domenica 1 maggio 2005

la terapia di coppia è un fallimento

Corriere della Sera 1 maggio 2005
Gli specialisti italiani: lasciarsi non è sempre un segnale di insuccesso
La terapia di coppia? Un fallimento
Elvira Serra

L’allarme Usa: nel 25 per cento dei casi la cura fa stare peggio di prima. «Più di un matrimonio su tre finisce»

Dopo due anni di terapia il 25% delle coppie sta peggio di prima. Dopo quattro, il 38% divorzia. Per non parlare di quei consulenti che non sapendo come aiutare i pazienti li costringono a estenuanti e inutili confronti, settimana dopo settimana. Il mea culpa arriva dagli Stati Uniti. A dargli voce è il New York Times : «Sposati con problemi? La terapia potrebbe non aiutarvi» ha titolato. In Italia le cose non stanno così, anche se la percentuale dei fallimenti si sta rapidamente avvicinando a quella americana. Ma è vero «fallimento»? I nostri specialisti, infatti, concordano: in base a quale aspettativa si può dire che il divorzio sia un insuccesso della terapia? L’obiettivo è far comunicare le persone, renderle serene in modo che possano prendere la decisione migliore. E poi c’è problema e problema. Un difetto della comunicazione è risolvibile nell’80% dei casi. Se la questione è caratteriale, uno dei due è narciso, paranoico o depresso, è su questo che bisogna lavorare. Qui da noi sempre più persone si rivolgono a un consulente, in coppia o da sole. Alla domanda in crescita però non corrisponde un’offerta specializzata. «Non esiste una formazione universitaria qualitativamente e quantitativamente adeguata» denuncia il sessuologo Willy Pasini.
LE BUONE INTENZIONI - Gianna Schelotto, esperta in terapia di coppia, non è scandalizzata dalle cifre americane. Dice: «Le percentuali non mi sembrano alte, se si mette in conto chi ha scelto un consulente soltanto perché si sente all’ultima spiaggia. Perché una terapia funzioni è indispensabile che tutti e due vogliano mettersi in gioco. Quando il risentimento prevale, le possibilità di riuscita sono scarse». Nella sua esperienza, la dottoressa Schelotto ha visto un 60% di partner riunirsi. «A volte appena cominciano a stare bene interrompono o si spaventano all’idea di andare troppo a fondo. Ma lo "stare peggio" è un passaggio fondamentale per entrare in contatto con le emozioni». Negli ultimi anni sono stati più gli uomini a trainare le compagne. «È il caso di chi prende una sbandata per una donna molto più giovane, ma al momento di lasciare la moglie si blocca. Da qui il bisogno di capire».
PERCHE’ IN CRISI - Mario chiede a Laura di avere rapporti sessuali insieme con una terza persona. Franco e Beatrice continuano a gridare furiosamente quando litigano. Paolo ed Elisabetta lavorano tanto e non hanno più tempo per una sana discussione. Sono tre delle tremila storie che Willy Pasini ha conosciuto nella sua vita professionale. «Nella prima coppia è stato intaccato il pudore di uno dei partner, qui è molto difficile ricostituire la relazione. Nella seconda, l’aggressività mal gestita ha portato all’esasperazione. Nella terza la causa scatenante è stato lo stress quotidiano» spiega Pasini. Per lui - che nel libro «La vita a due» suggerisce di seguire un corso di preparazione al matrimonio un anno dopo essersi sposati - non esiste più la crisi del settimo anno, molte difficoltà insorgono già nei primi tre anni. Prima si interviene, più rapida ed efficace è la terapia. La deriva della strategia americana la commenta così: «Negli Usa hanno voluto fare una pedagogia della coppia, elargendo ricette: il lunedì la spesa la fai tu, il martedì esco io con gli amici... Ma non esistono formule universali. La coppia è un mistero, non qualcosa da manipolare con uno slogan».
DIRSI LA VERITA’ - Rodolfo de Bernart è il direttore (e cofondatore) dell’Istituto di terapia familiare di Firenze. Al suo centro si rivolgono coniugi uniti da una gravidanza inattesa, altri che stanno insieme da quando erano giovanissimi, famiglie sotto pressione per la cura dei figli. Lui le descrive così: «Metà ha problemi relazionali, litiga troppo, non sa che cosa fare. L’altra metà ha problemi sessuali. Il 60-70% riesce a ristabilire un buon rapporto». Gli altri si lasciano. E, fatti due conti, ecco dunque tornare le percentuali americane. «Però sulla definizione di successo non sarei categorico». Per lui la «guarigione è riuscire a fare un salto qualitativo che dia qualcosa in più sia ai singoli sia alla coppia».
TEMPI E COSTI - Per alcuni bastano dieci sedute per vedere dei cambiamenti, con un incontro settimanale. «Il percorso terapeutico va da tre mesi a un anno» racconta Giuseppe Rescaldina, responsabile dell’Istituto di scienze psicologiche e ginecologiche di Villa Cimarosa a Milano. Aggiunge: «Da noi le richieste di coppia stanno diminuendo mentre aumentano quelle del singolo. Faccio questo lavoro da 25 anni e se dieci anni fa il problema della coppia era soprattutto di comunicazione, adesso la crisi nasce dalla paura delle emozioni». I costi variano da specialista a specialista, tra i 70 e i 160 euro a seduta (in questo caso i terapeuti sono due). Ogni incontro dura da 45 minuti fino a un’ora e mezzo. «Un buon terapeuta deve saper governare il dialogo. A me servono 3-4 incontri per considerare il livello di sofferenza della coppia, analizzare insieme il problema e decidere come intervenire. Poi occorrono 12-20 sedute» parla Vittorio Cigoli, direttore del master universitario in Clinica della relazione di coppia alla Cattolica di Milano. «Non esistono pillole risolviproblemi - conclude Gianna Schelotto -. Ma può essere utile riflettere su questo: a furia di proiettare sull’altro ciò che non ci piace di noi, finiamo con il trovarci sposati con la parte peggiore di noi stessi».