L'Unità 26 Maggio 2005
Il caso
Vilipendio, reati Fallaci
Paolo Flores d'Arcais
Oriana Fallaci è stata rinviata a giudizio dal gip di Bergamo Armando Grasso per “vilipendio della religione”. Così i giornali. Più precisamente: ex articoli 406 e 403 del codice penale : art. 406: Delitti contro i culti ammessi nello Stato. Chiunque commette uno dei fatti degli articoli 403, ecc. … è punito ai termini dei predetti articoli ma la pena è diminuita. Art. 403: Offese alla religione dello Stato mediante vilipendio di persone. Chiunque pubblicamente offende la religione dello Stato, mediante vilipendio di chi la professa, è punito con la reclusione fino a due anni. La Corte Costituzionale ha sentenziato pochi giorni fa che la discrepanza nella sanzione verso le diverse religioni non è ammissibile).
Brutta giornata per il diritto. Anzi: pessima. Non serve a nulla sottolinearlo, però, se non si ha il coraggio della coerenza (invero modestissimo, in questo caso). Cioè: chiedere a voce unanime e ultimativa (senza se e senza ma, come si diceva quando una certa energia riformatrice percorreva ancora il Belpaese) l'unica misura perché analoghi rinvii a giudizio (e Dio non voglia, condanne) escano dall'universo dei pensabili. L'abrogazione secca degli articoli 402, 403, 404, 406 del codice penale.
Peccato che Pierluigi Battista, vicedirettore del Corriere della Sera, abbia dimenticato di farlo esplicitamente. Perché, se si rimane nel vago, ci si avvilisce nell'apologia soft del ministro Castelli «che ha meritoriamente definito l'accanimento giudiziario contro un libro come “coercizione del pensiero”». Pura piaggeria, questa sviolinata di Battista a Castelli. E “meritoria” un piffero, l'uscita del Guardasigilli celtico-padano. Perché l'accanimento giudiziario è il classico fuori tema: i reati sono previsti. Si tratta di abrogarli, non di ignorarli. Inutile prendersela con i magistrati. Responsabili sono i legislatori, vulgo i politici.
Questi articoli incriminati i magistrati cercano, in genere, di non applicarli, tanto sono forcaioli se presi alla lettera. Ma vigono. E se qualcuno li brandisce non è “accanimento”, purtroppo, ma proprio quel farsi “bouche des lois” che i garantisti pelosi (garantisti berlusconisti: un ossimoro senza poesia) pretendono dai magistrati.
E allora diciamo un rotondo “basta” a questi reati - incompatibili con la democrazia - e vediamo chi in Parlamento vuole invece mantenerli. Perché, sia chiaro, fedeli e ministri dei culti (al plurale, ovviamente, e in perfetta parità: il predicatore di Allah vale per la legge quanto il cardinale di Santa Romana Chiesa, e il fedele di Cristo il fedele di Maometto: Corte Costituzionale docet) sono già tutelati, in quanto persone e come ciascuno di noi, attraverso le norme che puniscono la diffamazione. Il vilipendio, invece, consente la mordacchia ad ogni critica delle religioni che il fedele ritenga offensiva. Nell'Italia di queste leggi ancora vigenti (vergognosamente) non la passerebbe liscia il buon vecchio Marx, ad esempio, che addebita alle religioni lo spaccio di droga (più che vilipendio: si beccherebbe anche l'accusa di diffamazione). Per non parlare di Feuerbach, di Nietzsche …
Il Corriere, forte del suo prestigio di primo quotidiano italiano, potrebbe perciò farsi promotore di una richiesta di firme parlamentari bipartisan (non parleremmo certo di cerchiobottismo, in questo caso) o di un referendum abrogativo, se le prime latitassero. Chiedendo magari il coinvolgimento delle altre grandi testate nazionali. Non credo che mancherebbe l'appoggio di questa.
Perché la questione non è solo italiana, ma ormai europea. Proprio mentre veniva firmato il rinvio a giudizio, un perseguitato vero dalle religioni, Salman Rushdie, ricordava al pubblico di Massenzio che il Labour (nomina NON sunt consequentia rerum!) di Tony Blair, nell'ipocrita tentativo di riconquistare i voti musulmani perduti con la devozione alla sciagurata guerra di Bush, ha già tentato due volte di far passare un “Bill” che castiga le critiche-offese alle religioni: bloccato fin qui dalla Camera dei Lord. L'Europa tutta avrebbe dunque bisogno di un segnale laico e liberale inequivoco.
Perché una volta tanto l'Italia - ferula del Corriere adiuvante - non prova ad essere la prima della classe? Si tratta infatti di promuovere, radicare, garantire la libertà di critica. Si sentano o meno offesi i credenti di tutte le religioni. Altrimenti, si finisce solo per promuovere un libro “stupido” (così Rushdie su Fallaci, in video da Giuliano Ferrara), sotto pretesto di un inesistente accanimento giudiziario e in colpevole rimozione di un vigente accanimento clerico-legislativo.
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»