domenica 1 maggio 2005

Bertinotti
e Rita Levi Montalcini:
«voterò quattro Sì ai referendum
è dovere di tutti farlo»

AGI
Roma, 30 apr 2005 - 11:31
FECONDAZIONE: LEVI MONTALCINI, DOVERE DI TUTTI VOTARE SI'

"E' dovere di tutti andare a votare si' ai referendum sulla procreazione assistita" . Lo ha detto a Radio Radicale la senatrice a vita Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina. "Andro' certamente a votare e voterò quattro sì convinta - dice Rita Levi Montalcini - E' dovere di tutti i cittadini andare a votare sì, non solo mio, ma dovere di tutti. Sono poi addolorata che si possa pensare di invitare all'astensione, si deve andare a votare". (AGI)

una segnalazione di Paolo Izzo

Repubblica 1.5.05

L´appello del premio Nobel. Si schierano i genetisti Boncinelli e Forabosco e il farmacologo Garattini
Levi Montalcini: "Un dovere votare 4 sì"

ROMA - Massimo D´Alema ammette i propri dubbi sulla fecondazione eterologa, cioè con seme di donatore. Alla fine il presidente dei Ds voterà Sì a tutti i quattro referendum contro la legge sulla procreazione assistita, ma ribadisce la necessità di «limiti». «Un padre anonimo - dice - lede i diritti del bambino». Tanto basta a sollevare un polverone politico. Sono soprattutto le donne della Quercia ad avvertire: «Attento Massimo, c´è di mezzo la salute delle donne e la speranza». «Non avere dubbi», esortano Katia Zanotti e Barbara Pollastrini.
Ma anche dal fronte degli scienziati schierati contro la legge 40 arriva l´appoggio a tutti i quesiti. Il Nobel e senatrice a vita, Rita Levi Montalcini ribadisce: «È dovere di tutti votare quattro Sì ai referendum. Sono addolorata che si inviti all´astensione». E i genetisti Edoardo Boncinelli e Antonino Forabosco, che hanno aderito al documento di "Ricerca e salute" (sottoscritto da oltre 120 scienziati), affermano: «L´embrione è un insieme di cellule e non ancora un individuo, tanto che solo al termine delle prime due settimane compare la storia primitiva, ovvero il segno di un futuro sistema nervoso». Anche il farmacologo Silvio Garattini dichiara il proprio appoggio ai quattro Sì. Ma nel centrodestra, Maria Burani Procaccini, di Forza Italia, attacca: «La maggioranza degli italiani è contraria alla fecondazione eterologa, lo dice anche un sondaggio mostrando che in Calabria, Sicilia e Puglia la percentuale dei No è ancora maggiore». Apprezza il radicale Daniele Capezzone che D'Alema abbia preso posizione: «Nessun leader politico provi più a fare il pesce in barile». Rivendica invece la bontà della legge 40, Elisabetta Baio Dossi, cattolica della Margherita: «Bello sapere di avere interpretato il comune sentire degli italiani». E nello schieramento astensionista, Luisa Santolini del comitato "Scienza e vita", chiede che i media diano più spazio alle ragioni del non voto.

Repubblica 1.5.05
L'INTERVISTA

Bertinotti replica al presidente ds. "Sui referendum i partiti e i leader non giochino a nascondino"
"Eterologa, no ai dubbi di D´Alema è in gioco la salute della donna"
GIOVANNA CASADIO

Ma anche la laicità deve evolversi, c'è pericolo pure in una totale libertà della scienza

Bocciato l'invito all'astensione di Ruini: "E´ lontano dallo spirito del Concilio"
Convocato l´esecutivo di Prc per mettere a punto la campagna referendaria


