martedì 14 giugno 2005

senza una teoria la sinistra perde
Ezio Mauro su Repubblica
e Cacciari su L'Unità

Repubblica 14.6.05
«o la sinistra trova un'identità culturale o perderà...»

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Nel disorientamento degli italiani davanti alla materia del referendum, le parole della Chiesa, dei neo-con italiani, degli atei clericali hanno pesato di più delle parole di quel pezzo di sinistra che ha sostenuto il "sì", dei suoi leader, dei suoi scienziati. Il centrosinistra, tutto insieme, dovrebbe riflettere: o trova un'identità culturale, visto che è incapace di trovare quella politica, oppure perderà le grandi sfide di questa fase, che nascono tutte dalla battaglia delle idee, più che dagli schieramenti. Non si può reggere una partita in cui la sinistra parla di sé, mentre la destra parla della vita e della morte
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(Il testo integrale dell'articolo di Enzo Mauro dal quale è stato estratto questo stralcio, inviato da Franco Pantalei, è stato inserito più sotto)

L'Unità 14.6.05
«La sinistra ricominci con convinzione a parlare di valori»

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«Io ho criticato duramente l'atteggiamento della Chiesa: che è stato quello di non entrare nel merito. Leggi tutte le interviste che ha dato il cardinale Scola, che è un uomo molto intelligente: non affrontava mai le questioni del referendum, faceva discorsi ad amplissimo raggio, sui rapporti tra etica e scienza, discorsi generali di valori. Il messaggio era: badate, queste norme sono uno spiraglio che si apre di delirante ed ingovernabile autonomia della scienza. Noi discutevamo di una legge concreta, dall'altra parte di valori universali: molto più affascinante, ed anche più comprensibile. Quando uno ti dice: "Ma tu vuoi gli scienziati pazzi?"…»
E chi sbagliava?
«La sinistra, io credo, è troppo giuridico-determinata. Dovrebbe accettare la sfida sui rapporti etica-cultura-scienza. Non lo fa. Non lo fa perché la nostra posizione è davvero quella dell'assoluta autonomia della scienza. Quando io ho cominciato a leggere l'Unità, c'era un personaggio, te lo ricordi?, Atomino…»
Quello che risolveva tutti i problemi del mondo.
«Ecco. Noi veniamo da lì, da Atomino. È debolissimo l'atteggiamento complessivo che la sinistra ha su certi problemi. Decliniamo le posizioni in termini utilitaristici. Cosa diciamo, per difendere la legge sull'aborto, per esempio? “Ma non vuoi che una donna in quelle condizioni non possa abortire?”, “ma vuoi che non sia utile alla donna?”. Dobbiamo cambiare il tiro. Sennò rischiamo davvero che, come negli Stati Uniti, nasca un movimento contro l'aborto».
È il "pensiero debole" della sinistra?
«Lo dico da tempo, ora è sotto gli occhi di tutti. Non possiamo continuare con l'etica della responsabilità. Occorre l'etica della convinzione: ricominciare a parlare di valori».
Certo che dopo aver predicato la fine delle ideologie…
«E meno male. Ma dalle ideologie bisogna passare a sistemi di idee coerenti. Non puoi dire solo: "Io so governare". La gente lo sa già, è per questo che amministri comuni e regioni. Ma siamo a metà dell'opera».
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