lunedì 19 luglio 2004

Eroi etruschi e miti greci a Vulci

Repubblica 19.7.04
UN CICLO PITTORICO DECORATIVO IN MOSTRA A VULCI
GLI EROI GRECI VISTI DAGLI ETRUSCHI
di GIUSEPPE M. DELLA FINA


VULCI. Alessandro François era un archeologo assai noto nei decenni centrali dell´Ottocento: a lui si devono scoperte di particolare rilievo in area etrusca, tra le quali, a Vulci, nell´aprile del 1857, quella di una tomba dipinta di straordinario interesse. Raccontò il momento e le sensazioni della sua scoperta nella rivista Bullettino dell´Instituto di Corrispondenza Archeologica. Le pareti delle tomba apparvero ai suoi occhi decorate da «esimie pitture munite ciascuna figura di ben chiara iscrizione etrusca, senza della quale circostanza si sarebbe creduto che questo sepolcro fosse appartenuto ad altra epoca, tanta è la bellezza delle medesime pitture da far rammentare i bei tempi del Botticelli e del Perugino».
L´eco della scoperta sul momento fu notevole. Nel 1863 gli affreschi vennero staccati dalle pareti ed entrarono nella collezione Torlonia, mentre sulla tomba priva ormai delle decorazioni scese il silenzio. Nel 1924 Goffredo Bendinelli dovette svolgere ricerche specifiche per rintracciarla, essendone andata perduta anche l´ubicazione. Poi, nel 1930, fu oggetto di un nuovo scavo che diede risultati di un certo interesse.
Ora, per la prima volta in Italia, l´intero ciclo pittorico che decorava la tomba viene esposto in occasione della mostra "Eroi etruschi e miti greci", allestita nel Castello della Badia a Vulci (sino al 26 settembre 2004). L´esposizione è stata resa possibile grazie alla liberalità dei Torlonia e all´impegno della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell´Etruria Meridionale e degli Enti Locali, che hanno voluto tale realizzazione con grande determinazione.
Quali sono i motivi della notorietà del ciclo pittorico? Il livello stilistico degli affreschi che giustifica l´ingenuo entusiasmo di François (si osservi, in particolare, sotto questo aspetto, la scena dell´aggressione di Aiace a Cassandra), e l´interesse storico dei soggetti raffigurati.
Si tratta di episodi della storia etrusca a noi ignoti e di quella romana, ma visti nell´ottica degli Etruschi. Sulla parete di destra del tablino sono raffigurati vari duelli tra personaggi vulcenti e loro alleati contro guerrieri originari di altre poleis etrusche. Tale scena sembra proseguire sulle pareti immediatamente combacianti: vi si vede Marce Camitlnas che uccide il romano Cneve Tarchunies (Gneo Tarquinio) e Mastarna che libera Celio Vibenna. Sappiamo dall´imperatore romano Claudio, autore di un´opera storica proprio sugli Etruschi, che Mastarna va identificato con Servio Tullio. Negli affreschi della tomba vulcente abbiamo quindi anche il racconto di vicende relative alla fase monarchica di Roma, con l´uccisione di un esponente della dinastia dei Tarquini e col ricordo di un´azione coraggiosa di Servio Tullio, con ogni probabilità non ancora salito sul trono di Roma.
C´è da aggiungere che a queste scene vittoriose per i vulcenti fanno da contraltare scene tratte dalla tradizione greca, come ad esempio il sacrificio dei prigionieri troiani voluto da Achille in espiazione della morte di Patroclo: tutto ciò spinge a far ritenere che chi volle far realizzare la tomba credeva nell´identificazione dei Vulcenti con i Greci e dei Romani con i Troiani e, al contempo, nutriva scetticismo e probabilmente disgusto per la violenza senza freni. Conosciamo il suo ritratto e il suo nome: si tratta di Vel Saties raffigurato coronato e con una veste di fattura raffinatissima, mentre avanza preceduto da un fanciullo che tiene in mano una rondine.
Resta da dire che gli affreschi vanno datati intorno al 330 a.C.: entro pochi decenni Vulci e l´intera Etruria sarebbero caduti in mano romana, e il ricordo dei successi vulcenti sembra avvolto in un alone di doloroso rimpianto che riesce a giungere fino a noi.