martedì 6 gennaio 2004

«storie orrorifiche, tutte scritte da donne»

La Stampa 6.1.04
SPETTRI, OSSESSIONI, VISIONI NOTTURNE, ANIMALI FANTASTICI: UN’ANTOLOGIA DI 48 STORIE ORRORIFICHE, TUTTE SCRITTE DA DONNE
di Carlo Fruttero


UN bel catafalco intensamente nero, con classiche decorazioni d'argento ai quattro angoli. E sotto, invece di una pesante bara, un pesante volume: Il grande libro dei fantasmi a cura di Richard Dalby. Sembra la pubblicità di una ditta di pompe funebri ma io trovo l'idea dell'editore (La Tartaruga) niente affatto lugubre e anzi spiritosa. Si può regalare una confezione del genere per la Befana? Altroché, e io stesso l'ho fatto (a persone adeguate, s'intende).
Ho goduto all'età di quindici anni del raro privilegio di aver paura dei fantasmi, in un contesto
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Possono ancora «far paura» le storie di fantasmi? Dipende dall'età, molto dal silenzio che hai intorno (una sirena d'ambulanza, una moto strepitante sotto le tue finestre sono controindicate) e ovviamente dalla tua disponibilità meglio dire volontà, di farti spaventare. E poi dal valore delle storie, va da sé.
Questa luttuosa antologia ne presenta ben 48, di storie, ma né la copertina né i risvolti precisano che sono tutti scritti da donne, inglesi o americane. Non capisco bene perché la cosa non venga messa in evidenza: forse - si suppone - il pubblico sa già che i libri editi da La Tartaruga sono opera soltanto di donne. Ovvero - si teme - il maschilista conscio o inconscio sarebbe messo in sospetto, irritato, respinto da questo battaglione di scrittrici, come se vi leggesse tra le righe il canto rivendicativo delle operaie fin de siècle «sebben che siamo donne». Ma non pare plausibile, basti pensare che la massima rappresentante del genere orrorifico o «gotico» fu appunto una donna, Anne Radcliffe (1764-1822) che coi suoi Misteri di Udolfo diede l'avvio alla spettrale cavalcata verso Harry Potter, creatura di donna anche lui. E va ricordato che fino a un secolo fa il fantasma era bisex, si diceva anche «la fantasima».
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Non ci sono fortunatamente tesi di nessun genere in questo Grande libro dei fantasmi. Ci sono nomi illustri, Charlotte Brontë nientemeno, e Edith Wharton, Rebecca West, Willa Cather, Ruth Rendell, Elisabeth Bowen, per citarne alcuni, ma non si può dire che le autrici meno note (in Italia) siano da meno, il livello generale della raccolta è alto. C'è anzi il piacere di scoprire un bellissimo racconto scritto da una perfetta sconosciuta. Dalle brevi biografie in appendice si apprende che quasi tutte queste scrittrici sono o sono state molto prolifiche, quasi tutte nel ramo più o meno «rosa». Staccandosi per un momento dal sentimentalismo di mestiere danno qui, parrebbe, il meglio di sé; non più orientata a far rotta sul matrimonio (o divorzio) finale, la loro prosa sempre competente, ora forbita, ora vivace, ora ansiosamente sospesa, ora sfrigolante nel buio come una miccia appena visibile, ci prepara alle apparizioni di rito.
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Corre per tutti i racconti il filo sottile che divide chi «vede» da chi non vede, e naturalmente gli scettici, o piuttosto i «carnali» secondo la classificazione gnostica, sono puntualmente smentiti. [...]