martedì 21 settembre 2004

dal dossier di Avvenimenti n°36 contro la legge sulla fecondazione assistita

(Sul prossimo numero di Avvenimenti - in edicola venerdì prossimo 24 settembre sarà pubblicata una seconda parte sullo stesso tema)

da Avvenimenti n 36 del 17-23 settembre 2004

Embrione febbre a 40
Fecondazione, le firme contro la legge al rush finale
di Simona Maggiorelli

Strano paese l’Italia, dove una legge importante come quella sulla fecondazione assistita che riguarda milioni di persone affette da malattie oggi incurabili viene blindata alla discussione in aula, fatta passare zeppa di divieti per la ricerca e accompagnata da annunci come quello del senatore Giulio Andreotti che, esplicitamente, dice che il prossimo passo sarà la revisione della legge 194 sull’aborto. Già di per sé la legge 40 le dà un duro colpo equiparando, all’articolo1, i diritti dell’embrione e quelli della madre. Una legge, val la pena di ricordarlo, che proibisce la diagnosi genetica preimpianto e la fecondazione eterologa ( quando i gameti non vengono dalla coppia stessa, ma da donatori), obbligando la donna a farsi impiantare un numero fisso di tre embrioni , anche se malati. Quando è scoppiata la protesta della comunità scientifica internazionale e dei pazienti, con una dura condanna da parte dell’European Society, il governo ha cercato di ricorrere ai ripari illudendo l’opinione pubblica che attraverso la promulgazione di linee guida si potesse correggere un po’ il tiro. Ma presto si è scoperto che era l’ennesimo pastrocchio e che “anzi - dice Cinzia Caporale, vice presidente del comitato bioetico dell’Unesco - le direttive non fanno che mettere ancora più confusione”. Tanto che un giorno prima della loro approvazione, il rettore dell’Università di Chieti, Franco Cuccurullo, si è dimesso da presidente della commissione del Consiglio superiore della Sanità che aveva il compito di esaminarle. “Le linee guida dovrebbero evitare di creare paradossi – dice Cuccurullo -, dovrebbero semplificare i casi complessi. Queste fanno il contrario”. Per esempio? “ La legge dice che bisogna impiantare tutti e tre gli embrioni – spiega il professore – ma se ci sono malformazioni evidenti, di fronte al rifiuto di una donna, il regolamento dice che va costretta. Ma come si può pensare che un medico possa violentare una donna?”. Tutto questo però non sembra raggiungere l’orecchio del ministro Girolamo Sirchia che firma il provvedimento definitivo e, dalle pagine del Corriere della Sera, rilancia con interviste agostane la sua crociata contro l’aborto. “Una vera ossessione quella di Sirchia - commenta la deputata ds Barbara Pollastrini – contro la libertà di scelta e la responsabilità delle donne nel decidere di avere un figlio”. Scoppia i caso del piccolo Luca, talassemico, curato con il trapianto di cellule staminali prese dal prese dal cordone ombelicale di sue sorelline gemelle nate sane in Turchia grazie alle tecniche di fecondazione assistita proibite in Italia. E l ministro della Salute esalta il successo omettendo di dire il metodo di cura. Poi ritratta protestando di non essere stato ben informato. Disinformazione o mala fede? “Delle due l’una – commenta il genetista Demetrio Neri del comitato di bioetica - o veramente Sirchia non era informato e allora siamo in scenari fantascientici. Oppure ha mentito presentando un risultato così importante senza dire che è stato ottenuto con una metodica assolutamente proibita in Italia. Nei giorni scorsi ho letto un’intervista molto sconsolata del professor Gianaroli che diceva: mi hanno appena eletto presidente della Società mondiale della diagnosi di pre impianto e mi dovrò dimettere, opero nel paese, forse l’unico al mondo, dove questa tecnica è proibita per legge”. Incompetenza o mala fede del ministro Sirchia? La domanda ritorna quando emerge uno strano caso di conflitto d’interessi : in aperta contraddizione con la legge 40 che mette fuori legge la crioconservazione degli embrioni soprannumerari, il 4 agosto il ministro vara un decreto che assegna in convenzione al centro trasfusionale e di immunologia dei trapianti dell’ospedale Maggiore di Milano il compito di fare studi sulle tecnologie dei gameti e dei cosiddetti embrioni orfani. E per questo stanzia, solo per il primo anno, 400mila euro a vantaggio del centro di cui Sirchia è stato direttore per quasi trent’anni. Lasciando spiazzati molti cattolici che convinti non si debba fare ricerca sugli embrioni, si domandano perché consentirla solo su quelli orfani. A ridare fiato alla propaganda, intanto pensa il ministro dei rapporti per il Parlamento