giovedì 8 luglio 2004

«le mille radici d'Europa»

Repubblica 8.7.04
LE MILLE RADICI D'EUROPA
Le Goff e Cacciari

"senza sens analogie con il trecento"
"sono molti gli strati che abbiam in comune"
"la matrice sia aperta e non chiusa o aggressiv
Lo storico e il filosofo dibattono sull'identità del continente
di VITTORIO BORELLI


Il braccio di ferro sulla Costituzione europea non poteva che concludersi con un compromesso politico. Ovviamente. Ma lo scontro è destinato a proseguire perché non c´è chiarezza né omogeneità sul modo di guardare alle radici comuni, alla comune identità. Ne abbiamo parlato con due intellettuali tra i più sensibili e attenti al tema Europa: lo storico francese Jacques Le Goff e il filosofo italiano Massimo Cacciari.
Molti politici e intellettuali mettono in discussione che esista una identità europea. Leggendo Il cielo sceso in terra. Le origini medievali dell´Europa, il libro di Le Goff da poco uscito in Italia da Laterza, si ha invece la prova del contrario. Ma sul tema anche Cacciari ha scritto molto in questi anni. Volete ricordarci quali sono i fondamenti della nostra comune identità?
LE GOFF L´identità europea si è costituita per stratificazioni successive e su un lungo periodo. Il primo strato è quello della cultura greco-romana portatrice dell´idea di democrazia, dello spirito scientifico, del metodo critico e dell´importanza del diritto. Il secondo strato, che io considero essenziale, è lo strato medievale con la diffusione dei valori giudeo-cristiani, la combinazione di unità europea e diversità nazionale. È lo strato del metodo scolastico e universitario, della filosofia scolastica, della nascita delle città, dell´equilibrio tra ragione e fede. Successivamente si sono sovrapposti lo strato scientifico dei secoli XVII-XVIII, lo strato dei Lumi del XVIII secolo, lo strato della rivoluzione francese, lo strato del Romanticismo e quello dei lunghi progressi della democrazia a partire dal XIX secolo.
CACCIARI L´elencazione dei caratteri comuni alle diverse nationes europee porterebbe, credo, assai poco lontano. La forma del loro relazionarsi mi pare, piuttosto, costituire la vera «identità» - e questa forma è polemos: riconoscersi-distinguersi. Contra-dirsi. La forma della «identità» europea è agonica nella sua essenza. È questa la forma dell´"arcipelago" greco; è questa la forma della civitas Romana, che costruisce la propria grandezza sulla «contra-dizione» tra patrizi e plebei; è questa la forma della respublica christiana: due Soli; concordia oppositorum come idea della cattolicità della Chiesa. Inquieto, in-sano il cuore d´Europa. E chi vorrà guarirlo lo farà cessare di battere.
Nel XII Secolo, l´identità degli europei si definiva rispetto al mondo bizantino da un lato e al mondo islamico dall´altro. Ritenete che anche oggi l´Europa debba definirsi in negativo, distinguendosi sia dal nuovo fondamentalismo islamico sia dall´unilateralismo americano dell´amministrazione Bush?
LE GOFF Evidentemente. Ma per proteggersi sia contro il terrorismo sia contro l´imperialismo essa deve riuscire a mantenere una sua identità aperta e non chiusa ed aggressiva.
CACCIARI Non ha alcun senso l´analogia con il XII Secolo. Lì l´Europa si definiva in competizione (ma era un agòn anche quello, nel senso che prima ricordavo!) con una civiltà, quella islamica, che la surclassava per molteplici aspetti. E non certo perché fosse "fondamentalista", nel senso che oggi intendiamo! Il "fondamentalismo" attuale, come Kimpel e tanti altri ci hanno ricordato, è il prodotto della nazionalizzazione-occidentalizzazione delle genti islamiche tra XIX e XX Secolo. E non potrà che svilupparsi e radicalizzarsi di fronte a politiche occidentali «unilaterali». Se - e ripeto: se - l´Europa declinerà la propria «identità» nei termini che ho detto, intrinsecamente «multilaterali» - se l´Europa saprà esprimere il suo stesso «io» come interrogazione-dialogo, allora potrà svolgere un ruolo proprio, autonomo rispetto a tutti i «fondamentalismi». Vi sono «memorie» di una tale possibilità nella storia europea? Oserei citare un nome: Francesco. Ma Francesco è ancora per noi un... possibile?
Intorno all´anno Mille, il sogno comune del Papa e dell´Imperatore era l´ingresso del mondo slavo nella cristianità unita. È ancora un tema di grande attualità...
LE GOFF Il mondo slavo è entrato a far parte della cristianità effettivamente ed essenzialmente verso l´anno Mille e l´allargamento attuale dell´Europa non è che una prima fase del ritorno all´allargamento medievale, fase che deve essere seguita dopo un periodo più o meno lungo dall´allargamento all´Ucraina, alla Bielorussia, e - più difficilmente, ma necessariamente - alla Russia stessa.
