venerdì 23 aprile 2004

Marco Müller, che invitò "Il cielo della luna" al Festival di Locarno

Corriere della Sera 23.4.04
Venezia, contratto speciale per Muller
Croff sul direttore: regole di massima trasparenza, niente conflitto d’interessi


Acque agitate alla Biennale a quattro mesi dall’inizio della Mostra del cinema affidata, dopo la travagliata crisi dopo l’allontanamento di Bernabè-de Hadeln, a Marco Muller. Che certamente non è orientato a destra, ha firmato per il terrorista Battisti, ma piace al ministro di Forza Italia, è organizzatore di Festival (Pesaro, Rotterdam, Locarno) e produttore in proprio col gruppo «Fabrica» sponsorizzato da Benetton, guarda caso industriale veneto, e la Downtown, legata alla Rai e al Luce. Su questo presunto conflitto di interessi ha tuonato anche in un’intervista al Corriere veneto il consigliere Valerio Riva, delegato da Galan, rallentando i lavori e offuscando l’immagine. Per Davide Croff, neo presidente della Biennale, tutto ciò non assume il valore di un problema, ma è solo un tema che verrà risolto. «Sapevamo tutti benissimo dell’attività di Muller che infatti stiamo disciplinando contrattualmente con un meccanismo civile, di totale trasparenza, che sarà presentato al Consiglio il 27 aprile. Una polemica che giudico inopportuna. Certo che la Biennale si tutelerà: ma per esempio valuteremo anche il danno del tipo di aggressione di cui siamo stati vittime, ben sapendo che dopo la sua nomina Muller non ha firmato alcun contratto».
Molti si chiedono come mai hanno riscoperto l’acqua calda: Muller da sempre è un produttore. «La vera preoccupazione - dice Giampaolo Letta presidente della Medusa - è che tutto ciò, già noto da tempo e ora sollevato in modo pretestuoso, non rallenti la preparazione e il lavoro, mettendo in difficoltà il nostro cinema e la Biennale stessa. Esprimo tutta la mia preoccupazione: noi Muller lo stimiamo da tempo e sono sicuro che saprà risolvere il problema delle scelte». Dicono alla Biennale che il nuovo contratto gli proibirà in modo tassativo di fare il produttore finché sarà al Lido: quattro anni nel contratto. Le sue società proseguiranno, ma lui ne sarà fuori. Se non rispetta il patto, dicono, sarà un problema non solo morale ma anche legale.
In realtà il problema del conflitto riguarda anche critici e registi come Lizzani (che infatti non diresse film quando fu alla Biennale) o Pontecorvo: sarà risolto quando le nomine saranno durature e non precarie, come accade a Cannes o a Berlino, dove i direttori restano anche 20 anni. Il nuovo statuto, la Fondazione, i privati andranno in questa direzione? Ma Valerio Riva, il consigliere polemico, non intende sospendersi.
«Ormai sono esperto in conflitti di interessi e mi riservo quindi di osservare con attenzione il nuovo contratto di Muller, avere tutte le prove. Io da consigliere non posso fare attività concorrenziale alla Biennale e sarei obbligato a sostenere il quinto delle spese di un’eventuale causa persa con qualche produttore inferocito. La verità è che Muller ci è stato imposto. O lui o Giannini. Io ho pronunciato invano il nome di Garcia Marquez. Ma non si può accettare a occhi chiusi il fatto che dopo la sua nomina, Muller abbia firmato un contratto per tre film con Rai e Luce».
Molti gettano acqua sul fuoco, proprio mentre Cannes sta per aprire un’edizione ricca. Giancarlo Leone per Rai Cinema dice a Box Office che il problema non sussiste: ci saranno, dopo il mancato premio a Bellocchio, i film di Amelio e Placido, insomma grande presenza della Rai, che riprenderà la serata di chiusura. Il ministro Urbani rilancia sul conflitto di Muller: «È una sciocchezza detta da una persona sciocca». Poi si lancia: «Muller è in America ora, sarà la mostra più bella degli ultimi cinque anni e forse avremo Spielberg come presidente della giuria». In realtà Spielberg, che sta per iniziare un film sulla strage alle Olimpiadi di Monaco, porterà al Lido il suo film Terminal con Tom Hanks, odissea di un emigrante che rimane senza Paese natìo; ma per ora non risulta altro.