Carlo Giovanardi con una trovata delle sue, facendo tappezzare Modena di manifesti, con un’immagine di Hitler che arringa alle camicie brune con sotto la scritta che equipara la fecondazione assistita alle sperimentazioni naziste di eugenetica. “Slogan, chiaramente facinorosi, che purtroppo possono funzionare nella comunicazione con una persona che non abbia senso critico- commenta Monica Soldano dell’associazione di pazienti Madre provetta -. E’ molto pericoloso. Quando Giovanardi dice, per me l’eterologa è uguale all’infibulazione, così come quando parla di selezione dei bambini invece di parlare di geni, quando parla di embrioni bambini, parla di soggetti reificati, del tutto ascientifici. E’ una comunicazione violenta , la gente così si terrorizza”. Intanto l’entrata in vigore della legge 40 ferma centri all’avanguardia come il catanese Era del dottor Nino Guglielmino e costringe centinaia di coppie sterili o portatrici di malattie genetiche ad andarsi a cercare cure in Spagna, in Francia, in Svizzera, in Austria, in Croazia o in Slovenia, per chi viene nel nord Italia, oppure a Malta per chi vive al sud , già appena oltre confine fioriscono cliniche private che applicano le cure proibite in Italia , purché si abbia la possibilità di sborsare cifre importanti. A sentire la comunità scientifica, le argomentazioni contro questa legge dei Nobel Levi Montalcini e Dulbecco, dell’oncologo Veronesi e di molti altri studiosi, ma anche se si leggono i risultati di due recenti sondaggi, la sensazione è quella nettissima di uno scollamento fra governo e paese reale. Secondo i dati dell’indagine di Eurispes e di Telefono Azzurro due italiani su tre è a favore della fecondazione assistita. In percentuale circa il 64,9 per cento degli italiani. E questo a fronte di un 31,3 per cento che si dice contrario e di un 3,8 che non ha voluto o saputo esprimere un’ opinione. Più favorevoli gli uomini che le donne, anche se con poco scarto. Più favorevoli i giovani che gli anziani. Più favorevoli gli italiani che abitano nel centro Italia, nel nord est e nel sud, meno gli isolani e chi abita nel nord ovest. E in maniera proporzionale al titolo di studio, sono a favore della fecondazione assistita il 77, 3 per cento dei laureati, seguiti dai diplomati ( 60,9 per cento) e, fra chi non ha un titolo di studio, i contrari arrivano fino al 42,9 per cento. Ma quello che più stupisce e che ben il 64, 2 per cento degli italiani intervistati dall’Eurispes si dice a favore della clonazione terapeutica, ovvero sul recupero di cellule staminali da embrioni lasciati sviluppare fino al quattordicesimo giorno (ammessa in paesi come l’Inghilterra), a fronte del 28,2 per cento contrario. Dati che grosso modo confermano quelli che vengono da un altro sondaggio, fatto dal professor Renato Mannheimer, dal quale risultava che addirittura il 68 per cento degli italiani era a favore della fecondazione assistita. Rispetto all’area cattolica Mannheimer scopriva un dato interessante sui cattolici, segnalando un orizzonte tutt’altro che monolitico. “Questa non si può certo definire una legge che invera la laicità dello Stato”, commenta il filosofo Emanuele Severino. “Se è vero che i cattolici quando avessero la maggioranza hanno tutto il diritto di imporre una legge che diventa legge dello Stato, è anche vero che se i cattolici democraticamente votano una legge che diventa legge dello Stato, ma che impone ai non cattolici di operare cattolicamente allora questa legge pur prodotta in modo democratico è meno laica è meno democratica è meno liberale di una legge dello stato la quale lasciasse liberi i cittadini di agire come credono”. Insomma un pastrocchio, girandoci anche troppo intorno. “ Io penso che occorra un’etica del rispetto- dice schiettamente il professor Carlo Flamigni, ordinario di ginecologia a Bologna e pioniere dei bimbi in provetta – credo che la Chiesa cattolica abbia il diritto di cercare di inserire i suoi convincimenti anche fra le regole di un paese laico, se queste norme sono condivise. Altrimenti no. E la gran parte delle norme della legge 40 non sono affatto condivise”. E poi aggiunge: “un’etica del rispetto dei diritti dei cittadini e del valore scientifico di ciò che si dice. In questi giorni – continua il professore- specie sui giornali di area cattolica si assistito a un infondato trionfalismo sui risultati ottenuti con cellule adulte. Niente se si confrontano con ciò che si è ottenuto in altri paesi dove la ricerca è consentita con le cellule staminali embrionali. E non si può mentire deludendo la speranza di vita e di cura dei pazienti”.

