martedì 22 febbraio 2005

ancora Pancheri - superstar - sulla depressione

La Stampa 22 febbraio 2004
Psichiatri a congresso a Roma
DEPRESSIONE NUOVO PERICOLO
Di Daniela Daniele

La strada, a quanto pare, l'abbiamo già imboccata. Il punto d'arrivo sarà il 2020 quando, secondo le previsioni dell'Oms, la depressione diventerà la seconda e più importante causa di morte e disabilità nel mondo, dopo l'ischemia coronarica. Di certo un dato: è in aumento la richiesta di aiuto psichiatrico. E qualcosa vorrà dire.
Se ne parlerà al X congresso della Società italiana di psicopatologia, in corso a Roma, che ha per tema: "La psichiatria che cambia in un mondo in trasformazione".
Una trasformazione che non sempre è sinonimo di evoluzione, ma spesso ha punti oscuri. Quelli che si annidano nella psiche e fanno soffrire l'anima.
"E' vero, cresce il bisogno di chiedere aiuto - conferma Paolo Pancheri, presidente della Sopsi e del congresso -. Perché si avverte sempre più l'insoddisfazione generale per i bisogni artificiali, prodotti dal bombardamento di mille stimoli, che non si riescono a raggiungere; la competizione aumenta e, per conseguenza, si crea più emarginazione". Tutto questo produce infelicità, in quantità industriali.
Allora la psiche grida il suo Sos alla pillola miracolosa o alla psicoterapia, troppo spesso condotta da chi si improvvisa psicoterapeuta. "Anche di questo parleremo - anticipa il professor Pancheri - perché il pericolo è reale. Di fronte all'aumento delle richieste, va da sé che le industrie hanno tutto l'interesse a vendere i loro prodotti. Ma gli antidepressivi sono farmaci che vanno somministrati con grande cautela e soltanto nei casi veramente gravi, perché ancora non si sa tutto sul loro potere d'azione nel cervello. E anche le psicoterapie, in quanto tali, vanno fatte da persone capaci. Occorre porre un freno a tutte le situazioni esagerate".
Siamo sottoposti al confronto continuo con i modelli proposti dai mezzi di comunicazione e dalla pubblicità e questo martellamento, nei soggetti più deboli, si traduce in perdita di autostima: non sono bello, non ho successo, non sono sempre allegro. E' colpa mia.
"Nella società che cambia - continua Pancheri - c'è poi un altro elemento, buono di per sé, ma fonte di altra sofferenza: Internet. Aumento il numero di persone che cerca aiuto perché non riesce più a stabilire rapporti normali con gli altri, dopo aver trascorso ore e ore in colloqui virtuali in rete".
Chattare è senza dubbio una grossa valvola di sfogo per chi ha problemi ad avere rapporti interpersonali o di grande timidezza. Ma l'altra faccia della medaglia è rappresentata dal rischio di finire in un isolamento totale, di fuggire sempre di più da un rapporto diretto con le persone e di assumere, poco alla volta, atteggiamenti regressivi.
A portare la gente negli studi psichiatrici è anche un aumento consistente dell'ansia. "L'accesso alle informazioni - prosegue Pancheri - è enormemente cresciuto. E il cervello non ha una capacità illimitata. Di fronte a una tale mole di notizie, senza sosta, si crea un sempre maggiore disorientamento e cresce l'ansia".
Il problema è la violenza? "Non credo che sia aumentata - conclude lo psichiatra -. E' la spettacolarizzazione della violenza a cambiare. Queste immagini continue fanno crescere l'insicurezza generale. Ed è una insicurezza strisciante".