martedì 9 dicembre 2003

religione e Stato: Europa e Islam

www.cafebabel.com 09.12.03
"L’Europa sta confondendo Stato e Chiesa"

Intervista al professor Mahmoud Salem Elsheikh, studioso dell’Islam, che spiega perché è l'Europa, e non l'Islam, ad aver dimenticato l'importanza della separazione tra religione e politica.
(Mahmoud Salem Elsheikh è studioso dell’Islam, docente di Filologia all’Università di Firenze e responsabile di ricerca del C.N.R.)


Professore Elsheikh, che cosa sta succedendo in Europa tra Stato e religione?
E’ evidente una sovrapposizione di poteri. Prendiamo l’Italia. Monsignor Ruini, durante l’omelia nella chiesa di San Paolo per i morti italiani di Nassiriya, si è permesso di parlare in nome del Parlamento del popolo italiano; poco tempo prima il Presidente della Repubblica Ciampi ha indicato nel crocifisso un simbolo della nazione. Ma il crocifisso non dovrebbe rappresentare la Salvezza dell’uomo? Tutto ciò non fa chiarezza. Nel mondo occidentale c’è molta confusione, più che in quello arabo. Del resto basti pensare che il capo della Chiesa anglicana rimane il Re d’Inghilterra, o che in Danimarca i monarchi sono ancora i capi della Chiesa.

E l’Islam?
L’Islam è accusato di sovrapporre i due elementi (stato e religione). Si dimentica però che nella religione musulmana non esiste una chiesa, non esiste una struttura gerarchica tipo quella ecclesiastica che presenti persone rivestite di carattere sacro al cui vertice sta un capo supremo, “il Papa infallibile” con la funzione di moderatore del corpo ecclesiastico ed autorità che decide in ultima istanza. Nell’Islam non ci sono sacramenti, chiunque può attendere alla pratica rituale, basta abbia dimestichezza con il rito. Non ci sono ministri del culto. Durante le cerimonie, ad esempio la preghiera del Venerdì, può presiedere un credente qualsiasi, basta che sappia come si fa. Un clero distinto dal laicato, come nelle chiese cristiane, non esiste.

E come si pone allora la religione musulmana di fronte alla laicità?
Non esiste laicità. Spesso si parla di Islam “laico” da opporre ad un Islam religioso. Ma siccome non c’è un aspetto religioso distinto non c’è neanche opposizione. A cosa si dovrebbe opporre? Quello che erroneamente si definisce “clero islamico” non è altro che l’insieme delle persone incaricate, anche in modo permanente, in funzione puramente amministrativa e di manutenzione delle moschee dove esercitano questa professione come dipendenti dell’ente moschea.

Chi è allora l’Imam di Carmagnola?
Il sedicente Imam di Carmagnola, da poco espulso dal governo italiano (per turbativa dell’ordine pubblico e pericolo per la sicurezza dello stato ndr) con il plauso dell’opposizione, non è che un’invenzione. Dal momento che nell’Islam non esiste clero, non esistono guide, mi pare di ravvisare che dietro la pretesa di qualcuno di autonominarsi “Imam” si nasconde in realtà la volontà, da parte di convertiti all’Islam, di crearsi una struttura analoga alla struttura della religione di provenienza (il cristianesimo). Vogliono cristianizzare l’Islam creando così un “Islam sui generis”, quello che appunto chiamano “Islam italiano”.

Quanto è incisiva la strumentalizzazione di questi episodi da parte dei mass-media?
In questa situazione di incertezza dell’identità europea, sviluppatasi in seguito alla scomparsa del pericolo numero uno, il nemico comunista, l’occidente rispolvera il vecchio nemico, l’Islam. In questo momento di timore per la minaccia islamica, entrano in azione i media a difesa della cristianità, indicata come radice e valore dell’occidente; media che non fanno fatica ad ospitare nei talk-show personaggi inventati, costruiti, tipo Adel Smith (colui che ha chiesto la rimozione del crocifisso da un’aula scolastica ndr) o il sedicente Imam di Carmagnola, pur di mostrare all’opinione pubblica il volto fondamentalista dell’Islam. E questo è un disegno volto a dimostrare l’assurda tesi dell’incompatibilità dell’Islam con la modernità.

Alcuni Stati, come Italia, Spagna e Polonia, vorrebbero inserire il riferimento alle “radici cristiano-giudaiche” nella futura costituzione europea. Cosa ne pensa?
E’ soprattutto l’Italia che le vuole inserire. Comunque bisogna fare una distinzione tra radici e cultura perché le tre religioni monoteiste, piuttosto contese dalla sfera pubblica europea, affondano le proprie radici nel martoriato Medio Oriente, non in Europa. Così come, dal punto di vista culturale, ignora il ruolo della cultura greca nella costruzione europea, cultura greca diffusasi anche attraverso la presenza arabo-islamica in Europa, basti pensare che Aristotele è conosciuto dagli europei grazie agli arabi.

Professore, negli ultimi giorni la Turchia è stata presa d’assalto dai terroristi. Come vede la situazione dell’unico paese “laico” del mondo arabo e soprattutto, crede che la Turchia aderirà un giorno all’Unione Europea?
A me pare che non la vogliano far entrare. Questo perché si rendono completamente conto della situazione anomala della Turchia. Lo hanno detto già a chiare lettere Francia, Germania e Svezia. Non è solo per motivi demografici o economici ma anche per la sua organizzazione dello Stato e della società. Io non sono contrario all’ingresso della Turchia, gli europei lo sono. Si decanta il laicismo della Turchia dimenticando però che questa “democrazia” attraverso l’art.5 della costituzione consegna nelle mani dell’esercito, di una dittatura militare, il proprio destino democratico. In ogni caso non è l’elemento religioso che ostacola l’adesione turca, ci sono difficoltà di altro genere, non basta proibire la pena di morte o impedire alle donne di portare in testa il foulard, non previsto del resto da nessuna regola islamica, per veder “promossa” la Turchia.

Una domanda che credo in molti le vorrebbero porre, ma l’Islam può coincidere con la democrazia?
L’Islam è nato per la democrazia! Bisogna gridarlo ad alta voce. La prima scissione politica del partito di Alì, il genero del Profeta, segna proprio il momento cruciale della democrazia islamica. Alì pretendeva la continuità della famiglia del Profeta, mentre la maggioranza ha preteso ed ottenuto che la nomina del Califfo debba avvenire per libere elezioni. Che poi nei paesi a maggioranza musulmana la pratica della democrazia è sconosciuta non è certo colpa dell’Islam. Quasi la totalità dei paesi a maggioranza islamica, dopo la caduta dell’impero ottomano nel 1924, hanno conosciuto un’occupazione militare delle potenze coloniali durata fino a mezzo secolo fa. Potenze coloniali che continuano, per il loro dominio economico, culturale e militare, ad insediare in questi paesi dittature militari che garantiscono i loro interessi. L’Islam non c’entra nulla. Forse non sarebbe male che l’Europa si facesse un esame di coscienza e si chiedesse cosa ha fatto negli ultimi cinquant’anni oltre ad aprirsi i mercati delle armi e di ogni altro genere di merce, impedendo ogni via di sviluppo e soffocando ogni tentativo di rivendicazione di indipendenza che avrebbe portato ad una vera democrazia nei paesi dell’altra linea del mediterraneo.

Marco Sabatini - Roma - 8.12.2003