martedì 9 dicembre 2003

Marco Bellocchio
premiato dalla critica sabato sera a Berlino
con l'Oscar Europeo

Inoltre:

www.LoSpettacolo.it [News] - 7 dicembre 2003 (h.10:40)

BUONGIORNO NOTTE VENDUTO IN 12 PAESI
Continua il successo per il film di Marco Bellocchio

citato al Lunedì

Aumentano i paesi stranieri che manifestano il loro interesse nei confronti di Buongiorno, Notte.
Dopo la delusione per la mancata vittoria a Venezia, Marco Bellocchio può ritenersi soddisfatto: il film è stato infatti venduto attraverso la “Celluloid Dreams”, in ben 12 Paesi.
Dopo gli apprezzamenti ricevuti a Toronto, New York, Villerupt, Annecy, "Buongiorno, notte" e' stato venduto in Spagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Russia, Portogallo, Polonia, Francia e Svizzera.
Particolarmente significative le vendite fuori dai confini europei in Israele, Messico e persino in Giappone.

ansa.it
Cinema: Bellocchio tra vincitori Valentino d'oro

07/12/2003 - 19:07


(ANSA) - LECCE, 7 DIC - [...] Marco Bellocchio [...] riceverà a Lecce il premio 'Valentino d'oro'. [...] Realizzato in Puglia nel 1972, il premio "Valentino d'oro" e' giunto alla sua XXIX edizione. Nel 1982 fu trasferito a Los Angeles, dove si e' svolto sino al 1995. Dal 1996 e' ritornato in Europa con edizioni a Berlino, Parigi, Londra, Madrid e Roma.
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La Repubblica 8.12.03
L'OSCAR EUROPEO
Nessun trofeo a Giordana, i critici scelgono "Buongiorno, notte"
Rivincita di Bellocchio "Film non solo italiano"
Wenders: negli ultimi anni le opere europee sono note e vendute in tutto il mondo
di MARIA PIA FUSCO

citato al Lunedì

BERLINO - «Ha vinto un film che parla di riunificazione e di pacificazione, sentimenti che sono alla base dell'Accademia europea». È Wim Wenders, che dell'Accademia è presidente, a tracciare un primo bilancio della 16ma edizione del premio del cinema europeo, al temine di una piacevole serata svoltasi nell'Arena, una sede - voluta da Wenders - decisamente in tema, una gigantesca struttura industriale nel cuore dell´ex Berlino est, un tempo officina e garage per i vagoni della metropolitana, oggi spazio per concerti ed eventi artistici. «Sedici anni fa l'Accademia e il premio nacquero per l'entusiasmo europeistico di quaranta cineasti, guidati da Ingmar Bergman, oggi i membri sono 1600, in rappresentanza di 47 paesi e di 64 lingue diverse, una molteplicità che crea problemi di comunicazione, ma è anche una ricchezza culturale preziosa e insostituibile», dice ancora Wenders e, dopo aver ricordato che «se agli inizi i titoli premiati spesso erano poco conosciuti, i film degli ultimi anni sono noti e venduti nel mondo, anche grazie al lavoro dell'Academy», conclude annunciando l'appuntamento a Barcellona per il 2004.
Con i quattro premi al suo "Good bye, Lenin!", Wolfgang Becker è il trionfatore della serata: «Nessuno di noi si aspettava il successo del film, che abbiamo girato tra mille difficoltà economiche. Secondo me è andato bene perché oltre all'ironia sulla riunificazione, che ha attratto il pubblico tedesco, c'è il rapporto forte tra madre e figlio, un tema universale. Quando il film fu presentato alla Berlinale, Bush preparava la guerra in Iraq con le giustificazioni di molti media internazionali e anche le bugie e le mistificazioni dei media, altro elemento del film, sono un tema universale».
Quattro premi a un film tedesco hanno un sapore decisamente nazionalistico, ma la serata non ha avuto contestazioni né polemiche. Qualche delusione tra gli italiani, si sperava in almeno una delle tre candidature per "La meglio gioventù" - la regia di Giordana, la sceneggiatura di Rulli e Petraglia, l'interpretazione di Luigi Lo Cascio - ma la presenza del nostro cinema è stata di tutto rispetto, con la standing ovation per Carlo Di Palma (premio alla carriera) salutato in video da Woody Allen e il lungo applauso a Marco Bellocchio, per il quale il riconoscimento della critica internazionale è stata una piccola rivincita: «A Venezia molti intellettuali dicevano che "Buongiorno, notte" non avrebbe superato la barriera delle Alpi. Invece è stato venduto in 15 paesi, tra i quali Russia e Giappone, e questo premio significa che il film non racconta una storia che solo gli italiani possono capire», dice il regista.
Per il premio del cinema d'Europa è inevitabile il raffronto con la sontuosità mediatica dell'Oscar. «Una differenza è che qui si beve e si fuma», scherza il produttore inglese Nick Powell, vicepresidente dell'Academy, che aveva aperto la serata raccontando una barzelletta su Berlusconi. «L'avevo preparata per l'edizione dello scorso anno a Roma, ma il discorso del ministro della cultura italiana fu così lungo che fui costretto a tagliare i miei interventi», dice.
I soldi sono uno spunto importante per Claude Chabrol, altro premio alla carriera. Arguto e vitale come sempre, il maestro francese, convinto europeista, ricorda «il tempo degli "europudding", quando con i soldi di diversi paesi mettevano un po' di soldi ciascuno, si scriveva una storia adatta ad attori di varie nazionalità e veniva fuori un pudding che nessuno gustava. Il mio sogno invece è una grande banca europea per finanziare il cinema a prescindere dalla nazionalità dell´autore, libero di girare il suo film».
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