lunedì 7 febbraio 2005

creazionismo...

L'Unità 7.2.05
Darwin Day
Creazionismo folcloristico all’italiana
Telmo Pievani


Fra pochi giorni avranno inizio le celebrazioni per l’anniversario della nascita di Charles Darwin, un utile pretesto per parlare di evoluzione in vista del bicentenario del 2009. Anche il nostro paese, con qualche ritardo, entra ora a pieno titolo in questa tradizione e offrirà al pubblico un ricco programma di eventi, come il Darwin Day che si terrà al Museo di Storia Naturale di Milano il 15 e 16 febbraio. A sottolinearne il rilievo internazionale, l’etologo Richard Dawkins, fra i più noti evoluzionisti contemporanei, ha deciso di festeggiare quest’anno il Darwin Day proprio a Milano, insieme a molti suoi autorevoli colleghi italiani.
Meno di un anno fa, l’Italia raggiungeva la ribalta internazionale per un motivo meno nobile - la rimozione di ogni riferimento alla teoria dell’evoluzione dalle indicazioni programmatiche per la scuola media riformata - inducendo lo stesso Dawkins, e con lui migliaia di scienziati e ricercatori, a firmare un appello per la sua reintroduzione. L’esito di questa protesta è sotto gli occhi di tutti: il ministro ha istituito un’apposita commissione per affrontare il caso, garantendo la conclusione dei lavori entro la metà di ottobre 2004. Quattro mesi dopo la scadenza non si ha alcuna notizia dei lavori di tale commissione e si è diffuso il luogo comune secondo cui, tutto sommato, si è fatto tanto rumore per nulla. Dopo l’enunciazione delle sconcertanti motivazioni pedagogiche della rimozione, la questione di come e quando sia opportuno insegnare l’evoluzione a scuola è stata semplicemente accantonata. Intanto, resta il dato di fatto: la voce che recitava «origine ed evoluzione biologica e culturale della specie umana» non c'è più. È allora quanto mai opportuno che il Darwin Day milanese, frequentato con passione da studenti e docenti, abbia scelto come tema del 2005 proprio l’evoluzione umana.
L’antievoluzionismo all’italiana non è il creazionismo americano, che da noi assume connotati folcloristici. È una strategia più indiretta, fatta di piccole furbizie, che si alimentano di un clima di diffidenza verso la scienza sempre più diffuso. Il «problema Darwin» va infatti al cuore dell’impresa scientifica e riguarda il modo in cui una società percepisce il valore della libera ricerca. I consulenti ministeriali e i politici di governo sono intervenuti nel merito specifico della vicenda rivelando una preoccupante inconsapevolezza del significato della teoria dell’evoluzione, e forse qualche incertezza anche a proposito del concetto di «teoria scientifica» in generale. Risulta quanto mai urgente la condivisione delle informazioni di base riguardanti l’evoluzione naturale e proprio per questo il Darwin Day lancerà sul web «Pikaia», il primo portale telematico interamente dedicato all'evoluzionismo e ai suoi aggiornamenti.
L’impressione è che i tentativi di marginalizzare la teoria dell’evoluzione si siano agganciati in modo bizzarro a quella scienza «confessionally correct» di cui notiamo le avvisaglie e di cui potremo ammirare le stupefacenti contorsioni filosofiche in occasione della prossima campagna referendaria. La bioetica italiana si avvia verso nuovi gloriosi approdi, come quello ipotizzato alcuni giorni fa secondo cui gli embrioni congelati sono sì «vita», e non grumi di cellule come una non meglio identificata «mistificazione» supporrebbe, ma che dopo un certo periodo potremo usarli per la ricerca, purché si prometta di non congelarne mai più. Insomma, la condizione di «vita» non sacrificabile è a tempo: dopo un po’ scade, basta mettersi d'accordo sulla data.
Il nostro paese, nonostante queste acrobazie che non rendono merito alle sensibilità ben più avanzate dei credenti, ha le energie intellettuali per tentare altre strade e per capire che la riflessione sui limiti della scienza è cosa ben diversa dal volerla rendere compatibile per forza con un particolare magistero teologico. Una di queste è quella di mostrare come la scienza sia una forma alta e indipendente di cultura, senza sudditanze e proprio per questo capace di dialogare con le altre forme di sapere. Al Darwin Day parteciperanno specialisti di discipline molto diverse, scienziati e non, per offrire al pubblico il fascino di una visione che, nella penna e negli occhi di un «ribelle di campagna» nato il 12 febbraio del 1809, ci regalò allora e ci regala ancora oggi, grazie a nuove prove genetiche e paleontologiche, la profondità della storia e la bellezza impagabile di sentirsi parte di un meraviglioso mondo naturale.