lunedì 19 luglio 2004

lo stato del processo per il delitto di Cogne

Repubblica 19.7.04
Annamaria Franzoni, la madre accusata di aver ucciso il figlio, non sarà in aula. Sarà presente invece il marito
Cogne, il giorno della verità
Oggi il gup decide: rinvio a giudizio o proscioglimento

Non si esclude la richiesta del rito abbreviato a meno di altri colpi di scena
di MEO PONTE


AOSTA - Oggi, dopo due anni di indagini, perizie e polemiche, per Annamaria Franzoni sarà finalmente il giorno del giudizio. A meno che Carlo Taormina, il legale della donna accusata di aver ucciso Samuele, il figlio di tre anni, non abbia in serbo un ennesimo coup de theatre per strappare un ultimo rinvio - nei giorni scorsi si è diffusa la voce che abbia accarezzato l´idea di invocare il legttimo sospetto denunciando il clima «colpevolista» di Aosta - oggi il gup Eugenio Gramola dovrà decidere se rinviare a giudizio Annamaria Franzoni o se proscioglierla dall´accusa mossale dalla Procura della Repubblica di Aosta. Lei, l´imputata, in aula non ci sarà. Come non c´è più stata dal tempo della sua scarcerazione decisa da un tribunale del Riesame di Torino, poi sconfessato dai giudici della Corte di Cassazione. Ci sarà invece il marito, Stefano Lorenzi, parte offesa ma anche strenuo difensore dell´innocenza della moglie.
Al gup Gramola, però, nel caso che l´avvocato Taormina decida di chiedere il rito abbreviato, toccherebbe un compito ancor più delicato: decidere lui se Annamaria Franzoni è o non è l´assassina del piccolo Samuele. È un compito non facile quello che aspetta il giudice aostano, noto per la sua serietà e soprattutto per il suo rigore.
Quello che la mattina del 30 gennaio di due anni fa era sembrato ai più un caso di immediata soluzione (un bambino ucciso in una casa isolata nella frazione isolata di un paesino isolato) per una serie di assurdi errori si è infatti trasformato in un rompicapo inspiegabile. Per capire che si trattava di un delitto e non di un aneurisma (come aveva diagnosticato la dottoressa Ada Satragni in un frettoloso e alquanto incomprensibile primo esame medico) ci volle un giorno intero e l´autopsia del professor Viglino.
La prima sospettata, Annamaria Franzoni, fu interrogata dal pm Stefania Cugge solo la sera successiva e per tre ore appena. Le tredici persone (soccorritori, amici, vicini) che entrarono in quella casa a Montroz nel momento successivo alla scoperta del delitto furono sentite come testi nell´arco di un mese. La Procura preferì affidarsi all´indagine scientifica e ai carabinieri del Ris di Parma. È in questo modo che l´inchiesta si è avvitata sulle consulenze scientifiche e sull´ormai famoso pigiama azzurro macchiato di sangue. Nel tempo sono cambiati persino gli attori di un dramma che sembra non aver fine: il pm Cugge è stato sostituito dal collega Longarini, l´avvocato Grosso da Taormina, il gup Gramola ha preso il posto del gip Gandini.
Gli ultimi atti dell´inchiesta, però, hanno messo in difficoltà la difesa di Annamaria Franzoni. La perizia fortemente voluta da Taormina e ordinata dal gup sull´analisi della tracce di sangue ha sostanzialmente confermato che almeno i pantaloni del pigiama erano indossati dall´assassino, confermando le tesi dell´accusa in un inoppugnabile incidente probatorio.