CACCIARI Sto leggendo uno straordinario libro, Sulla formazione della cultura europea occidentale di Bruno Luiselli, dove si mostra, secondo le più diverse prospettive l´acculturazione reciproca tra mondo cristiano-romano, mondo germanico e mondo celtico, soprattutto britannico e irlandese. Non so se vi siano ricerche di analogo spessore per le relazioni tra questo mondo occidentale e quello slavo, prima della sua cristianizzazione. Certo che compito e destino della cultura europea occidentale si sono fin dai suoi inizi proiettati «a oriente». L´Europa realizzerà la sua idea allorché questa nostalgia si combinerà con l´altra, complementare, di tanta parte della cultura slava per l´"arcipelago" europeo, per la dimensione cattolico-mediterranea dell´Europa.
A vostro parere, quali sono gli uomini che più hanno contribuito all´idea dell´Europa?
LE GOFF Gli uomini che nel Medioevo hanno fatto esplicitamente riferimento all´unità europea come ad un loro sogno personale sono stati il Enea Silvio Piccolomini, diventato papa come Pio II, e il re ussita di Boemia Georges Podebad.
CACCIARI Parlerei piuttosto di coloro che più hanno rappresentato la sua idea - e cioè di coloro che ne hanno più coerentemente e tragicamente declinato l´essere-contraddizione. Da un lato, coloro che ne volevano «interrare» le differenze, i fanatici dell´Unità, dell´Ordine, dalle grandi tradizioni imperiali a quelle giacobine, sia nelle sue versioni «di destra» sia «di sinistra»; dall´altro, i grandi critici delle "statolatrie", delle infernali confusioni tra civitas hominis e civitas dei, i federalisti nel senso più autentico e profondo del termine, quello che risuona ne La Ginestra di Leopardi! Ma occorre, realisticamente, sapere che entrambi sono l´Europa. Forse, "democrazia" per noi non significa altro che riuscire, di volta in volta, a comporre proprio tale dissonanza.
Le Goff sostiene che il cristianesimo è stato un importante fattore di identità, ma che il processo d´identità europea era iniziato prima e che è proseguito anche dopo la laicizzazione delle nostre società. Un´affermazione come questa sembra dare ragione a chi, in sede di elaborazione della costituzione europea, ha negato la necessità di rifarsi a radici cristiane...
LE GOFF Il preambolo alla costituzione europea mi sembra debba innanzi tutto affermare la laicità della nascente formazione politica; ciò premesso, può anche evocare le differenti eredità ideologiche e culturali, in particolare l´eredità giudeo-cristiana.
CACCIARI Ciò che diciamo «laicizzazione» non è per molti e decisivi aspetti che secolarizzazione di idee religiose. Non vedo fratture irreparabili, e perciò il processo dell´identità europea (ma è tale identità ad essere appunto un processo!) può essere descritto secondo un suo «senso». Basta non cadere in facili storicismi. Il «senso» di un processo storico avviene, Vico docet, essenzialmente per eterogenesi dei fini, non sulla base di calcoli e progetti che poi si realizzino. Nella storia vi è ancora meno «teleologia» che in natura. Il problema oggi non consiste nel «contare» quante manifestazioni o espressioni della nostra cultura debbano essere attribuite a «radici» cristiane, ma nell´analizzare se e come tali «radici» siano ancora «portanti». Credo, allora, risulterebbe evidente come esse lo siano soltanto in quanto «secolarizzate» - ed essenzialmente attraverso la loro riformulazione in chiave universalistico-filantropico-illuministica. Tutti i grandi classici della sociologia della religione tra Ottocento e Novecento, da Troeltsch a Scheler, da Durkheim a Weber, si sono impegnati nella spiegazione di tale «grande trasformazione». La Costituzione Europea avrebbe potuto costituire l´occasione per un ripensamento del «compromesso» tra Christentum e Kultur? A questo fine mirava Papa Wojtyla? I «costituenti» hanno comunque abdicato da tale compito. Ma esso avrebbe mai potuto compiersi?
Molti dicono che l´Europa soffre di un eccesso di vincoli economici e amministrativi e di un deficit di idealità. Le Goff sembra condividere questa opinione quando scrive che «l´Europa è ancora da fare e addirittura da pensare». Che cosa dovrebbero fare i politici e gli intellettuali europei per dare slancio e maggior respiro ideale al progetto europeo?
LE GOFF Bisogna che l´identità economica venga equilibrata dallo sviluppo di un´identità culturale europea le cui basi storiche sono lontane e profonde e infondere all´Europa un dinamismo che nasca da una volontà politica.
CACCIARI Le contraddizioni che minano l´attuale «costruzione» dell´Europa sono presenti in tutte le sue dimensioni. Nessun politico europeo, nessuna delle tradizionali "famiglie" politiche europee, «pensa» l´Europa, poiché significa non pensare l´Europa pensarla come appendice atlantica oppure come asse franco-carolingio; pensarla come crogiuolo occasionalistico di nationes oppure, all´opposto, come nuovo macro-Stato; pensarla come compromesso tra interessi statali o, all´opposto, in termini astrattamente utopistici, come se tradizioni, lingue, culture che la compongono potessero mai dar vita a degli Stati Uniti d´Europa sul modello americano. Ma non c´è dubbio che le contraddizioni riguardano anche la dimensione economica.

Ha collaborato Lidia Fornasiero