AIDS, negli Usa dilagano le teorie del complotto
giovedì 27 gennaio 2005, Il Pensiero Scientifico Editore
di David Frati
Un notevole numero di afroamericani crede in varie teorie del complotto riferite all’AIDS. Questo sentire diffuso preoccupa le autorità sanitarie, perché potrebbe portare ad una diminuzione dell’uso del preservativo. Il dato è emerso da uno studio pubblicato sul Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes.
Intervistando 500 afroamericani dai 15 ai 44 anni, i ricercatori hanno scoperto che più della metà di loro crede che le informazioni sulla vera natura del virus HIV siano tenute segrete, e che esista già una cura per l’AIDS, volutamente inaccessibile per i poveri. Quasi la metà del campione ritiene che il virus sia stato costruito dall’uomo in laboratorio e un 15 per cento che sia una forma di genocidio pianificato dei neri. Non sono mancate teorie estreme, come le convinzioni che ‘i dottori mettono l’HIV nei preservativi’ o che i farmaci anti-AIDS siano in realtà veleni. Tutte queste convinzioni sono solitamente associate nei maschi al mancato uso del preservativo.
“Queste idee sono molto diffuse e dimostrano una radicale sfiducia verso il sistema sanitario tra gli afroamericani”, spiega Laura M. Bogart, psicologa dell’istituto di ricerca RAND. “Affinché gli sforzi per la prevenzione dell’AIDS abbiano successo, queste credenze devono essere discusse apertamente, perché le persone che non hanno fiducia nel sistema sanitario ne hanno ancora meno nei messaggi di Salute pubblica”.
Il pessimo rapporto tra Sanità Usa e comunità afroamericana ha radici profonde ed è stato alimentato, oltre che da tensioni politiche, sociali e razziali, da episodi infami come lo studio Tuskegee. Nel 1932 il Public Health Service e il Tuskegee Institute arruolarono 400 afroamericani poveri e malati di sifilide. Non fu loro mai rivelato di che malattia soffrissero né fu mai somministrata loro alcuna cura (nel 1932 non erano disponibili terapie efficaci, ma a partire dal 1947, con la scoperta della penicillina, sì). I ricercatori del Tuskegee volevano scoprire come il morbo si diffondesse e come uccidesse i malati. L’orrore proseguì fino al 1972, quando un giornalista scoprì la faccenda e scoppiò un grande scandalo. A quel punto, moltissimi pazienti erano già morti, e molti loro familiari erano stati ormai contagiati. Nel 1973, la National Association for the Advancement of Colored People (NAACP) citò in giudizio gli organizzatori dello studio Tuskegee ottenendo un rimborso di 9 milioni di dollari per i sopravvissuti e cure mediche gratuite per i loro familiari. Solo nel 1997, grazie al presidente Bill Clinton, il governo degli Stati Uniti prese una posizione ufficiale, definendo lo studio ‘una vergogna’ e chiedendo scusa alle vittime.
Fonte: Journal of Acquired Immune Deficiency Syndromes, 2005.