martedì 21 settembre 2004

il ministro Sirchia

da Avvenimenti del 26 agosto 2004
Le competenze pubbliche a un ente privato che gestirà un business da 500mila euro all’anno
GLI INTERESSI DEL MINISTRO SIRCHIA
La formazione dei medici a una società di cui è stato presidente
di Simona Maggiorelli

Tre anni di sanità vissuti pericolosamente. Fra le molte promesse non mantenute del governo Berlusconi (dalle dentiere gratis agli anziani al fondo nazionale per la non autosufficienza) e il lento, ma progressivo, smantellamento del sistema sanitario nazionale. In attesa che la devolution dia il colpo di grazia finale a un sistema già ampiamente a macchia di leopardo, fra “regioni rosse” che ancora resistono ai tagli e altre, come la Lombardia, dove la sanità è largamente in mano ai privati. E non esattamente alla portata di tutti coloro che ne hanno bisogno.
Proprio nella regione che ha regalato ai privati migliaia di miliardi in "posti letto" e esami ambulatoriali, (salvo poi dover ricorrere al salvadanaio pubblico per ripianare i debiti), le vie dell’affarismo liberista raggiungono anche il ministro della sanità Girolamo Sirchia.
L’eminente medico milanese, protagonista delle cronache bollenti di quest’estate per l’appressapochismo di certe sue fantasiose soluzioni a problemi come l’emergenza caldo per gli anziani, torna ora alla ribalta per una questione di conflitto di interessi. La denuncia viene direttamente dalla Fimmg , la federazione dei medici di famiglia e dal sindacato dei pensionati della Cgil. Nell’occhio del ciclone la Fism, federazione delle società medico scientifiche italiana, società milanese di cui il dottor Sirchia è stato fondatore nel 1984 e poi segretario e presidente fino al 1999 E forse anche oltre, visto che sul sito compare ancora il nome del ministro. Una società. Altro particolare interessante, che per molto tempo, ha avuto la sua sede presso l’ex ufficio di Sirchia al Policlinico di Milano. Fin qui poco da eccepire, si tratterebbe soltanto di una grossa impresa che, partita con 30 associati, negli anni si è allargata a 187, aumentando in proporzione il proprio giro d’affari. Ma la sorpresa è arrivata nel maggio scorso quando, per decreto, il ministro Sirchia ha affidato alla Fism il compito di monitorare le società mediche che chiedono al ministero di potersi occupare della formazione medica. Un affare piuttosto ingente, quello della formazione medica, dacché la “formazione continua” è diventata obbligatoria per medici, farmacisti, biologi, chimici, psicologi e per il personale paramedico, fatto di infermieri e tecnici di radiologia. Con il nuovo regolamento la formazione viene misurata in base ai cosiddetti crediti: ogni operatore deve raggiungerne almeno 50 in un anno e li matura solo frequentando corsi di formazione riconosciuti dal ministero. Un ricercatore della Spi Cgil, Giuseppe Oleandro, ha calcolato che ogni singolo credito viene a costare mediamente dieci euro. E che l’ammontare dell’intera torta è di 500 milioni di euro in un anno, senza contare gli investimenti delle case farmaceutiche che, spesso, sponsorizzano i corsi. In tutto questo il decreto firmato da Sirchia il 31 maggio scorso non affida certo un ruolo marginale alla Fism. Nel testo, fa notare ancora Oleandro, la società compare in ben sette articoli e le sono attribuite “enormi e sproporzionate funzioni”. Di fatto, accusa il sindacato, la Fism viene equiparata ad un organo ausiliario della pubblica amministrazione e all’agenzia per i servizi sanitari regionali.
“Inoltre - prosegue Oleondro - a tutte le società che aspirino ad essere riconosciute dal ministero viene imposta la collaborazione con la Fism nell’elaborazione delle linee guida”. Senza dimenticare che , “sempre alla Fism spetta il compito dell’istruttoria preventiva sulle domande presentate”. Di fronte a tutto questo la reazione di alcuni sindacati e di associazioni di base dei medici è stata decisamente energica. “Per il sindacato, con il provvedimento si tenta di costringere circa 900mila operatori sanitari interessati alla formazione medica continua a passare sotto le forche caudine di una Federazione privata, la Fism, molto vicina al ministro”, scrive in una nota Mario Falconi, segretario della Fimmg. Che ricostruisce così la storia dei rapporti fra ministero e la società milanese: “ A partire dalla convenzione del 29 luglio 2002 che assegnava alla società milanese “il compito di costituire e gestire gli elenchi dei referee, cioè di coloro che valutano gli eventi formativi, e di formare gli stessi referee, a fronte di un cospicuo esborso di denaro pubblico”. La convenzione poi è stata rinnovata il 26 novembre 2003, sino a fine 2004.
"Al di là di alcuni convegni e corsi organizzati - prosegue Falconi - ad oggi non risulta notizia di alcuna attività che giustifichi i finanziamenti ricevuti e quel che ancora non è dato sapere è come tutti questi soldi vengano utilizzati”. E aggiunge: “ Ciò che appare straordinario è che una federazione con interessi privati ben identificati, sia sempre l'unica associazione chiamata nominalmente a rivestire un ruolo da parte della legge. A fianco a generici richiami a ordini, collegi e associazioni professionali, agli occhi del Ministero della Salute che ha emanato il decreto, sembra poter esistere una e una sola associazione capace di rappresentare la scienza: non le Università, non l'Accademia dei Lincei, eccetera, ma la Fism". Per questo suo intervento , di fatto, il dottor Falcone ha subito duri attacchi. Sono partite le denunce. Alle quali la federazione dei medici di famiglia ha deciso di rispondere, proprio in questi giorni, ricorrendo a Tar. A fare chiarezza sulla situazione non è riuscita nemmeno un’ interrogazione parlamentare di Luigi Pepe dell’Udeur alla quale non ha risposto direttamente Sirchia, ma il ministro Carlo Giovanardi, con un paragone alquanto bizzarro: “Il Ministro Sirchia - ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento - c'entra con la Fism come il ministro Marini quand'era ministro del Lavoro c'entrava con la Cisl”. Come se una pingue società privata e un sindacato di tutela dei diritti dei lavoratori fossero la medesima cosa.
E più in la , viene da chiedersi: può veramente il ministro, per decreto assegnare a una società privata funzioni pubbliche di tale portata? “ E la domanda che noi abbiamo rivolto ai tecnici, agli esperti di legge- dice Michele Mangano, segretario nazionale della Spi Cgil -, di fatto il ministro Sirchia firmando il decreto in favore della Fism è entrato in conflitto con il suo dicastero. L’affare è imponente e – prosegue Mangano – e il fatto che qualunque società medica voglia voglia occuparsi di formazione debba sottostare alla Fism fa venire cattivi pensieri”. E quanto al sito della società milanese che conserva ancora l’indiritto di posta elettronica del dottor Sirchia? “Chiunque può facilmente verificare quello che abbiamo riscontrato noi entrando nel sito della Fism- dice Mangano – lì Sirchia risulta ancora presidente. Certo il sito potrebbe non essere stato aggiornato, ma in questo caso il ministro dovrebbe smentire il sito e non l’ha ancora fatto”.