mercoledì 17 novembre 2004

L'Unità
la crociata della chiesa cattolica contro il governo socialista

L'Unità 17.11.04
La crociata della Chiesa contro Zapatero
Aborto, divorzio, nozze gay, staminali, religione a scuola, eutanasia sono i temi per i quali le gerarchie accusano il premier socialista di voler decristianizzare la Spagna
Contro la riforma dell'insegnamento religioso appoggiano la raccolta di firme e un'eventuale manifestazione. Ma molte associazioni di credenti non ci stanno

di Franco Mimmi


MADRID - Conservatrice come se mai ci fosse stato un Concilio Vaticano II, pronta a rilanciare una crociata come quella in cui sostenne Francisco Franco contro il governo legale repubblicano, la Conferenza episcopale spagnola si dichiara martire di una persecuzione e vede in José Luìs Rodrìguez Zapatero il suo torturatore. Sette sono i dolori che il presidente del governo socialista le starebbe infliggendo, ovvero: la riforma dell'educazione religiosa nelle scuole, il matrimonio di coppie omosessuali, la riforma della legge sull'aborto, quella della legge sul divorzio, l'autorizzazione della ricerca con cellule staminali, il finanziamento della Chiesa e infine, sebbene il governo neppure vi abbia fatto cenno, l'eutanasia.
Questo atteggiamento della Chiesa in un paese in cui tradizionalmente, da Torquemada a Franco, è stata lei a mietere vittime, appare poco credibile, e infatti non poche organizzazioni religiose si guardano bene dal fiancheggiare le iniziative propugnate di Antonio Maria Rouco Varela, cardinale arcivescovo di Madrid e presidente della Conferenza episcopale, chiedendo invece dialogo e comprensione. «Non vogliamo - dice un comunicato delle 300 congregazioni religiose femminili e 100 maschili riunitesi pochi giorni fa in congresso - diluire il nostro impegno di credenti, come non desideriamo tollerare che la fede e la religione siano, una volta di più e per disgrazia, veicolo di intolleranza, rigetto o violenza».
Ma il vertice ecclesiastico parla addirittura di «decristianizzazione», e ha inviato una lettera ai direttori delle scuole cattoliche e ai professori di religione delle scuole pubbliche (scelti dalla Conferenza episcopale ma pagati dallo Stato) perché raccolgano firme contro la riforma dell'insegnamento religioso. Ne vogliono due milioni, e se il governo non cedesse alla pressione sono pronti ad appoggiare manifestazioni di piazza dei firmatari. È doveroso aggiungere che due associazioni di professori di religione non partecipano alla raccolta delle firme o sono decisamente contrari, anche perché la Conferenza episcopale viola continuamente lo Statuto dei lavoratori.
In realtà Zapatero ha solo fermato la riforma avviata, poco prima di perdere le elezioni, dal governo di José Maria Aznar, con la quale la religione tornava a essere materia obbligatoria d'insegnamento, faceva media con le altre materie e poteva perciò causare anche bocciature. Gli scolari disponevano, formalmente, di una scelta, ma l'unica alternativa possibile era il «Fatto religioso», strana locuzione per un paniere contenente le orazioni, i luoghi di culto, le feste religiose, fede e ragione, eccetera. La scelta, insomma, era tra religione e più religione, il che rendeva la legge ancor più retriva di quella in vigore durante il franchismo.
Rouco era riuscito, dopo duro lavoro, a strapparla ad Aznar facendo pagare al Papa l'ultima rata del conto. Infatti Giovanni Paolo II che si era espresso fermamente contro alla guerra all'Iraq di cui lo stesso Aznar era uno dei fautori, venne in Spagna nel maggio dell'anno scorso ma nel corso della sua visita non fece accenno alcuno al conflitto. Anzi: nel corso di una cerimonia definì per due volte «guerra civile» quello che fu un colpo di Stato, e usò la parola «martirio» per i sacerdoti uccisi dai repubblicani ma dimenticò completamente le vittime dei fascisti. Pochi giorni dopo il governo firmava la legge. Il blocco di quella riforma, così come il ritiro delle truppe spagnole dall'Iraq, erano punti del programma elettorale che nel marzo scorso ha portato alla vittoria i socialisti. Vi era pure il matrimonio di coppie omosessuali, già varato, e la già proposta possibilità di abortire, nelle prime 12 settimane di gravidanza, senza dover addurre un motivo. Vi era la facilitazione delle pratiche di divorzio, ora allo studio, e la ricerca sulle cellule madri a fine terapeutico, prossima al varo. Misure che il vertice episcopale definisce via via come «olocausto silenzioso», e «attentato», e «aggressione» agli «esseri umani» che sarebbero gli embrioni. Quanto all'eutanasia, problema che non verrà affrontato nella presente legislatura, va da sé che può essere solo «omicidio».
«Il governo - ha detto Zapatero - non vuole scontrarsi con la Chiesa cattolica, sono altri che vogliono scontrarsi con il governo, ma non sono disposto a sopportare interferenze esterne alla politica». È chiaro però, a questo punto, che tali interferenze ci saranno, e numerose. Tra le contese più aspre vi sarà certamente quella per il finanziamento della chiesa cattolica, che fin qui non solo è stato a carico dello Stato ma addirittura, dal 1988 a oggi, ha sforato di 450 milioni di euro il pattuito. Funziona così: ogni contribuente può scegliere tra varie opzioni, tra cui la chiesa cattolica, a chi destinare uno 0,52 per cento delle sue imposte, e lo Stato versa direttamente il denaro all'ente prescelto. Ogni anno questa somma viene anticipata, e ogni anno l'anticipo è stato assai superiore alle contribuzioni reali ma lo Stato non ne ha mai preteso la restituzione. Conseguenza: ogni anno tutti i contribuenti spagnoli, cattolici o no, volenti o nolenti, regalano soldi alla chiesa. Ecco perché il governo propone ora che le varie confessioni si finanzino con apporti volontari, mentre la Chiesa, che ha visto con stupore come a darle il suo contributo sia appena il 30 per cento degli spagnoli, vorrebbe che la percentuale attribuibile fosse alzata allo 0,80 per cento.
Così la Conferenza episcopale tenta di far rinascere, nella cattolicissima Spagna (dove tuttavia, dell'85 per cento che si dice cattolico, quasi la metà non va quasi mai a messa, solo il 18 per cento ci va tutte le domeniche, e assai meno si confessano e comunicano con assiduità), la Chiesa Militante che dovrebbe combattere un supposto «fondamentalismo laicista». E la stessa chiesa che ancora non ha condannato ufficialmente il franchismo, e trae forza dalla Chiesa Trionfante di cui il Papa ha gonfiato le milizie canonizzando come martiri centinaia di sacerdoti morti nel conflitto scatenato dai franchisti, che essi appoggiavano. «Il giorno è arrivato», ha affermato il cardinale Rouco. Lo ha detto con il tono soave che gli è proprio, ma era chiaro a tutti che in realtà stava tuonando: «Dio lo vuole!»