stressante ha comportato. Se lo stato di equilibrio non si ricompone e quindi l'adattamento non si verifica, l'organismo soccombe; questa fase è detta "di esaurimento". Nelle situazioni di emergenza (emorragie, ipotermia, ipoglicemia, ipossia, ustioni o sforzo fisico intenso e protratto) si verifica un aumento della liberazione di catecolamine; la midollare surrenale è attivata particolarmente nelle condizioni di stress emozionali e la secrezione aumenta anche oltre 10 volte il lavoro a riposo.