giovedì 26 maggio 2005

la Destra: procreazione assistita e aborto: due bocconi da trangugiare uno per volta

ricevuto da Sandra Mallone

Corriere della Sera 26.5.05

Storace: «Aborto, Gasparri sbaglia i tempi.
Ma farò verifiche nei consultori»
Storace: parlare ora della legge 194 aiuta i sì alla fecondazione
La scelta di Fini? Così favorisce il raggiungimento del quorum
Margherita De Bac

ROMA — Di ritorno dall’audizione alla Camera dove ha appena annunciato che oggi firmerà il decreto per tagliare i prezzi del latte artificiale, il ministro della Salute appare un po’ stanco, ma non cade in trappola. E a chi cerca a ogni costo di fargli dire che cambierà la legge sull’aborto (in linea con tutte le affermazioni e le iniziative prese quando era governatore del Lazio) Francesco Storace risponde accorto, abile: «No, non è il momento. Credo che mettere altra carne sul fuoco farebbe gioco soltanto ai nemici della legge 40 sulla fecondazione artificiale. Si rischierebbe così di rendere il clima ancora più isterico, non vogliamo fare crociate».
Dunque, ministro, non è d’accordo con Maurizio Gasparri, il quale ha affermato che la 194 del ’78, sull’interruzione volontaria di gravidanza, è modificabile come tutte le leggi?
«Rispetto la sua opinione ma credo che non sia questo il momento opportuno per rilanciare un’iniziativa del genere. Significherebbe fare una scortesia a chi propone e si è dichiarato favorevole all’astensione. Mettere in dubbio l’integrità delle norme sull’aborto equivarrebbe a regalare un pieno di benzina ai sostenitori del sì. Insomma, è un argomento da non affrontare quando si commettono già tante sconcezze».
A quale si riferisce, in particolare?
«Beh, la cosa che mi ha schifato di più è la copertina di Diario dove la Madonna viene proposta come testimonial del sì alla fecondazione eterologa. Per non parlare poi delle interrogazioni presentate da alcuni deputati di centrosinistra (Margherita, Ds e Sdi) che si concedono ironie sulla spirale. Prendono lo stipendio per queste sciocchezze. Ritengo offensivo il loro comportamento. Basta, il dibattito sul referendum è un susseguirsi di polemiche e mi dispiace. Ecco perché dico: lasciamo perdere l’aborto, per favore».
Non è il momento per nuove polemiche, d’accordo. Ma quando le acque si saranno calmate e il referendum sarà lontano potrebbe rivedere la legge come ministro della Salute?
«Tra i compiti del ministro c’è quello di verificare lo stato di attuazione della legge. Senza essere animato da furori ideologici andrò a vedere se nei consultori si fa quello che è previsto dalla legge, cioè la prevenzione, se si cerca di convincere davvero le donne che la vita va salvata».
Lei adesso getta acqua sul fuoco. Ma vogliamo parlare di tutte le sue iniziative antiabortiste comegovernatore del Lazio? A pochi mesi dalla sua elezione dichiarò: «Chi vuole abortire dovrà andarsene in Umbria e Toscana ». Poi annunciò lezioni a scuola contro droga e aborto. Era un altro Storace, quello?
«No, sono sempre lo stesso. Sul principio della tutela della vita sono d’accordo e non condivido le pratiche abortiste. Ma vogliamo davvero riaprire il dibattito sulla 194? Sono sicuro che la Chiesa, che predica l’astensionismo, non gradirebbe la sovrapposizione col referendum».
Quando il Parlamento di Strasburgo nel 2002 varò la risoluzione sul diritto all’aborto lei lo criticò come documento irricevibile. Questo diritto per lei non esiste?
«Ho criticato quella risoluzione ritenendola un’ingerenza nelle politiche dei singoli Stati, un incentivo all’aborto. Sì, per una donna l’aborto è un diritto, ma anche una tragedia. E quindi bisogna evitare le condizioni perché arrivi a questa decisione».
Nel Lazio lei ha introdotto un contributo in denaro per le donne che rinunciano a interrompere una gravidanza. Riproporrebbe lo stesso modello come ministro della Salute?
«È una materia da ministro del Welfare più che di mia competenza. Certo, ritengo che vada portata avanti una politica di incentivo alla maternità».
Uno dei quesiti del referendum propone di abrogare quella parte della legge sulla procreazione medicalmente assistita che mette sullo stesso piano i diritti del concepito e quelli della donna. Se vincesse il no e l’articolo restasse immutato, secondo lei non potrebbe diventare un grimaldello per attaccare la 194 sull’aborto, come molti temono?
«C’è chi pensa che la vita cominci quando il bambino viene partorito e chi pensa che abbia inizio col concepimento. Io naturalmente appartengo alla seconda schiera. Tutti i requisiti del referendum pongono temi delicatissimi, come l’eterologa. Tutti quelli che dichiarano di votare no rischiano di far raggiungere il quorum. Ecco perché io mi astengo ».
Anche Fini l’ha detto: voterà tre sì e un no al quesito sulla fecondazione eterologa.
«Ripeto: dichiarando il no si favorisce il raggiungimento del quorum ».
La Camera americana ha approvato la legge che chiede di finanziare con denaro pubblico le ricerche sugli embrioni di nuova formazione e non solo le vecchie linee già esistenti. La parola passa al Senato, ma Bush ha annunciato che se il voto verrà confermato si opporrà con un veto. E se lei fosse Bush?
«Rigiriamo la domanda. Se Bush fosse italiano e potesse votare nel prossimo referendum, si asterrebbe».
Che cosa pensa della pillola del giorno dopo? Contraccettiva o abortiva?
«La mia posizione è nota». E il ministro rimanda a quando il Lazio approvò nel 2001 una mozione dove si sceglieva la seconda alternativa.