giovedì 24 marzo 2005

i bambini
da Le Scienze

Le Scienze 23.03.2005
Gli adulti e il linguaggio infantile
Il linguaggio usato con i neonati li aiuta a imparare le parole più rapidamente

Gli adulti possono forse sentirsi ridicoli quando parlano ai bambini piccoli, ma i neonati impareranno a parlare più presto se gli adulti si rivolgono a loro come a degli infanti anziché come ad altri adulti. Lo sostiene uno studio dello psicologo Erik Thiessen della Carnegie Mellon University di Pittsburgh, pubblicato sul numero di marzo della rivista "Infancy".
La maggior parte degli adulti parla ai neonati usando il cosiddetto "baby talk", ovvero il linguaggio rivolto ai bambini piccoli: frasi brevi e semplici associate a un timbro più alto e a un'intonazione esagerata. Da tempo i ricercatori hanno scoperto che i bambini preferiscono che si parli con loro in questa maniera. Ma ora lo studio di Thiessen rivela anche che questo tipo di linguaggio aiuta i neonati ad imparare le parole più in fretta rispetto al normale linguaggio da adulti. In una serie di esperimenti, lo studioso e i suoi colleghi hanno esposto bambini di otto mesi a discorsi fluenti costituiti da parole senza senso. I ricercatori hanno cercato di capire se, dopo aver ascoltato questi discorsi per meno di due minuti, i piccoli fossero riusciti ad impararne le parole. I bambini che erano stati esposti a discorsi con le caratteristiche intonazioni esagerate del linguaggio rivolto agli infanti hanno imparato a identificare le parole più rapidamente di quelli che avevano ascoltato discorsi con un tono più normale e "monotono".
Questi risultati potrebbero spiegare anche perché molti adulti faticano a imparare una seconda lingua. Secondo la maggior parte degli esperti, i neonati sono più adatti degli adulti ad apprendere le lingue.

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ARRETRATI:

Le Scienze 16.02.2005
I bambini e le parole
Sono in grado di decontestualizzarle anche prima di aver compiuto un anno

Nonostante la maggior parte dei genitori, degli educatori e dei ricercatori ritenga che i bambini non siano in grado di apprendere parole specifiche prima del secondo anno di età, in effetti anche i bambini più giovani di un anno possono imparare alcune parole che non si riferiscono a cose che fanno parte regolarmente della loro routine quotidiana. Lo sostiene uno studio pubblicato sul numero di gennaio/febbraio 2005 della rivista "Child Development".
La scoperta, basata sulle ricerche di Graham Schafer dell'Università di Reading, in Gran Bretagna, suggerisce che quello che viene considerato un apprendimento "formale" di una parola potrebbe essere in atto già da molto tempo prima che il bambino cominci a parlare. "Sembrerebbe - spiega Schafer - che i bambini piccoli siano in grado di comprendere l'utilizzo delle parole in maniera più flessibile di quanto gli scienziati e i genitori pensavano". Lo studio mette in dubbio le teorie secondo cui, prima del secondo anno di vita, i bambini apprendono soltanto le parole che si riferiscono a cose cui sono interessati o associate in qualche modo alla routine della loro vita quotidiana.
Schafer ha chiesto ai genitori di 52 bambini di nove mesi di giocare con i propri figli per almeno dieci minuti, quattro volte alla settimana, usando 12 libri illustrati e un set di 48 immagini raffiguranti oggetti comuni (chiavi, mele, pesci, sedie). I giochi si basavano sugli stessi meccanismi che i genitori già usavano in casa: dare un nome a un oggetto, indicarlo, metterli in ordine, e così via. Dopo tre mesi i bambini, che nel frattempo avevano compiuto un anno, sono stati sottoposti a un test per la comprensione delle parole: venivano loro mostrate due immagini e dovevano guardarne una a seconda di quello che diceva il ricercatore. I bambini che avevano effettuato i giochi con i loro genitori osservavano l'immagine corretta, mentre un gruppo di controllo non ne era capace. "Questo risultato è degno di nota, - afferma Schafer - in quanto le immagini, le voci e il contesto del test erano del tutto nuovi per i bambini. Possiamo ipotizzare che i bambini che avevano preso parte ai giochi con i loro genitori abbiano appreso queste parole particolari in maniera non associata a un contesto speciale".
Secondo Schafer, i genitori devono essere consapevoli del fatto che non esiste un "limite inferiore" all'età alla quale i bambini sono capaci di imparare nuove parole. "I genitori dovrebbero parlare sempre con i bambini, - conclude Schafer - anche quando questi sembrano non capire".

