martedì 12 ottobre 2004

citato al Giovedì e al Lunedì
Wojtyla: dio e il diavolo collaborano!

Wojtyla e il comunismo "Un male necessario"
Il nuovo libro del Pontefice: "Il nazismo, furore bestiale"
In "Memoria e identità" la filosofia della storia e gli ultimi 2 secoli in Europa
Cita Goethe: il diavolo come "parte di quella forza che vuole... il male e crea... il bene"
MARCO POLITI

ROMA - La «bestialità» del nazismo, vissuta da chi lottava con l´arma della cultura e della fede perché in Polonia gli esseri umani non diventassero «sottouomini» come voleva Hitler. L´enigma del comunismo, cioè di un «male» forse «necessario al mondo e all´uomo», raccontato da chi ha contribuito più di ogni altro ad abbatterlo. Si preannuncia pieno di spunti profondi il nuovo libro di papa Wojtyla. Si chiamerà "Memoria e Identità", centoquaranta pagine. La Rizzoli lo pubblicherà nei primi mesi del 2005.
Sarà «un magnifico affresco sugli eventi della nostra storia» e sulle chiavi per capirli, annuncia da Francoforte il suo portavoce Joaquin Navarro. Toccherà oltre due secoli di storia europea, dall´Illuminismo al postcomunismo, tratterà di democrazia, diritti umani, libertà, cultura, i concetti non identici di nazione, patria e stato, il rapporto tra Chiesa e Stato, il volume che Giovanni Paolo II ha composto con la pazienza del tessitore partendo da una serie di conversazioni avute nel 1993 a Castelgandolfo con due filosofi polacchi: il sacerdote Jozef Tischner, ora scomparso, e Krzysztof Michalski fondatore a Vienna dell´ "Istituto di Scienze sull´uomo".
Attenzione alle data di uscita del volume. Dovrebbe coincidere la primavera prossima con il pellegrinaggio, che il vecchio pontefice sogna di fare a Czestochowa dopo le tappe ai santuari mariani di Pompei e di Lourdes, quasi per consegnare alla Madonna Nera la "summa" dei propri pensieri sul cristianesimo e l´Europa.
«È un libro non diretto solo ai cattolici o ai cristiani, ma che interessa tutti», spiega Navarro a Repubblica, aggiungendo: «Il mistero dell´uomo, le ragioni del Male, sono il leitmotiv sempre presente nel pensiero di Giovanni Paolo II e in tutta l´opera filosofica e letteraria di Karol Wojtyla». Il Papa «si pone la domanda sull´origine del Male nella storia e scopre elementi di bene anche nel male. Non è un libro di condanna».
Dai brani anticipati da Rizzoli emerge l´attenzione differenziata riservata dal pontefice al nazismo e al comunismo. Due fenomeni da indagare diversamente. Scrive Wojtyla che neanche i contemporanei compresero la reale dimensione del male che imperversava in Europa durante il Terzo Reich: «Vivevamo sprofondati in un´eruzione di male». Dopo la guerra Wojtyla si disse che i dodici anni di nazismo erano da vedersi come «il limite imposto dalla Divina Provvidenza ad una simile follia». Anzi, aggiunge, non era stata soltanto una follia, ma una «bestialità, uno scatenarsi di furore bestiale». Se però il comunismo è durato più a lungo e se dopo la guerra presentava prospettive di ulteriore sviluppo - pensava già allora Karol Wojtyla - «deve esserci qualche senso in tutto questo».
Così senza volerlo Giovanni Paolo II si inserisce nel rovente dibattito fra chi omologa - banalizzandone le radici - i due eventi che hanno segnato tragicamente la storia del Novecento e chi non rinuncia ad analizzare i due fenomeni nella loro interezza. Sulla ripulsa di entrambi i sistemi totalitari da parte di Wojtyla non c´è dubbio alcuno, ma al fenomeno comunista egli dedica l´approccio di uno scrutatore pensieroso. Non è un caso se in proposito evoca il pensatore e scrittore tedesco Goethe, che nel suo dramma "Faust" definisce il diavolo come «parte di quella forza che vuole costantemente il male e crea costantemente il bene». Adombrando, insomma, una sorta di eterogenesi dei fini e di complessità delle spinte interne. Anche se nel loro comportamento le dittature nazista e comunista hanno egualmente cercato di «nascondere all´opinione pubblica (il male) che facevano».
Non si capisce la leadership di Wojtyla senza la sua natura mistica e filosofica. Per questo il tema della verità dell´agire umano e politico e della sua connessione con la libertà resta centrale nella sua riflessione. Anche in "Memoria e identità" il Papa torna sulla questione della libertà che ha il compito di realizzare «la verità sul bene» e che al tempo stesso deve essere sempre «libertà per l´amore». Si comprende così la sua avversione per chi propaganda la libertà, ma si inebria di potenza. Però anche il suo malumore per le democrazie senza valori.