ROMA - «Evitiamo la fuga dalle responsabilità: i referendum non sono una semplice questione di coscienza. Quando interviene una legge a disciplinare una materia impegnativa come la fecondazione assistita e la bioetica, siamo in una dimensione politica. Leader e partiti non giochino a nascondino rispetto a una scelta che è politica». Fausto Bertinotti, il segretario di Rifondazione comunista, ha convocato l'esecutivo del partito per mettere a punto la mobilitazione sui referendum. Dell'invito all'astensione da parte delle gerarchie ecclesiastiche, dice: «È molto lontano dallo spirito del Concilio; l'appello di Ruini alla diserzione dal referendum e dal dibattito alza il ponte levatoio, chiudendo a una parte del paese».
Silenzio sui referendum durante la campagna elettorale per le regionali, perché? Questione di opportunismo nel centrosinistra per evitare di rimarcare le divisioni interne, onorevole Bertinotti? O per non alienarsi le simpatie del Vaticano?
«È stata una ragionevole prudenza. Su un tema tanto importante è necessaria una discussione a sé stante, ma non perché abbia un carattere troppo specifico, al contrario per le implicazioni generali nel rapporto tra lo Stato e i cittadini. Quindi giusto metterlo al riparo da una contesa che aveva altre implicazioni politiche indirette, quelle sul governo, come si è visto. Poi non posso negare che qualche traccia di opportunismo si sia mescolata».
Sinistra radicale e riformisti: visioni diverse anche sulla bioetica e sulla tutela dei diritti civili come il riconoscimento delle coppie gay?
«Ma no, eviterei sovrapposizioni meccaniche con gli schieramenti partitici. I partiti devono pronunciarsi, però: lo facciano. Così i leader. La discussione è politica e ciascuno deve assumersi le proprie responsabilità».
Lei è per il Sì ai quattro referendum; D'Alema dichiara i suoi dubbi sulla fecondazione eterologa.
«Ma perché la discussione va fatta su me e D'Alema? Le sue ragioni valgono le mie: capisco i suoi dubbi, non sono i miei. Soprattutto, partiamo dalla tutela della salute della donna e dalla possibilità di accedere a un percorso responsabile di maternità che questa legge nega. Su questi temi la divisione tra sinistra radicale e riformisti è infondata. La stragrandissima maggioranza del popolo dell'Unione è mobilitata e dislocata nella battaglia per il rispetto delle donne e la laicità dello Stato. Anche nella Margherita. E sono altre le questioni su cui l'assemblea del programma, da me proposta, deve discutere nell'Unione: dalla redistribuzione del reddito alle politiche del lavoro».
Una posizione radicalmente contraria alla legge 40 non rischia di riprodurre l´ennesimo scontro laici-cattolici, ignorando le ragioni di questi ultimi?
«Radicale è questa legge che da un lato impedisce, dall'altro forza: qualcuno mi spieghi perché una coscienza cattolica dovrebbe accettare l'obbligo di fecondare un numero massimo di tre embrioni e impiantarli tutti. Sì, è vero, c'è il rapporto tra embrione e vita che io affronto in modo diverso rispetto a un cattolico. Però c'è anche una confusione interessata: dietro a questo schermo non può nascondersi la difesa di una legge dannosa per le donne. Ma ammetto: anche la laicità va ripensata».
In che senso?
«La laicità deve evolversi. Non nel senso però di un pasticcio, di un compromesso di cultura laica e confessionale: una tentazione che c'è tanto in Rutelli che in Pera. Ci sono oggi due livelli di sfida. Innanzitutto siamo di fronte a una tendenza alla mercificazione contenuta nel processo di modernizzazione. Io, in tutta modestia, ho un'opinione diversa rispetto a quella espressa dall'allora cardinale Ratzinger sul relativismo etico, però bisogna vedere il pericolo della totale libertà di scienza in un mondo in cui è assolutizzato il mercato. Bisogna essere avvertiti contro la tentazione prometeica. Inoltre, la laicità in Italia è sempre stata la difesa dello Stato contro le ingerenze confessionali, quindi una "libertà da". Deve esserci una "libertà di". Le nostre società sono ormai plurietniche e plurireligiose: il problema è consentire una convivenza più ricca. Non condivido ad esempio la legge francese contro il chador, perché penso che i simboli religiosi come quelli politici debbano essere disponibili tutti a tutti».
Onorevole Bertinotti, quando c'era la Democrazia cristiana era meglio, nel senso che esercitava una mediazione laica tra Stato e Chiesa?
«Non scherziamo: "mala tempora currunt", ma non fino al punto di stravolgere la storia del paese. La Dc di Fanfani ingaggiò una battaglia furibonda contro il divorzio. E per l´aborto si mobilitò il Paese: si è creata così la coscienza di Stato laico».