venerdì 18 febbraio 2005

Luciana Sica
si rispolvera Lacan...

Repubblica 18.2.05
ESCE IN ITALIA IL PRIMO DIZIONARIO LACANIANO
VEDI ALLA VOCE DESIDERIO
Lo sforzo di divulgare un lessico spesso oscuro
Da "Fallo" a "la cosa" al "Nome del padre"
LUCIANA SICA

ROMA. Vedi alla voce: "inconscio", l'ipotesi su cui si fonda tutta la psicoanalisi. O "fallo", simbolo della libido per entrambi i sessi, o "desiderio" e dunque "mancanza" per la singolare impossibilità di afferrare l'oggetto desiderato.
Vedi alla voce: "Edipo", "Altro", "fantasma", o anche "la Cosa" e il "Nome-del-Padre". Concetti molto sofisticati, che appartengono a un sapere solo all´apparenza un po' alla portata di tutti, e al contrario - nel suo complesso impianto teorico - poco accessibile a un pubblico ampio, anche colto ma comunque non specialistico.
È almeno questa la sensazione che si prova scorrendo le voci non sempre leggibilissime, nonostante l'evidente sforzo divulgativo, di questo nuovo Dizionario di Psicanalisi che ha pubblicato Gremese (pagg. 370, euro 30) e sarà presentato alle 18 di oggi a Roma: da Simona Argentieri, Delphine Borione, Roland Chemama, Muriel Drazien, Giacomo Marramao e Jacqueline Risset (Palazzo Capizzucchi, piazza Campitelli 3).
Già solo dalla titolazione - dall'assenza della "o" nel termine psicoanalisi, vezzo molto francese - s'intende la novità di quest'opera di consultazione che vuol essere anche un agile strumento di lavoro: si tratta infatti del primo dizionario lacaniano, almeno per il nostro Paese. A Parigi la prima edizione del Dictionnaire de la Psychanalyse fece la sua comparsa nel '98 (da Larousse), poi ristampata fino all'ultima versione che risulta raddoppiata, abbracciando il campo della clinica oltre che della "formalizzazione". I curatori del volume sono due: Roland Chemama, allievo diretto di Jacques Lacan e docente (agrégé) di filosofia, affiancato da Bernard Vandermersch, psichiatra e psicoanalista. Alla Association Lacanienne Internationale appartengono gli autori delle voci, un'équipe molto qualificata che negli anni si è fatta via via più ampia.
Ma forse sarà meglio chiarire cos'è un dizionario che si rifà all'insegnamento di Lacan, il fondatore dell'Ecole freudienne scomparso nell'81, intellettuale raffinato ed eccentrico, venerato fino all'esaltazione e disprezzato fino all'insulto. A dispetto della provenienza medica, Lacan sfugge a certi recinti asfittici della clinica e "pensa" la psicoanalisi in un dialogo originalissimo con la filosofia, la linguistica, l'antropologia, la logica, la letteratura. Il fascino esercitato su di lui dalla follia ha qualcosa d'inquietante, e comunque non prescinderà mai dalla lezione della psichiatria fenomenologica, da Jaspers a Binswanger.
Lacan rimarrà per tutta la vita un freudiano, ma del culto di Freud è stato un sacerdote conflittuale, l'unico - nel variegato universo dei "post" - a riconsiderarne il sistema complessivo di pensiero, a rileggerne i concetti principali, e con uno stile personalissimo che rende la sua opera - assai più socratica, orale, che scritta - difficilissima da comprendere, da interpretare.
E ovviamente da tradurre: un problema non di poco conto, che ha messo duramente alla prova i curatori italiani del dizionario nato in francese, nel lessico spesso enigmatico di Lacan. «Un lavoro di équipe durato circa due anni, fra tradurre e tradire, cancellare, criticare, inventare...», così scrive Muriel Drazien, allieva a Parigi del protagonista dei Seminari, oggi direttrice del Laboratorio Freudiano, presentando l´edizione italiana del dizionario. È stata lei a coordinare il gruppo di studio che ha lavorato al progetto di traduzione (formato da Carlo Albarello, Luigi Burzotta, Cristiana Fanelli, Marisa Fiumanò, Janja Jerkov, Stefania Paparello, Johanna Vennemann).
«L'autorevole Enciclopedia di Laplanche e Pontalis risale ormai al '67», fa notare la Drazien. «Da allora, molti altri concetti - spesso presi in prestito da discipline affini alla psicanalisi - si sono resi indispensabili, accanto a quelli "classici", per rendere conto delle complesse formazioni dell'inconscio». E ancora: «Questo dizionario è un invito al dialogo per gli analisti di ogni scuola. Del resto, oggi la psicanalisi si può dire lacaniana, nel senso che nessuno può "rimuovere" una terminologia e un pensiero ormai di uso comune tra gli specialisti».
Si è a lungo discusso sulla rilettura di Freud che opera Lacan, se si tratti cioè di una continuazione o di una rifondazione. A leggere anche solo alcune delle voci del dizionario, si comprende meglio come stanno le cose. Lacan introduce questioni squisitamente filosofiche, costruisce - ad esempio - una teoria del soggetto che in Freud quasi non esiste, ripensa il "desiderio" in termini molto hegeliani, mettendo l'accento sulla negatività, riformula alcuni interrogativi, partendo da un modello linguistico e non più biologico.
Vedi alla voce: inconscio, "strutturato come un linguaggio". Forse una delle espressioni più note di Lacan, che - con Freud - rifugge dalle tenebre romantiche, dai miti archetipici, da certe volontà primordiali e oscure. L'inconscio si manifesta piuttosto negli zoppicamenti del discorso cosciente, come «intoppo, mancamento, fessura», in quella «discontinuità» che rivelano i sogni, gli atti mancati, le sbadataggini, i lapsus, le dimenticanze.
Ma non è tutto. Da pensatore geniale, Lacan va oltre Freud: per lui l'inconscio non è più soltanto il già dato nell'infanzia, il già scritto in un passato più o meno remoto che tende a riattualizzarsi. È anche il «non realizzato», un destino anche disgiunto dalla memoria, un "qualcosa" che può ancora compiersi e che anzi chiede sia compiuto.
Guai, però, a leggere Lacan senza rifarsi al vecchio Freud: un rischio in cui non incorre questo Dizionario di Psicanalisi, a differenza di certi lacaniani dogmatici, seguaci ancora in vena di una risibile idolatria inclini a dimenticare che Lacan è comunque un freudiano, e a Freud si è vistosamente richiamato fino alla fine dei suoi giorni.