Repubblica, stessa pagina
Cacciari: "Interpreta la storia da una prospettiva teologica"
"Ha visto la caduta della grande eresia"
Sul finire della vita ha voluto riconsiderare tutti gli avvenimenti da lui vissuti. Ha visto il crollo delle grandi bestie, ma non delle ideologie e delle idolatrie
di Alessandra Longo

ROMA - Massimo Cacciari, la sorprende che il Papa parli del comunismo come male necessario?
«No, direi che è ovvio e per nulla scandaloso che Egli interpreti la storia da una prospettiva teologica, secondo la linea della Provvidenza eterna. Anche il più indicibile dei mali rientra nel disegno divino. Tutto ciò fa parte della visione profetico-apocalittica ed escatologica di questo Papa. Forse queste parole, non nuove, possono scandalizzare una coscienza laico-illuminista ma sono quelle che pronuncia ogni cristiano autentico. Con la venuta del Cristo, la storia è giudicata. L´avversario - si dice nell´Apocalisse - è lasciato fare, è lasciato manifestarsi... I mali dunque non cessano, sono ancora permessi, ma non hanno più giustificazione».
Il Papa introduce una distinzione fra male necessario, che può creare, in certe concrete situazioni dell´esistenza umana, occasioni per il bene, e male assoluto, il nazismo, «follia e bestialità».
«Il suo è un invito a riflettere sulla profonda differenza attraverso cui si può esprimere il male. Nazismo e comunismo: ovvero da una parte un´ideologia che affonda le radici nel nazionalismo, nel "terra e sangue" pagano, dall´altra l´ideologia universalistica del comunismo che è il vero nemico della Chiesa, la vera sfida che la Provvidenza manda al cristiano, necessaria in quanto avente un significato, un senso. Oportet haereses esse... Ecco l´eresia da combattere e vincere, il pericolo maggiore, l´insidia mortale, una Gerusalemme celeste costruita con la nostra forza! Le parole di Agostino che possono persino applicarsi al Manifesto di Marx... C´è un sottile significato esoterico nelle parole del Papa che spero non sfugga. Il nazismo era la Resurrezione di Satana, già vista e già vinta, mentre il comunismo è stato l´eresia necessaria, l´avversario interno da sfidare, la Chiesa in casa».
La Divina Provvidenza, dice il Papa, ha deciso "solo" dodici anni di follia nazista mentre il comunismo è durato più a lungo. Come giudica questa distinzione temporale?
«A dir la verità, questa periodizzazione - nazismo breve, comunismo lungo - mi sembra un po´ una caduta in un discorso alto. Dietro tuttavia si cela la questione della differenza abissale tra le due ideologie. Un passaggio importante agli occhi dei teologi e anche per i non credenti».
La destra attuale si attesta su una posizione ben diversa, sulla parificazione dei totalitarismi, l´uno eguale all´altro.
«E´ quel fare di ogni erba un fascio che trovo insopportabile, di un´assoluta stupidità dal punto di vista scientifico-storico e filosofico».
Tornando un passo indietro, davvero si può introdurre la categoria dei mali necessari contro quella dei non necessari?
«Come filosofo potrei dire che ciò appare insensato. Siamo abituati a capire le cause, a ragionare sulle condizioni che determinano gli avvenimenti, la storia. Ma l´approccio teologico va compreso anche dallo storico più laico. Il discorso del Papa mi pare, lo dico tra virgolette, "divertente", stimolante, ci invita tutti a meditare sull´abissale differenza tra paganesimo ed eresia».
Fausto Bertinotti registra e corregge: «Il comunismo - dice - non è stato un male necessario ma un bene da costruire».
«Bertinotti, certamente in buona fede, dice cose di disarmante ingenuità. E´ rimasto ancora alla teoria delle radici dell´albero buone che producono frutti marci. Una teoria che non sta tanto in piedi. Già nel ´68 i più consapevoli di noi l´avevano capito».
Questo libro, queste riflessioni su «Memoria e identità» arrivano adesso. C´è, secondo lei, una qualche ragione che ha spinto il Papa a scrivere ora ?
«Penso che sul finire della vita abbia voluto riconsiderare, a questa altezza, tutti gli avvenimenti da lui vissuti. Ha assistito alla caduta delle grandi bestie, del nazismo e del comunismo, ma non alla caduta delle ideologie e delle idolatrie. E´ l´elemento tragico della sua esperienza, il dramma segreto di questo Papa».