venerdì 18 febbraio 2005

psicofarmaci e crimine
chi è «sano di mente»?

La Stampa Cultura 18 Febbraio 2005
BABY-KILLER, 30 ANNI DI GALERA
Chi è più sano (mentalmente) di Christopher?
Ermanno Bencivenga

NEL novembre 2001 Christopher Pittman, un ragazzino di dodici anni che all'epoca viveva con i nonni a Chester, una comunità rurale della Carolina del Sud, entrò nella camera da letto di questi ultimi armato di un fucile a pompa che gli era stato da poco regalato dal padre e li uccise nel sonno con quattro colpi; quindi diede fuoco alla casa e scappò. In questi giorni Christopher è stato processato come adulto, giudicato colpevole e condannato a trent'anni di galera.
Prima del duplice omicidio, Christopher aveva chiaramente manifestato dei problemi: era fuggito dalla casa del padre e aveva minacciato il suicidio. La cura prescritta dai medici per le sue turbe psichiche era stata un potente antidepressivo di nome Zoloft, prodotto dal gigante farmaceutico Pfizer. Esistono studi, pubblicati nel 2000, che collegano l'uso dello Zoloft in bambini e adolescenti ad allucinazioni ed episodi di violenza; e l'ente federale preposto al controllo dei medicinali, la Food and Drug Administration, ne aveva tratto un avvertimento pubblico che proprio due settimane fa, sotto pressione delle lobbies, ha provveduto a riformulare in termini più cauti. Nella nuova versione, lo Zoloft non causa più comportamenti devianti ma ne aumenta il rischio.
Non c'è nessun dubbio che Christopher abbia ammazzato i nonni; i suoi difensori hanno cercato di convincere la giuria, senza successo, che non era in grado di intendere e di volere per effetto della medicina. Il pubblico ministero, intanto, lanciava strali biblici contro la sua malizia, la sua cattiveria e la sua premeditazione; insisteva, per esempio, che per sparare quattro colpi aveva dovuto ricaricare il fucile. Il meglio che poteva capitare a questo sciagurato quindicenne, dunque, era di essere dichiarato almeno temporaneamente pazzo. Forse però sarebbe il caso di interrogarsi sulla follia collettiva che fa da sfondo al suo crimine.
È sano di mente chi prescrive a un ragazzo inquieto dosi massicce di una medicina che non è stata neanche approvata specificamente per persone della sua età (ma, quando una medicina è sul mercato, tutti la possono usare) e che sembra provocare più guai di quanti ne risolva? Sono sani di mente i dirigenti di una compagnia farmaceutica che, quando emerge un problema con un loro prodotto, pagano fior di quattrini per ottenerne una descrizione più benevola invece di affrontarlo e risolverlo? È sano di mente un padre che a un figlio con tendenze suicide regala un fucile a pompa? Lo è una «giustizia» che, di fronte a una sventura del genere, scalpita per chiudere il «responsabile» in una cella e buttar via la chiave? In un mondo di simili pazzi, non è strano che Christopher sia stato dichiarato ufficialmente savio.