Il Messaggero 9.11.09
Il leader di Rifondazione: «Non è vera violenza anche se è da rifiutare»
di MARIO AJELLO
ROMA Fausto Bertinotti sta presentando in Campidoglio, seduto affianco al sindaco Veltroni, il suo nuovo libro «Nonviolenza» (editore Fazi). Con lui ci sono anche i co-autori Marco Revelli e Lidia Menapace, più Piero Sansonetti. Prima e dopo l’intervento del leader di Rifondazione Comunista, la conversazione verte sugli espropri proletari.
Onorevole Bertinotti, secondo lei quali sono state le motivazioni di quei blitz?
«Sono varie. Compresa la volontà di colpire Rifondazione».
Davvero?
«E chissà se, più che di difendere i consumatori, l’intento non sia stato proprio quello di creare inutilmente problemi al nostro partito».
Da parte di chi?
«Di certe minuscole parti del movimento».
Luca Casarini?
«Basta leggere quel che dice sui giornali».
Perchè vogliono colpire il suo partito?
«Perchè quelle frange hanno paura di perdere il controllo, che già in verità non detengono, sulla grande area dell’antagonismo».
Temono il pacifismo di Rifondazione?
«Temono la nostra radicalità non violenta, il nostro modo profondamente nuovo di agire nella società e nella politica».
Gandhi, come si legge nel libro che lei ha appena dedicato alla «Nonviolenza», diceva: «Prima ti ignorano. Poi ti deridono. Poi ti combattono. Poi vinci». Si sente in questa situazione?
«Piano con i paragoni. Io mi limito a consigliare, ai cosiddetti espropriatori proletari, autori di un gesto sbagliatissimo e controproducente, di scegliere altre strade. Perchè io il ’77 me lo ricordo. E non vorrei assolutamente rivivere quei tempi molto brutti».
Quindi, gli espropriatori sono dei violenti?
«Sono persone che usano un mezzo estremo. E non condivisibile nel modo più assoluto. L’autoriduzione delle bollette è una buona forma di lotta. Perchè non nasce dal protagonismo esasperato di qualche avanguardia isolata. Ma è un fenomeno socialmente diffuso».
Mentre l’assalto dell’altro giorno è violenza?
«Non mi pare. Ma è comunque un’azione da rifiutare».
Cioè un reato?
«Negli anni ’70, ho visto molte di queste azioni. Non seguite da arresti. L’episodio romano è uno dei tanti comportamenti sociali estremi. Non sta a me dire se è un reato: lo deve, semmai, stabilire un giudice».
E se Pisanu li fa arrestare?
«Sbaglia. Raddoppia il danno: il primo lo hanno fatto gli espropriatori, il secondo lo farebbe la polizia. Non è detto che, se uno sbaglia, va messo in galera».
Ma quelli hanno requisito un ipermercato e una libreria.
«Ci sono tassi di coazione difficili da far entrare nella categoria della violenza. Non voglio fare un paragone. Però, i picchetti davanti ai cancelli delle fabbriche, per impedire l’ingresso degli operai, che cosa sono: violenza? E i sit-in gandhiani che cosa erano: violenza? L’evoluzione della giurisprudenza ha fatto in modo che la ”muraglia umana”, davanti alle fabbriche, è entrata nel diritto del lavoro. Non come atteggiamento criminale».
Oggi chi sono i violenti?
«A livello planetario, Bush, Sharon...».
Marcos?
«Lui fa una riflessione molto critica sulla violenza. Un suo motto dice così: ”Quel fucile che tu tieni in mano è pericoloso. Oggi è una tua protesi, domani potresti tu diventare la protesi del tuo fucile”. E’ successo in Israele o in Algeria. Il terrorismo di Ben Gurion e quello di Ben Bella, fenomeni su cui non mi sento di dare giudizi ma che comunque hanno portato alla creazione dello Stato di Israele e alla liberazione dell’Algeria, hanno comunque sulla lunga durata innescato il virus della violenza. Di cui oggi, in quei Paesi, sono portatori Sharon o i fondamentalisti alegerini».
Russo Spena, suo amico e deputato, inneggia alla bellezza dell’esproprio. Lo espelle?
«Io non faccio queste cose».
Perchè è gandhiano? Anche il Mahatma, televisivamente, rende: almeno nello spot della Telecom.
«Quella è una pubblicità fuorviante. Gandhi animava le masse, camminando con loro. Non gli piombava addosso dall’altro (in questo caso tramite un video). Non gli inviava precetti dall’esterno».
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»