martedì 22 febbraio 2005

Darwin Day

Il Mattino 21..05
INTERVISTA AL DOCENTE DI STORIA DELLA BIOLOGIA
«Simbolo laico poco amato dai cattolici»
ROMEO BASSOLI

«È straordinario il successo che hanno avuto i Darwin Day, ed è strano che questo accada in Italia, un paese che ha sempre amato poco Darwin, nonostante grandi scienziati come Montalenti o Buzzato Traverso». Il professor Gilberto Corbellini, docente di Storia della biologia all’università La Sapienza di Roma e condirettore della rivista Darwin, è uno dei protagonisti di questa improvvisa «primavera evoluzionistica» italiana. Perché lei dice che l’Italia non ha mai amato Darwin? «Abbiamo avuto e abbiamo grandi scienziati che hanno adottato e sviluppato l’evoluzionismo, ma abbiamo anche biologi che per decenni hanno storto il naso al nome di Darwin. Fuori dalla comunità scientifica, fino alla fine del secolo la sinistra comunista, con i suoi tanti intellettuali di formazione crociana, idealista, non amava Darwin. Da parte cattolica, poi, la diffidenza e l’ostilità sono state fortissime. Ricordiamoci che fino alla enciclica Humani generis di Pio XII nel 1950, la Chiesa era ufficialmente schierata contro l’evoluzionismo. Questa pregiudiziale è caduta ma è in corso in questi mesi un attacco durissimo, mai così arrogante, a quel mondo laico di cui Darwin è un simbolo». Dunque, il successo dei Darwin Day potrebbe essere anche una reazione della comunità scientifica italiana? «Certo, gli scienziati oggi si sentono sotto pressione. C’è questo attacco, c’è stata la circolare Moratti sull’insegnamento dell’evoluzionismo nelle scuole medie, c’è stata la legge sulla fecondazione assistita. La comunità scientifica avverte che è in atto una ondata di irrazionalismo. E reagiscono anche con iniziative come quelle dei Darwin Day, dove si afferma la cultura scientifica e laica. Una cultura di altissima qualità, con un rilievo internazionale». Sull’evoluzionismo nelle scuole si è formata una commissione di saggi... «Sì, ma a quasi un anno di distanza non sono state rese pubbliche le conclusioni. Eppure non doveva decidere su nulla di controverso nel mondo scientifico: l’evoluzionismo non è più una teoria, è un insieme di fatti confermati da ogni nuova ricerca in genetica». Lei dice che Darwin è il simbolo di un sapere laico. In che senso? «È la dimostrazione che la mente umana può comprendere i cambiamenti senza dover ricorrere al soprannaturale. Quello di Darwin è stato un approccio umanistico e razionale ai problemi della comparsa della vita e dell’uomo sul pianeta, dei suoi mutamenti e dei mutamenti dell’ambiente attorno a noi. Il fatto che oggi, negli Stati Uniti soprattutto, Darwin e l’evoluzionismo siano il bersaglio di movimenti politici e culturali ultraconservatori significa una sola cosa: che il pensiero darwiniano ha colto nel segno».