L'Unità 26 Maggio 2005
Africa «primadonna»
Il sogno di una rivincita
RITA LEVI-MONTALCINI scrive Eva era africana: in un libro la speranza che le ragazze del continente nero possano acquisire il ruolo preminente che loro compete
di Pietro Greco
C’è un sogno schiettamente illuminista tra le righe di Eva era africana, il nuovo libro che Rita Levi-Montalcini ha appena pubblicato per i tipi della Gallucci (pp. 90, euro 10): il sogno che grazie all’istruzione, tradizionale e via internet, le ragazze del continente più povero e dimenticato del pianeta possano acquisire, in un futuro immediato o remoto, il ruolo preminente che loro compete - nella società, nella politica, nella scienza - e strappare l’Africa alla povertà, al sottosviluppo e all’indifferenza.
Il sogno illuminista che la senatrice a vita e Premio Nobel per la medicina affida a questo libro - in apparenza per ragazzi ma in realtà rivolto anche e, forse, soprattutto agli adulti - è schiettamente sociale. Rita Levi-Montalcini ha scritto Eva era africana perché conosce la condizione delle donne del continente nero: su cui, soprattutto nelle zone rurali, pesa sia la forte dominanza maschile sia la gran parte (quasi la totalità) delle fatiche lavorative. «Il nome di mia madre è affanno», scrive una ragazzina della Sierra Leone in una poesia che descrive la madre mentre ogni giorno si affanna a raccogliere la legna, si affanna a cercare l’acqua, si affanna a trovare una scodella di riso.
Ma Rita Levi-Montalcini sa anche - e lo scrive - che le donne africane non accettano in modo passivo questa condizione di affanno. Che sono spesso proprio le donne in prima fila nelle lotte per l’emancipazione in Africa e dell’Africa. Che è in quel continente più che altrove che il futuro è in mano femminile. Di qui la fiducia nelle «Eva africane».
Una fiducia, dicevamo, illuminista. Perché fondata sulle capacità - di per sé - emancipatrici della cultura. Dell’istruzione. Con i vecchi e i nuovi media. Con la lavagna e con internet. Ed è qui - è soprattutto qui - che le Eva di tutto il pianeta (ma anche i maschietti) possono dare un contributo determinante all’emancipazione delle Eva africane e dell’Africa intera. Aiutandole a organizzare l’istruzione. Aiutandole nell’accesso - finora negato - alla cultura.
La cultura alla quale fa riferimento Rita Levi Montalcini è una cultura razionalista, in cui ha un ruolo fondamentale la scienza. Non a caso il libro si apre con un omaggio all’Africa che proprio la scienza ha scoperto essere stata la «culla dell’umanità». E a quell’«Eva nera», una signora di una tribù africana vissuta meno di duecentomila anni fa, da cui discendono tutti gli attuali abitanti del pianeta. La scienza e la tecnologia possono aiutare davvero l’Africa a ridiventare la «culla dell’umanità». A lenire gli affanni di Eva. E gli aiuti alla formazione delle ragazze africane, in cui proprio la Fondazione Rita Levi-Montalcini si distingue, sono davvero essenziali. Tuttavia ci sono almeno due passaggi essenziali perché il sogno illuminista di Rita Levi-Montalcini si possa realizzare, in tempi più o meno vicini.
Uno è un «passaggio africano» e riguarda l’autentica rivoluzione culturale che deve avere per protagonista le donne di quel continente. Che oggi, è vero, sono protagoniste nelle battaglie sia per l’emancipazione sociale e civile, per lo sviluppo sostenibile dell’Africa. Ma in un contesto che stenta a riconoscerle ufficialmente. Che tenta ogni volta di recuperare la dominanza maschile minacciata.
L’altro è un passaggio più globale. Riguarda tutti noi. È il passaggio - anzi, la partita - che riguarda l’accesso alle nuove conoscenze e alle nuove tecnologie. Questo accesso è sempre più ineguale. All’interno degli stati e tra gli stati. E, manco a dirlo, l’Africa è il continente che più soffre per il mancato accesso alle nuove conoscenze (soprattutto alle conoscenze scientifiche) e alle nuove tecnologie. Senza un marcato riequilibrio del diritto all’accesso alle conoscenze, l’emancipazione delle ragazze africane e dell’Africa sarà molto più difficile. Se non impossibile. Da questo punto di vista non è affatto irrilevante, ma anzi è molto importante, che una donna come Rita Levi-Montalcini, anche con il suo nuovo libro, coltivi il sogno dell’emancipazione di Eva, l’africana.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»