Repubblica 8.7.04
IL CASO
Il vescovo dell'Oregon si arrende: le elemosine non bastano a coprire i 155 milioni di dollari di danni richiesti dalle vittime
Pedofilia, la Chiesa fa bancarotta "fallisce" la diocesi di Portland
La comunità ha già pagato 53 milioni di dollari a 133 persone molestate dai sacerdoti
La crisi finanziaria rischia di allargarsi a molte altre parrocchie in tutti gli Usa
DAL NOSTRO INVIATO
VITTORIO ZUCCONI
WASHINGTON - Il macigno che il Vangelo promise al collo di coloro che danno scandalo, trascina la prima diocesi cattolica americana nella Geenna della bancarotta finanziaria. Il vescovo di Portland, la grande città dell´Oregon, è il primo ad arrendersi, e non sarà l´ultimo, travolto dalle richieste di risarcimenti dalle vittime vere o presunte di molestie e di abusi sessuali che le casse delle diocesi non possono più tacitare. Dichiara bancarotta, lasciando il diritto canonico per cercare rifugio sotto la protezione del codice civile. E c´era quasi un´eco tristissima e forse inconscia dello smarrimento e dello sconforto di Gesù sulla croce, quando John Vlasick, il vescovo in fallimento, ha detto in pubblico allargando le braccia: «Le compagnie di assicurazione ci hanno abbandonato, tutti ci hanno abbandonato».
Ci sono sessanta cause pendenti contro il clero della diocesi di Portland, e 155 milioni di dollari di danni pendenti, mentre i bussolotti della questua si inaridiscono, in una regione, l´Oregon, che per la Chiesa di Roma è frontiera, non certo paragonabile alle cattolicissime Boston, Tucson in Arizona o Los Angeles, dove pure le casse di monsignore sono esauste. Negli ultimi due anni, il vescovo dell´Oregon aveva già dovuto pagare 53 milioni alle 133 persone che avevano denunciato abusi sessuali e le assicurazioni ora rifiutano di coprirlo e lo abbandonano allo scarso buon cuore di tribunali e avvocati, pungolati dalla legge più generosa di tutti gli Stati Uniti verso le vittime. Secondo la Corte Suprema dell´Oregon in una sentenza del 1998, la curia è responsabile civilmente dei reati commessi dal proprio clero «anche se era all´oscuro dei fatti».
Occhi attentissimi e sguardi angosciati, dalle porpore di altre diocesi americane, Boston, Detroit, Tucson, Los Angeles, Chicago, New York, oltre che da Roma, seguono la disperata e storica decisione di monsignor Vlasick, turgida di conseguenze legali, penali e addirittura costituzionali. La richiesta di «bancarotta» ai sensi dell´articolo 11 del codice, la stessa scelta da aziende oppresse dai creditori, significa infatti amministrazione controllata. Il debitore ottiene protezione temporanea dai creditori, affidando in cambio l´amministrazione dell´azienda a un giudice e sottoponendo un progetto di risanamento. Ma le diocesi sono aziende molto particolari. Sono strutturate come proprietà private non-profit, senza fini di lucro, perchè la legge non riconosce status speciali ad alcuna religione. I vescovi, al momento delle loro dimissioni o trasferimento o decesso, tramandano al successore tutte le proprietà, e dunque tutti gli attivi e i debiti della diocesi, come una transazione fra cittadini privati. Ma se un giudice ordinario deve assumere la gestione della diocesi, che amministra chiese, scuole parrocchiali, asili, istituti di assistenza, conventi, seminari, sarebbe questa la fine della sacrosanta separazione fra Dio e Cesare, come si è chiesto subito il professor Charles Zech, docente di economia nella università cattolica di Villanova?
«Ci stiamo imbarcando in un mare in tempesta senza bussola» ha detto il professore, ed è vero. Da quando, nel 1988, in una lettera riservata all´allora nunzio apostolico a Washington, monsignor Pio Laghi (oggi cardinale) il vescovo ausiliario di Cleveland, Quinn, lanciò il primo allarme inascoltato a Roma, l´acqua cheta della pedofilia e degli abusi è esplosa, investendo la grande nave della chiesa americana, portando a scandali, suicidi di vittime e di preti, esecuzioni sommarie in carcere dei pedofili, smarrimento e confusione. Ogni tentativo di sopire e sedare, di tacitare le vittime con transazioni private, di proteggere la chiesa dallo scandalo, è fallito. E´ nata una lobby, la Snap (Rete Nazionale dei Sopravvisuti ai Preti) che calcola in 100mila il numero delle vittime e dunque garantisce pubblicità e incessante rifornimento di querele per danni. I libri, tra scandalismo e seria denuncia, si susseguono, dopo il primo best seller («Non ci indurre in tentazione») con i due ultimi, «Padri Nostri», e «Il voto del silenzio: l´abuso di potere nella chiesa di Giovanni Paolo II» che anche la rivista ufficiale dei cattolici ha recensito con serietà e favore.
Una chiesa chiaramente in piena tempesta, per la impronunciabile gioia delle confessioni concorrenti che si contendono la cura delle anime e dei borsellini nel grande mercato religioso americano. La Chiesa di Roma è, con circa 60 milioni di aderenti, la prima religione organizzata americana, di fronte alle sparse denominazioni protestanti, dunque fa gola, fa invidia e fa rabbia. Il «gregge» Usa è, insieme con i fedeli tedeschi, il maggiore contribuente di elemosine alle casse del Vaticano e la confusione, l´imbarazzo, la vergogna si traducono in ridotte offerte, dunque in problemi anche per le finanze della Curia Romana. La resa del vescovo di Portland, uno dei vascelli più vulnerabili, è un segnale gravissimo per il convoglio dei cattolici americani, alla deriva nella tempesta di una bancarotta finanziaria che può condurre, se il timoniere di Roma non saprà riportarla sulla rotta, al naufragio morale.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»