sabato 16 luglio 2005

trentaduemila anni fa
l’arte dell’homo sapiens

Corriere della Sera 16.7.05
L’arte dell’homo sapiens
In una grotta i disegni di trentaduemila anni fa

Verona, esposte in un museo le pietre ritrovate: una figura di Minotauro e forse una donnola
Viviano Domenici
Una comunità di uomini e donne raccolta attorno a un fuoco. C’è chi torna dalla caccia, chi dipinge sulle rocce e chi prepara da mangiare. E’ la ricostruzione dell’accampamento di 34 mila anni fa nella grotta di Fumane, in provincia di Verona, dove sono state ritrovare le pietre dipinte. La caverna era abitata già ottantamila anni fa, quando ha visto la presenza dell’uomo di Neanderthal

Nel mondo

CHAUVET La Grotta di Chauvet (Ardeche, Francia) fu scoperta nel 1994. Ha stupito per raffinatezza e modernità dei dipinti risalenti a 32 mila anni fa
ALTAMIRA
Il ritrovamento della Grotta di Altamira (Cantabria, Francia) risale alla fine del 1800. Fu considerata un falso. I dipinti risalgono a 13.500 anni fa
LASCAUX
La Grotta di Lascaux (Dordogna, Francia) fu scoperta nel 1940: è la più celebre delle grotte dipinte. Ha circa 16 mila anni

FUMANE (Verona) - Sono entrato nella caverna del tempo e ho camminato nell’accampamento degli uomini che 32 mila anni fa vissero in questa grotta sui monti Lessini, una quindicina di chilometri da Verona. Sotto quello che rimane della volta, il terreno è stato scavato dagli archeologi e ora è possibile vedere i grandi focolari circondati di pietre, le zone dove i cacciatori si sedevano e scheggiavano selci, dove squartavano gli animali, dove dormivano, dove gettavano i rifiuti, dove riponevano conchiglie per farne collanine. E in questo scenario lontanissimo nel tempo gli archeologi hanno trovato qualcosa che nemmeno i più ottimisti potevano aspettarsi: le più antiche pitture del mondo. Cinque schegge di pietra dipinte con figure diverse, tra cui l’immagine di un personaggio con una maschera cornuta che lo fa sembrare un Minotauro, un piccolo animale dal corpo allungato che ricorda una donnola, e tre frammenti di figure ormai indecifrabili. Schegge che in epoca antica si staccarono dal soffitto dipinto della caverna e vennero sepolte dagli strati di successivi accampamenti. Un incidente provvidenziale, perché oggi sul soffitto della caverna non c’è più traccia di pitture. Le uniche immagini scampate alla distruzione sono proprio quelle dipinte con ocra rossa sulle scaglie di pietra finite a terra e conservatesi grazie a un velo di calcare che ha «fissato» il colore.
Le analisi dei carboni rinvenuti nello strato di terreno che ricopriva le schegge dipinte hanno indicato una data compresa tra i 34 mila e i 32 mila anni fa; quindi, dato che le pietre con le pitture si trovavano sotto il livello dei carboni, ne consegue che i dipinti hanno quantomeno l’età dei carboni stessi o qualcosa di più. Una datazione che colloca le pitture di Fumane nella fase culturale detta Aurignaziano, la prima in cui compaiono sia l’Homo sapiens sapiens (cioè uomini come noi), sia le più antiche testimonianze artistiche del Pianeta. Altre opere d’arte dello stesso periodo, rinvenute in altri siti europei, sono risultate un poco più recenti di quelle di Fumane che, quindi, sono le più antiche pitture giunte fino a noi.
«Probabilmente è così - spiega il professor Alberto Broglio, dell’Università di Ferrara, che assieme a Marco Peresani, dello stesso ateneo, e Mauro Cremaschi dell’Università di Milano, dirige lo scavo nella grotta preistorica -. Ma vorrei evitare di parlare di primati, perché su una datazione così lontana nel tempo, qualche secolo in più o in meno non fa certo la differenza. Il fatto importante è che le nostre pitture sono perfettamente coerenti con la facies culturale dell’Aurignaziano che caratterizza tutti i materiali rinvenuti negli strati in cui le schegge erano inglobate».
La scoperta delle pitture di Fumane è avvenuta nel 2000, ma solo ora le pietre dipinte sono state esposte nel piccolo museo di Sant’Anna di Alfaedo, a circa 8 chilometri dalla grotta degli antenati che da qualche giorno è stata aperta al pubblico, grazie a una grande struttura in ferro e legno realizzata per proteggere il sito e rendere sicura la visita. (Per informazioni: Ufficio Turistico Molina di Fumane, tel. 045/7720185).
Dopo avermi guidato nell’accampamento degli artisti Aurignaziani, il professor Broglio mi invita a scendere in una sorta di pozzo squadrato che gli archeologi hanno scavato proprio nel pavimento dell’accampamento per poter vedere che cosa c’era sotto.
Rimosso lo strato di 34-32 mila anni fa ne hanno trovato uno molto sottile e del tutto sterile, segno che la grotta non venne frequentata per un breve tempo. E, sotto a quello, gli archeologi hanno iniziato a trovare resti di accampamenti con materiali che testimoniano la presenza di uomini di una specie diversa dalla nostra: uomini di Neanderthal.
Così, scendendo lungo una scaletta di ferro che a ogni gradino mi fa arretrare di millenni, intravedo accampamenti degli uomini di Neanderthal che, per migliaia di generazioni, tornarono a rifugiarsi nella grande caverna per la stagione della caccia. Scendo ancora: quarantamila anni fa, cinquantamila, sessantamila, settantamila e, quando raggiungo il livello più basso, quello di ottantamila anni fa, vedo arrivare i primi inquilini di questa caverna. Un gruppetto di cacciatori neanderthaliani che scoprirono questa cavità dove si accamparono per qualche tempo abbandonando sul terreno delle selci scheggiate. Fu quello l’inizio della lunghissima storia ora impacchettata in circa dieci metri di strati che ci raccontano in sequenza come una specie umana - Neanderthal - visse qui decine di migliaia di anni per essere poi sostituita da un’altra umanità - Sapiens sapiens -, che inventò la prima arte.
Il finale di questa vicenda è comunque ancora da scrivere. Ma la storia non è finita. Manca qualche pagina ora nascosta dietro a un muro che gli archeologi hanno alzato per chiudere la parte più interna della grotta, dove l’accampamento degli uomini Aurignaziani si perdeva nel buio dell’antro. «Là in fondo dobbiamo ancora scavare - spiega Broglio -. C’è ancora un pezzo di accampamento cosparso di pietre e ossa di animali. Chissà se ci farà qualche altra sorpresa».