martedì 12 ottobre 2004

Giovanna Mezzogiorno:
«per me, che sono atea...»

una segnalazione di Sergio Grom

Repubbica 11.10.04
Giovanna Mezzogiorno è protagonista del film tv in onda stasera e domani su RaiUno
"La mia Monaca di Monza travolta da Chiesa e famiglia"
di SILVIA FUMAROLA

ROMA - «Dovrò invecchiarla un po', sembra una bambina che ha indossato una veste non sua». La perplessità del pittore chiamato a ritrarla, prima di entrare in convento, riassume il senso del destino della nobile Virginia Maria de Leyva. Non li sentirà mai suoi quegli abiti da suora, la giovane aristocratica innamorata della vita, che voleva essere moglie e madre, e che il padre, Don Martino, nella Monza del '600, destinò al convento per non disperdere il patrimonio di famiglia. È lei, la Monaca di Monza, la famosa sventurata di cui scrive Manzoni nei "Promessi sposi": e perché «la sventurata rispose» lo spiega il bel film di Alberto Sironi, Virginia, la Monaca di Monza, interpretato da Giovanna Mezzogiorno, in onda oggi e domani su RaiUno.
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«Virginia non è un personaggio antico, né moderno, è senza tempo, perché nessuno di noi è mai veramente libero: siamo condizionati da ciò che gli altri si aspettano o pretendono da noi» spiega Giovanna Mezzogiorno.
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La Mezzogiorno affida a Virginia l´inquietudine, il coraggio, la rabbia di una donna che non si piega; Bertorelli è un cattivo senza appello, diabolico.
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«Sapevo di lei quello che si studia a scuola», ammette la Mezzogiorno, «immaginavo un personaggio inquietante, misterioso. La sceneggiatura, basata sugli atti del processo e sul carteggio tra la suora e il Cardinale, restituisce invece una Virginia molto più umana. Una donna moderna che commette il peccato di voler esser libera, e libera di amare in un'epoca in cui alle donne non era riconosciuto neanche il diritto di vivere. La Chiesa e il padre diventano i suoi carnefici. Per me, che sono atea, è difficile capire perché non si sia ribellata e non abbia scelto di vivere povera, ma libera. La verità è che Virginia voleva la libertà, ma anche il potere».