La Stampa 14 Giugno 2003
Ma la religione non è una bandiera
di Federico Vercellone
NELL’INTERVISTA comparsa ieri sulla Stampa il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini lamenta che nel Preambolo alla bozza di Costituzione europea manchi un espresso accenno alle radici giudaico-cristiane della nostra cultura. Un'affermazione di questa natura non può non lasciar perplessi anche alla luce del contesto nel quale viene formulata. Naturalmente non è in questione qualcosa che nessuno vuole disconoscere e che, tutto sommato, viene dato per implicito: che le radici ebraico-cristiane siano ben presenti nella comune cultura europea. A questo proposito Fini cita Croce: si tratta della notissima affermazione secondo la quale «non possiamo non dirci cristiani». Ciò significa per Croce che molti motivi ereditati dal cristianesimo (la libertà, il valore fondante dell'individualità e della sua responsabile iniziativa) costituiscono valori fondanti la comune convivenza dei popoli. Ma ciò intanto non ha nulla a che fare con l'identità nazionale, per intenderci quella del cattolicesimo italiano (che del resto coinvolge il sud dell'Europa) e la sua affermazione in più vasto ambito come sembra risultare dalle dichiarazioni di Fini. Anzi, l'esatto contrario.
Qui piuttosto è in questione un'identità complessiva dell'Europa, intesa come un'unità culturale ben più ampia di quella politica, che riguarda un'origine comune che nel corso dei secoli è andata dipanandosi in molteplici e differenti alvei anche in forza di lacerazioni, conflitti e sofferenze la cui matrice religiosa ha poi avuto immense ricadute sul piano politico. Quella in questione è dunque un'eredità variegata e conflittuale, che vive in quanto tale grazie al dialogo (un ideale illuministico) e dunque sulla base del riconoscimento delle differenze nelle quali questo lascito si articola. Non si tratta dunque di qualcosa che possa esser fatto proprio e convogliato nell'alveo di una cultura, in questo caso quella di destra e conservatrice per farne in seguito un patrimonio comune in una sorta di implicita contesa con l'eredità dell'Illuminismo, supposto patrimonio della sinistra. In realtà cristianesimo e Illuminismo rappresentano - da molti anche se da non da tutti i punti di vista - i due volti di una comune eredità, come si può ricavare forse anche da quanto si diceva sopra e come hanno autorevolmente ricordato di recente Jürgen Habermas e Jacques Derrida.
Stando così le cose, non sarebbe forse meglio evitare confusioni e non cadere nella tentazione di far propria - nell'intento di renderla patrimonio comune - una bandiera che assolutamente non si presta a esser tale? E ancora un passo in più. Non sarebbe meglio forse fare a meno di ogni preambolo, troppo facile preda di un utilizzo strumentale delle comuni radici culturali?
«SEGNALAZIONI» è il titolo della testata indipendente di Fulvio Iannaco che - registrata già nel 2001 - ha ormai compiuto il diciottesimo anno della propria continua ricerca e resistenza.
Dal 2007 - poi - alla sua caratteristica originaria di libera espressione del proprio ideatore, «Segnalazioni» ha unito la propria adesione alla «Associazione Amore e Psiche» - della quale fu fra i primissimi fondatori - nella prospettiva storica della realizzazione della «Fondazione Massimo Fagioli»