G. Schafer, "Infants Can Learn Decontextualized Words Before Their First Birthday". Child Development, Vol. 6, No. 1, (2005).

Le Scienze 13.09.2004
Come i neonati elaborano i suoni
Le due orecchie amplificano i segnali in modo differente

Sfidando decenni di teorie scientifiche, secondo le quali la decodifica del suono ha origine in un lato preferito del cervello, alcuni scienziati hanno dimostrato che le differenze fra destra e sinistra nell'elaborazione auditiva del suono cominciano già nell'orecchio.
La ricerca, descritta in un articolo pubblicato sul numero del 10 settembre della rivista "Science", potrebbe avere profonde implicazioni per la riabilitazione delle persone con perdita dell'udito da una o da entrambe le orecchie, oltre ad aiutare i medici a facilitare lo sviluppo del linguaggio nei neonati con disturbi uditivi.
"Sin dalla nascita - spiega Yvonne Sininger dell'Università della California di Los Angeles - l'orecchio è strutturato per distinguere fra diversi tipi di suoni e inviarli al lato ottimale del cervello affinché vengano elaborati. Eppure nessuno aveva mai studiato così da vicino il ruolo svolto dall'orecchio nell'elaborazione dei segnali uditivi".
Gli scienziati sapevano già che le regioni uditive delle due metà del cervello gestiscono i suoni in modo differente. Il lato sinistro domina nella decifrazione del linguaggio e di altri segnali che cambiano rapidamente, mentre quello destro si occupa di elaborare le tonalità della musica.
Studiando le minuscole cellule dell'orecchio interno che agiscono da amplificatori delle vibrazioni, Sinninger e la collega Barbara Cone-Wesson dell'Università dell'Arizona hanno esaminato nell'arco di sei anni più di 3000 neonati, scoprendo che l'orecchio sinistro fornisce una maggior amplificazione ai suoni della musica, mentre quello destro amplifica maggiormente i suoni del linguaggio parlato.

Le Scienze 26.07.2004
Il pensiero dei neonati
Un'analisi dei precursori concettuali del linguaggio

I bambini di cinque mesi fanno distinzioni su categorie di eventi che i loro genitori non percepiscono, rivelando così nuove informazioni su come si sviluppa il linguaggio negli esseri umani. La ricerca, condotta dalle psicologhe Sue Hespos della Vanderbilt University di Nashville ed Elizabeth Spelke dell'Università di Harvard, è stata pubblicata sul numero del 22 luglio della rivista "Nature".
"Studi precedenti - spiega Hespos - hanno mostrato che gli adulti dividono le cose in categorie differenti a seconda della lingua che parlano. Ma se il linguaggio influenza il modo di pensare degli adulti, che cosa succede nei bambini che non sanno ancora parlare? Il linguaggio si fonda su un sistema pre-esistente di interazioni con il mondo tridimensionale e i suoi oggetti. Questa capacità suggerisce che i bambini sappiano pensare prima ancora di imparare a parlare".
Hespos e Spelke hanno studiato bambini di cinque mesi per vedere se erano in grado di prestare attenzione alle relazioni fra gli oggetti. I risultati indicano che i bambini sono in grado di individuare determinati concetti che gli adulti, invece, non distinguono spontaneamente. "Gli esseri umani - conclude Spelke - possiedono una ricca varietà di concetti anche prima di apprendere il linguaggio. A seconda della lingua che apprendiamo, siamo portati a favorire alcuni di questi concetti rispetto ad altri, ma esistevano tutti prima che li esprimessimo con le parole".

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