Da Avvenimenti n. 36:
IL BIOLOGO
Il professor Boncinelli: “E’ un errore scientifico”
di Simona Maggiorelli

Il direttore della Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste dice ad Avvenimenti: “Il caso del piccolo Luca parla chiaramente, certi risultati sono stati possibili solo perché si è ricorsi alle staminali del cordone ombelicale. Con la fecondazione assistita si scelgono e si impiantano soltanto gli embrioni sani. In questo modo si evita di mettere al mondo bambini che, si sa per certo, saranno malati”. Professore come valuta allora il fatto che questa legge obblighi all’impianto di tutti e tre gli embrioni fecondati? “Da questo punto di vista si tratta di una legge gravemente carente. Secondo me è un errore scientifico molto grave”. C’è chi pensa che l’embrione sia già persona: che fondamento scientifico ha questo tipo di pensiero? "Uno scienziato non sa cosa vuol dire persona, non è un termine scientifico”. Cosa pensa degli esperimenti che stanno facendo in Inghilterra, fermando lo sviluppo dell’embrione al quattordicesimo giorno? “Io non posso che essere d’accordo, ovviamente, e mi auguro che prima o poi tutto il mondo faccia così”. Che prospettive ci sono? Che malattie si potrebbe pensare di poter curare? “Tutte, dall’incidente stradale, al semplice invecchiamento, al Parkinson. Si tratta sostanzialmente di sostituire la tecnica dei trapianti completamente perché gli organi, nonostante la generosità dei donatori non sono mai abbastanza. Quanti anni ci vorranno? Per certi tessuti immagino meno di dieci, per certi altri immagino ce ne voglia venti, Non tutti i casi sono uguali”.

Da Avvenimenti n.36
DISSENSI, i laici dentro la Margherita.
Intervista alla senatrice Cinzia Dato, promotrice del comitato contro la legge 40
di Simona Maggiorelli

Senatrice Cinzia Dato come valuta la proposta di Bianconi e Tomassini di correggere la legge, evitando il referendum?
"Non credibile, perché il senatore Tomassini, e immagino con dolore dacché è un medico, è la stessa persona che ha accettato di blindare il testo della legge, rendendo inutile ogni discussione in Senato. Come si può pensare che ora abbia cambiato idea quando ha accettato, con la maggioranza, che anche le proposte più ragionevoli fossero bocciate".
Di che bocciatura parla?
"Con i senatori Amato e D’Amico avevamo presentato un emendamento che proponeva l’utilizzo per la cura di embrioni non più vitali. Neanche questo è passato".
La convince la proposta di Sirchia di conservazione degli embrioni soprannumerari?
"Una forma di vita come l’embrione che, se non impiantato nel ventre di una donna, non ha nessuna possibilità di diventare essere umano, che speranze ha? Mi domando per quale perversione pensino di tenerli congelati , è davvero una visione da incubo".
La 40 è una legge cattolica?
"Mi sentirei di dire di no. Pur ammettendo che ci siano rappresentanti delle gerarchie vaticane che si sono battuti a sostegno di questa legga, la 40 non è una legge conforme alla dottrina cattolica che non ammette la separazione fra atto sessuale e fecondazione. Ma soprattutto è una legge che non esprime nessun senso di carità cristiana, né di solidarietà, negando alle persone l’esperienza genitoriale, impedendo loro di accedere alle cure. Dove sarebbe la carità cristiana in una scelta così inumana?".
Ha diritto la Chiesa di imporre il suo credo a uno stato laico?
"Con quale dignità, in un momento in cui affermiamo che altre religioni, come l’Islam, non debbano mischiarsi alla politica? Accetteremmo noi una democrazia maomettana? Io credo che delle scelte etiche ci debbano essere, ma non si può affidare questo momento della scelta allo Stato, definendo come reato quello che un’etica particolare giudica peccato".