sabato 17 aprile 2004

storia:
un "mago" traduttore di Euclide che anticipò Newton

Gazzetta del Sud 17.4.04
John Dee, l'astrologo alla corte di Elisabetta I
di Ennio Falabella


Nel 250° anniversario della sua fondazione il British Museum ha celebrato una delle personalità più controverse dell'età elisabettiana, John Dee (1527-1608), la cui vasta biblioteca ha costituito l'asse portante dell'attuale King's Library. Il seminario ha seguito il Dee-day dello scorso anno organizzato dal Maritime Museum di Greenwich in suo onore: da esperto astronomo aveva afferrato la portata dei metodi cartografici dell'olandese Mercator, che aveva introdotto in Inghilterra aprendo la ricerca del passaggio a Nord Ovest sulle rotte atlantiche. Ma John Dee, dottore del Trinity College di Cambridge, già si era fatto conoscere dai circoli sapienti con la traduzione dal greco e il primo commento in inglese de «Gli Elementi» di Euclide. E come astrologo John Dee era stato consultato dal Consiglio della Corona per individuare il giorno più propizio per l'incoronazione della regina Elisabetta I. Il 17 novembre 1558 era morta la regina Mary, la Bloody Mary ricordata dai protestanti; Elisabetta, di dichiarate inclinazioni protestanti, aveva il compito di pacificare un Paese diviso. John Dee scelse come data il 15 gennaio 1559: Giove in Acquario (il calendario giuliano, ancora in vigore, era un anticipo sul nostro di 10 giorni) dava l'influenza astrale dell'imparzialità, dell'indipendenza di giudizio e della tolleranza, mentre la congiunzione di Marte nello Scorpione garantiva la passione e l'impegno necessari per chi vuole ben governare. Dopo questo esordio John Dee sarebbe diventato il consigliere ascoltato della regina Elisabetta anche nei campi della politica. La sua argomentazione, con dovizia di mitici particolari, sulle origini ancestrali e divine dei diritti della corona inglese sul Nuovo Mondo, in barba al Trattato delle Tordesillas (1494) che l'aveva suddiviso fra Spagna e Portogallo, avrebbe dato una sorta di legittimità agli insediamenti di coloni nel Nord America, primo albore del futuro impero britannico. Dee, in bilico tra protestantesimo e cattolicesimo, interrogato sulla validità della riforma gregoriana del calendario aveva trovato sì giustificata la correzione papista introducendo però, anche a sua salvaguardia, una variante anglicana. La sua scienza e il suo equilibrio non erano stati apprezzati, così l'Inghilterra avrebbe atteso più di 150 anni per allineare il calendario al movimento solare. Il versatile Dee era stato pure alla corte dell'imperatore Rodolfo II d'Asburgo, fervente cultore della magia, ma parrebbe molto probabile che il suo lungo soggiorno nell'Impero fosse la copertura d'una non definita missione di spionaggio. Perché ai tempi degli intrighi dinastici, dell'inchiostro simpatico e dei messaggi cifrati, alchimisti e matematici godevano di molteplici impieghi. John Dee ha anticipato la concezione matematica dei moti celesti di Isaac Newton, l'ultimo dei maghi, che non avrebbe avuto la reputazione macchiata dai suoi primari interessi alchimistici, non disdegnati nemmeno da Francis Bacon, padre fondatore del metodo induttivo moderno, ucciso da un mal riuscito esperimento di refrigerazione per allungare la vita. Quando ancora alchimia, cabala e astrologia erano considerate lo stimolo necessario della matematica e dell'astronomia, già bollate da Sant'Agostino per le loro ascendenze pagane, la conoscenza vera, quella universale, era soggetta a slittare dal proibito all'occulto. John Dee è invece soprattutto ricordato per i suoi studi astrologici e per i patti, sigillati con lo scambio delle mogli, con il medium Edward Kelley, tramandatici con dettagliato spirito scientifico da lui stesso, ignaro certo che di siffatti argomenti un bel tacer non fu mai scritto.