venerdì 16 luglio 2004

Stephen Hawking: mi ero sbagliato

Repubblica 16.7.04
Lo scienziato Stephen Hawking annuncia un'importante scoperta: la relazione tra pochi giorni a Dublino. La notizia sul "New Scientist"
Buchi neri, una nuova teoria "Non spazzano via tutto"

I suoi precedenti studi contraddicevano le leggi della fisica
I 3 satelliti saranno lanciati nel 2012, ma una versione in miniatura partirà fra quattro anni
L´apparente paradosso dei mulinelli cosmici sarebbe ora stato risolto
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
ENRICO FRANCESCHINI


LONDRA - C´è un grosso buco nella teoria dei «buchi neri», e lo scienziato che l´ha inventata si appresta a riempirlo. Sulla base di nuove ricerche, Stephen Hawking, il più famoso fisico vivente, è pronto ad ammettere di essersi sbagliato. Per trent´anni, l´eminente studioso inglese ha difeso la nozione che i «buchi neri», lo stadio finale dell´evoluzione di una stella, non lasciano sfuggire nulla verso lo spazio esterno, neppure la luce, distruggendo tutto ciò che risucchiano senza lasciare traccia di niente. Ma nei giorni scorsi l´autore del best-seller mondiale «Breve storia del tempo» ha scritto agli organizzatori di una conferenza che si terrà a Dublino la settimana prossima, chiedendo di poter fare un intervento sull´argomento: «Ho risolto il paradosso dei buchi neri e vorrei parlarne», diceva il messaggio, inviato a Curt Cutler, fisico dell´istituto Albert Einstein di Golm, in Germania, che presiederà il convegno.
«Non ci ha mostrato niente di scritto, ma sulla base della sua grande reputazione lo abbiamo inserito all´ultimo momento nella lista dei relatori», riferisce il professor Cutler al settimanale britannico "New Scientist". Andando a interrogare collaboratori e allievi di Hawking alla Cambdrige University, la rivista ha avuto la conferma che il sessantaduenne scienziato, quasi completamente paralizzato e immobilizzato su una sedia rotelle per una grave malattia neurologica, intende rivedere le proprie convinzioni.
Nel 1976 Stephen Hawking spiegò il fenomeno con la teoria del «paradosso dei buchi neri». Aveva calcolato che, una volta formatosi, un «buco nero» comincia a perdere massa trasmettendo radiazioni di energia; che tali radiazioni non contengono alcuna informazione sulla materia all´interno del «buco nero»; e che quando un «buco nero» evapora, non ne resta alcuna traccia. La sua scoperta era in contraddizione con le leggi della fisica quantistica, secondo cui è impossibile spazzare via completamente le tracce di ciò che esiste. Ma il fisico rispondeva a questo apparente paradosso affermando che i campi gravitazionali dei «buchi neri» hanno una tale intensità da sconvolgere le leggi della fisica.
Pur non convincendo tutti i suoi colleghi, la teoria gli ha dato grande fama internazionale. Aiutato anche dalle cinque milioni di copie vendute dal suo libro «Breve storia del tempo», poco per volta Hawking ha fatto entrare i «buchi neri», uno dei più complicati misteri della scienza, nel linguaggio di tutti i giorni. L´idea che l´universo sia cosparso di spaventose trappole galattiche che risucchiano la materia e la consegnano all´oblio, ha affascinato a lungo chiunque alza gli occhi al cielo in una notte stellata.
Mercoledì prossimo, a Dublino, il professor Hawking dovrebbe rivelare che le cose non stanno esattamente così: quei mulinelli cosmici non risucchiano proprio tutto, qualche informazione sfugge al loro vortice e può arrivare fino a noi. Sarà un altro piccolo passo nell´impresa di comprendere i segreti dell´universo. Ma non potremo più usare «buco nero» come metafora di un tritacarne che tutto inghiotte e tutto fa scomparire.

Repubblica 16.7.04
L'INTERVISTA
Stefano Vitale, docente di fisica a Trento
"La nostra missione li vedrà da vicino"
di CLAUDIA DI GIORGIO


ROMA - «Non sarà uno scoop mediatico. Il contesto della conferenza di Dublino sulla relatività generale è molto serio; conoscendo Hawking sono certo che porterà un risultato scientifico, una teoria, un calcolo che dimostra, o cerca di dimostrare, quantitativamente dov´è finita l´informazione sfuggita al buco nero». Stefano Vitale è ordinario di fisica sperimentale all´università di Trento e fa parte del comitato scientifico che organizza la conferenza dove Stephen Hawking presenterà la soluzione al paradosso che lui stesso ha contribuito a creare.
La conferenza è dedicata alla relatività generale di Einstein, di cui nel 2005 si celebra il centenario. La scoperta di Hawking cambierebbe qualcosa?
«Il paradosso nasce tra l´interazione tra relatività generale e la meccanica quantistica, l´altra grande rivoluzione concettuale del XX secolo, e il matrimonio tra queste due teorie è tutto da concludere. La soluzione del paradosso sarebbe un passo avanti nella comprensione di uno dei suoi aspetti, ma la relatività generale è solida, non ha bisogno di questo, è dimostrata da un´enorme quantità di esperimenti».
Lei è responsabile scientifico per l´Agenzia spaziale italiana di una missione che permetterà di osservare i buchi neri in modo mai fatto prima d´ora. Di cosa si tratta?
«La missione si chiama LISA Pathfinder e fa da battistrada a un grande progetto congiunto Esa e Nasa per mettere in orbita LISA, un osservatorio delle onde gravitazionali previste da Einstein, che saranno un potentissimo strumento di osservazione dell´universo e dei buchi neri. Che in un certo senso sono "neri" perché non ne esce niente, eccetto le onde gravitazionali, che sono l´unica cosa prodotta dai buchi neri».
Quando partirà il progetto?
«L´osservatorio LISA, che è composto da tre satelliti, sarà lanciato nel 2012. Ma poiché si basa su tecnologie molto sofisticate, l´Esa ha appena approvato la realizzazione di LISA Pathfinder, una versione in miniatura di una parte dell´osservatorio, che servirà a dimostrare la fattibilità di questo ambizioso obiettivo, e che partirà nel 2008».