venerdì 1 luglio 2005

James Hillman

La Stampa 1 Luglio 2005

James Hillman è uno dei più importanti pensatori della filosofia americana e esponente della psicoanalisi di fondamento junghiano. Nato nel 1926 ad Atlantic City, ha studiato alla Sorbona, al Trinity College di Dublino, a Zurigo, dove ha poi diretto lo Jung Institut.
Fra i suoi libri, Il codice dell’anima (1997) L’anima del mondo (1999), Puer aeternus (1999), La forza del carattere (2000), Il piacere di pensare (2001), Il potere. Come usarlo con intelligenza (2002), Il linguaggio della vita (2003), Il sogno e il mondo infero (2003) L’anima dei luoghi (2004)


«LA guerra in Iraq fa venire in mente, oggi, la figura di Atena, armata dalla testa ai piedi, una vera fortezza vivente». Il filosofo americano James Hillman, in Italia per parlare di Atena all'incontro di Milanesiana sulle strategie, ragiona sugli dèi dell'Olimpo come un antico greco: «Ogni cosa è piena di dèi», diceva Talete, e così è per Hillman. Anche il presente. «Ma - continua - esiste una differenza tra Atena e suo fratello Ares, e la guerra di Bush in realtà è governata molto più da Ares che da Atena».
In che senso, professore, se fossimo sull’Olimpo, la guerra di Bush sarebbe governata da Ares?
«La furia della guerra, la fretta di farla, sono tipiche di Ares. Tutto il contrario della strategia di Atena, che è la dea della lentezza, dell'analisi, della ponderazione. E della mediazione. La guerra in Iraq non è una guerra di Atena. La dea si è manifestata all'inizio, quando si facevano i piani. I generali, gli strateghi della prima amministrazione Bush, dicevano che la guerra non avrebbe funzionato, che bisognava proseguire i negoziati. Il governo non li ha ascoltati».
E ora la guerra sembra destinata a non finire più, a trascinarsi: Atena cosa suggerirebbe?
«Purtroppo Atena non mi parla direttamente. Ma in Omero è in grado di fermare Ares, e con grande forza. Penso al duello tra i due, nel XXI dell'Iliade, quando lo tramortisce tirandogli un enorme masso sul collo e gli dice: “Sciocco, non hai capito quanto sono più forte di te?”».
Atena a Roma era protettrice di una specifica categoria: i maestri, gli insegnanti...
«Ecco, sì, bisognerebbe ascoltare non i tecnici ma i pensatori, gli intellettuali...».
Ma gli intellettuali oggi appaiono sempre più ideologizzati, non assomigliano più a Ulisse, l'eroe preferito da Atena, per il suo senso della misura, la sua indipendenza interiore.
«E' vero, gli intellettuali oggi sono pieni di passioni. Non più devoti ad Atena bensì ad altri dèi. La soluzione viene spesso da Ermes. Lui sa come far funzionare le cose: il dio della comunicazione, della diplomazia. Quella mobilità mercuriale, appunto, di cui la rigidezza della nostra amministrazione avrebbe bisogno. Dovremmo essere più simili a voi italiani, flessibili, duttili...».
A proposito d’Italia, avremmo alcuni problemi strategici da sottoporre ad Atena, per quanto riguarda la politica interna. Abbiamo una sinistra che per il principio dell'alternanza sarebbe designata a governare, ma non riesce a trovare un capo, proprio come in un antico mito.
«La vecchia idea di leadership alla Cola di Rienzo, un condottiero su un cavallo bianco, non funziona più. E' un problema che abbiamo avuto anche noi. Ci vuole qualcuno al di fuori dei quadri tradizionali della politica. Noi abbiamo eletto due attori per esempio, Reagan e Schwartzenegger».
Bè, anche noi in fondo...
«Sì, un comico, Berlusconi, e questo spiega il suo successo elettorale. Anche la vostra sinistra dovrebbe trovare un tipo del genere, fuori della burocrazia dei partiti. Forse non un attore ma qualcuno che sappia fare un qualche mestiere, magari un dentista...».
Se non lo trova?
«Allora optate per la vecchia, collaudata soluzione del triumvirato».
Ma i triumviri romani non si massacrarono fra loro?
«Magari capiterà, ma nel frattempo la coalizione sarà andata al potere. O altrimenti, voi italiani avete un'altra ottima scuola, quella della “famiglia”... No, non si offenda, è una struttura che da noi in America ha funzionato. La figura del consigliori: il padrino, il vecchio zio che sta seduto a pensare e manda avanti i nipoti facinorosi, usandoli per le sue strategie».
Non mi dica che Atena è patrona della mafia.
«Non parlo di come poi nei fatti queste persone prendano il potere. Dico che la strategia è autorità interiore. Ed è questo che Atena apprezza negli uomini che aiuta».
Ulisse aveva autorità interiore, ma non potere.
«Tranne quando torna a Itaca. Certo, per conquistarlo ha bisogno di travestirsi da mendicante, e qui torna in gioco Ermes».
Le più giovani generazioni italiane non riescono ad avere una strategia individuale, sono strumento di quelle dei consumi, ostaggio dei modelli pubblicitari. Che fare?
«Sono figli dell'economia. Viviamo in una società economica, i cui valori sono economici, e questo è il risultato. I ragazzi non hanno scelta: o si immergono fino al collo nello stampo telefonino-macchina-carriera, o si sentono persi. Ma il compito di Atena è l'educazione, i cui valori dovrebbero prescindere dal valore economico. Ad Atene era patrona delle fratrie, le associazioni giovanili. Non possono essere i genitori a procurare valori, ma gruppi paritari di persone della stessa età, accomunati da qualche ideale».
Gli ideali dove restano?
«In America abbiamo i gruppi religiosi. Sono fanatici, orribili, ma funzionano perché danno ai giovani qualcosa al di là dei valori economici. In realtà li corrompono se possibile ancora di più, non li approvo di certo. Ma è un fenomeno. E una strategia».
Però una strategia di natura monoteistica, mentre secondo lei già per gli antichi greci il monoteismo era qualcosa di dannoso. O no?
«Certo. Certo. E il monoteismo cristiano lo è di più perché è antropocentrico, fa perdere contatto con l'ambiente, con il mondo animato, con l'anima del mondo».
Cosa pensa dell’entusiasmo di molti giovani per il papa?
«Il ritorno a una Chiesa più reazionaria non è una risposta per nessuno, tanto meno per i giovani. Lo spiritualismo della Chiesa e l'economicismo di Cesare attirano nella stessa trappola. Bisogna tornare ad Atena, abbandonando sia la dogmatica sia l'economia, sia il materialismo sia lo spiritualismo.
Questo viene insegnato dalla cultura tradizionale?
«Dipende da come è insegnata. Ha bisogno di entusiasmo: non solo di Atena, ma anche di Dioniso».
Non di Eros?
«Non c'è da preoccuparsi, Afrodite arriva sempre. Anche in Vaticano».